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News dall’Italia

Proroga al 16 ottobre per lo spesometro. Dopo i ripetuti problemi tecnici al sistema informatico dello Spesometro, rilevati e denunciati da professionisti e addetti ai lavori, e dopo la prima proroga al 5 ottobre decisa autonomamente dall’Agenzia delle Entrate in base allo Statuto del Contribuente, il Ministro dell’Economia Padoan ha firmato il decreto che ha ufficializzato la nuova scadenza del 16 ottobre per l’invio della comunicazione IVA al Fisco. E’ sceso in campo anche il Garante della Privacy, che in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio ha prospettato il rischio che la vicenda potesse contribuire a “minare alla base non solo la fiducia dei cittadini e delle imprese nelle nuove opportunità derivanti dal processo di trasformazione digitale dell’amministrazione, ma anche la credibilità stessa del Governo nella sua opera di attuazione dell’Agenda Digitale”. In una nota del Mef si legge che “Viene posticipato al 16 ottobre 2017 il termine per effettuare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate dei dati delle fatture emesse e ricevute relative al primo semestre del 2017”. Il sito dedicato, realizzato da Sogei, aveva evidenziato problemi di tutela dei dati personali nell’accesso, venendo completamento bloccato nel fine settimana del 23-24 settembre.

 

Fattura elettronica IVA, si usa più in Italia che in Europa. Da uno studio di “The Digital Economy and Society Index 2017” risulta che negli ultimi due anni il 30% delle imprese italiane ha usato la fatturazione digitale, più di quanto abbiano fatto i colleghi europei. La città con il maggior numero di fatture emesse è Bolzano, dove oltre 3.000 imprese registrate hanno emesso oltre 48.500 fatture da ottobre 2014: seguono Lecce, con 2.040 aziende, e Roma con 2.033.

 

In Italia i mutui con i tassi tra i più bassi d’Europa. Un’analisi condotta da Facile.it e Mutui.it sui tassi di interesse applicati dalle banche in 14 Paesi in tutto il mondo – Europa, Asia, America e Africa – l’Italia risulta essere il Paese europeo dove i mutui costano meno. I tassi oscillano tra l’1,03% e il 2,08% in base alla banca e al tipo di tasso scelto; quello fisso varia dal 2,01% al 2,08% e quello variabile tra l’1,03 e l’1,1%.

 

Per Banca d’Italia e Corte dei Conti sulle pensioni nessuna retromarcia. La Banca d’Italia ritiene fondamentale che non si torni indietro sulle riforme, in particolare su quella previdenziale: “Le ultime proiezioni sulla spesa pensionistica mettono in evidenza l’importanza di garantire la piena attuazione delle riforme approvate in passato, senza tornare indietro”. In proposito il Vicedirettore dell’istituto ha affermato che “La politica di bilancio si deve muovere lungo un sentiero stretto tra l’esigenza di non soffocare la ripresa congiunturale e l’imperativo di ridurre il debito pubblico”. La Corte dei Conti si allinea alla posizione di Bankitalia nel senso di confermare la riforma Fornero. Il Presidente della Corte dei Conti, Martucci, nel corso di un’audizione alla Commissione Bilancio di Camera e Senato, lancia l’allarme sulla possibilità che un’eventuale retromarcia sugli attuali meccanismi delle pensioni metta a rischio di sostenibilità il settore e la finanza pubblica in generale. Ne deriva l’invito a confermare gli aspetti strutturali della riforma Fornero, “a partire dai meccanismi di adeguamento automatico di alcuni parametri (come i requisiti anagrafici di accesso alla evoluzione della speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione”.

 

Un lavoratore autonomo su quattro è a rischio povertà. Cgia di Mestre: nel 2015 quasi il 26% delle famiglie che vivono con un reddito da lavoro autonomo ha avuto serie difficoltà economiche, ed è riuscita a stento a vivere al di sotto della soglia di rischio povertà calcolata dall’Istat. I dati presentati dall’Ufficio studi della Cgia sottolineano che il rischio è addirittura più alto quando come reddito principale se ne ha uno da lavoro autonomo che quando si ha la pensione (rischio soglia di povertà al 21%); per le famiglie che vivono con uno stipendio da lavoro dipendente il tasso di povertà si attesta al 15,5%. Ciò significa che, alla luce di questi numeri, la crisi ha infierito soprattutto sui titolari di partita IVA, dunque commercianti, piccoli imprenditori, artigiani, soci di cooperative e liberi professionisti. Il reddito delle famiglie con fonte principale da lavoro autonomo ha subito in questi ultimi anni (2008-2014) una “sforbiciata” di oltre 6.500 euro (-15,4%), mentre quello dei dipendenti è rimasto quasi lo stesso (-0,3 per cento). In aumento, invece, il dato medio dei pensionati e di quelle famiglie che hanno potuto avvalersi dei sussidi (di disoccupazione, di invalidità e di istruzione) che sono stati erogati ai nuclei più in difficoltà (+8,7% pari a +1.941 euro). Il ritorno all’aumento del lavoro dipendente, superando addirittura i livelli pre recessione lo certifica anche Confesercenti, i cui dati dicono che dal 2008 a oggi in Italia si sono perduti circa 514.000 posti tra artigiani, commercianti, autonomi e altri professionisti.

Quanti ritardi nei pagamenti delle Pubbliche amministrazioni. Uno studio della Cgia, che ha esaminato la banca dati del Ministero Economia e Finanze sui pagamenti delle Pubbliche amministrazioni, denuncia che “…nel 2016 Equitalia Spa – soppressa il 1° luglio di quest’anno – ha saldato le fatture dei propri fornitori in ritardo rispetto ai tempi fissati dalla normativa”. In proposito Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, evidenzia che “Quando era chiamata a riscuotere non guardava in faccia nessuno, nei confronti dei contribuenti era rigorosa, inflessibile e non ammetteva alcuna giustificazione. Quando, per contro, doveva onorare gli impegni contrattuali sottoscritti, almeno alla luce di quanto è accaduto nel 2016, questa precisione e meticolosità nel rispettare le scadenze sfumava, al punto tale che liquidava i propri fornitori oltre i termini di legge. In altre parole, praticava bene, ma razzolava male”. Nel 2016 Equitalia e Inail hanno saldato i fornitori con 13 giorni di ritardo rispetto a quanto previsto dalla legge, che prevede il pagamento entro 30 giorni dalla data di ricevimento, ma sono stati in buona compagnia: il Ministero degli Interni ha pagato le fatture con 58 giorni di ritardo, per quello della Giustizia sono stati 52, 46 per la Difesa e 38 per lo Sviluppo economico, mentre pagamenti con 29 giorni di ritardo per l’Inps e 14 per la Sogei. Decisamente più rispettosi delle disposizioni il Ministero dell’Ambiente, che ha anticipato il saldo di 7 giorni, cui si aggiungono gli Esteri e l’Economia e delle Finanze, con 4 giorni di anticipo sulla scadenza per entrambi. In base a dati recenti, “in Europa solo la Grecia onora le fatture con un ritardo superiore al nostro”, sottolinea la Cgia, che mette in un luce un altro aspetto: in seguito all’introduzione della fatturazione elettronica, obbligatoria per tutte le Pubbliche amministrazioni dal 31 marzo 2015, escludendo le scuole sono quasi 13.500 le PA con l’obbligo di inserire i pagamenti nella piattaforma dei crediti commerciali (Pcc) gestita dal Mef. I numeri dicono che nel 2016 quasi 7.000 enti, ossia il 51,3% del totale, non l’hanno fatto. Per quanto riguarda il debito accumulato nei confronti delle imprese, l’importo viene stimato periodicamente dalla Banca d’Italia: dalla Relazione annuale presentata lo scorso 31 maggio, alla fine del 2016 dei 64 miliardi di debiti commerciali della PA, ben 34 – poco più del 50%, quindi – sono dovuti a ritardi nei pagamenti.

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