DIGITALE FISCO & WEB

Pagamenti online con la piattaforma pagoPA

Il Sistema dei Pagamenti elettronici pagoPA è l’infrastruttura digitale nazionale con nuovi servizi, opzioni e applicazioni, che permette a cittadini e imprese di effettuare pagamenti online verso Pubbliche amministrazioni e società in controllo pubblico in modo semplice e sicuro, con regole e standard omogenei, come abitualmente si fa con l’e-commerce.

Per le Pubbliche amministrazioni e le società in controllo pubblico è un obbligo aderire a pagoPA e avvalersi dei cosiddetti Psp (Prestatori di Servizi di Pagamento), banche e istituti di pagamento che hanno siglato accordi di servizio con l’Agenzia per l’Italia Digitale: enti e Psp sono quindi collegati e abilitati a operare senza bisogno di apoosite convenzioni.

Il sistema pagoPA permette di scegliere il Psp, gli strumenti e le opzioni di pagamento (addebito in conto corrente, carta di credito, bollettino postale elettronico, in futuro PayPal, Satispay, ecc.) e il canale preferito (on-line banking, Atm, mobile, ecc.): è inoltre prevista la possibilità per il cittadino di memorizzare le preferenze di pagamento, rispettando gli standard di privacy e di sicurezza, puntando sui servizi via smartphone e tablet (notifiche, avvisi di ricevuta). I pagamenti elettronici tramite pagoPA possono essere su iniziativa di chi deve pagare, ad esempio, una cartella o una multa a un ente o su iniziativa dell’ente titolare del credito che agisce per riscuoterlo: ciascun pagamento così eseguito ha un codice disponibile online che permette di ottenere subito la relativa ricevuta.

Per avvalersi di pagoPA – in attesa che venga collegato al Sistema Pubblico di Identità Digitale (Spid) – basta accedere alla sezione dedicata presente nei siti degli enti che hanno aderito e seguire le indicazioni.

Nello scorso mese di febbraio l’Istituto di pagamento di Lottomatica Italia Servizi ha annunciato l’adesione al sistema per i pagamenti elettronici alla Pa, il che ha reso disponibili oltre 60.000 punti vendita sparsi nell’intero territorio nazionale.

A oggi pago PA, attivo dal 2013, risulta ancora poco utilizzato anche perché è maggiormente rivolto verso i processi amministrativi come rendicontazione e riconciliazione e non per il semplice cittadino.

I Comuni di Milano e di Palermo hanno già aderito alla sperimentazione per semplificare le procedure per chi continua a preferire i pagamenti in posta o dal tabaccaio, allineando i propri moduli al formato di pagoPA, con avvisi che riportano tutte le modalità di pagamento possibili. I sette Comuni pilota scelti – Bari, Firenze, Milano, Palermo, Roma, Torino e Venezia – hanno già inserito sulla piattaforma pagamenti importanti per i cittadini come multe, mense scolastiche e Tari, mentre è da segnalare la recente adesione dell’Aci.

L’obiettivo dichiarato è di arrivare a 10 milioni di pagamenti entro la fine dell’anno e 30 milioni nel 2018. Attualmente aderiscono circa 2.000 amministrazioni sugli 8.000 Comuni italiani e risultano effettuate circa 700.000 transazioni.

Attraverso pagoPA è già possibile il versamento online dei contributi volontari per la pensione, che si possono pagare sul sito dell’INPS. Il servizio interessa i lavoratori che, per coprire periodi di interruzione dell’attività lavorativa, scelgono di versare i contributi volontari per perfezionare i requisiti pensionistici. Il servizio è accessibile attraverso il percorso Servizi online > Portale dei pagamenti > menu > Versamenti volontari > Entra nel servizio.

Pagamenti Pa alle imprese, diminuiscono i ritardi

Mentre in Europa aumenta il periodo di pagamento da parte della Pubblica amministrazione, per la prima volta l’Italia risulta in controtendenza registrando un miglioramento record di 36 giorni, passando da 131 a 95 giorni, mentre in Europa il tempo medio di pagamento è aumentato nell’ultimo anno da 36 a 41 giorni in un solo anno, con effetti negativi soprattutto sulle piccole e medie imprese. E’ quanto emerge dall’ultima edizione dell’European Payment Report di Intrum Justitia.

Il rapporto ha visto coinvolte circa 10.500 aziende intervistate in 29 Paesi europei nel corso del primo trimestre del 2017.

L’Amministratore Delegato di Intrum Justitia Italia, Fausto Travisi, ha dichiarato che “Sicuramente la minaccia dell’apertura del procedimento di infrazione da parte della Comunità Europea e l’effettiva applicazione della fatturazione elettronica hanno contribuito a ridurre i tempi di pagamento da parte della nostra Pubblica Amministrazione. Ciò ha portato ad un miglioramento senza precedenti che ci strappa il triste primato di peggiori pagatori in Europa. Tuttavia la nostra PA è ancora in fondo alla classifica, peggio di noi solo la Grecia con un tempo di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione di 103 giorni”.

Lo studio annuale evidenzia che in Europa oltre il 60% delle aziende afferma di essere costretto ad accettare termini di pagamenti più lunghi rispetto ai propri standard: in Italia la percentuale sale al 75%, contro il 70% del 2016. A cascata, poi, le aziende che ricevono pagamenti in ritardo sono costrette a fare lo stesso con i fornitori e mentre in Europa 4 imprese su 10 hanno ammesso di pagare a loro volta in ritardo i propri fornitori, in Italia sono 7 su 10. Ciò fa sì che le aziende chiedono l’introduzione di regole più severe ed efficaci per il rispetto dei termini di pagamento: in Europa 4 imprese su 10 vorrebbero una nuova legislazione, mentre 3 su 10 preferirebbero iniziative volontarie, con l’istituzione di nuovi codici di condotta.

In Europa i ritardi di pagamento sono di ostacolo a occupazione e crescita, se oltre il 25% delle imprese sostiene che i ritardi di pagamento impediscono di assumere nuovo personale e il 19% che i ritardi sono causa di licenziamenti; infine, il 27% dichiara che ritardi e insolvenze rappresentano una minaccia per la loro stessa sopravvivenza. Ritardi e insolvenze che in Italia sono ancora più pesanti rispetto alla media Europea: il 61% delle imprese intervistate ha dichiarato che i pagamenti in ritardo sono fra le cause del licenziamento del personale e il 60% che sono una minaccia alla loro sopravvivenza.

(Fonte: Intrum Justitia Italia)

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