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Con l’inflazione aumentano i tassi d’interesse. Dopo 11 anni di tregua, lo storico rialzo dei tassi di fine luglio, il primo dal 2011 in occasione del quale si era già annunciata la necessità di un ulteriore aumento a settembre, ma resta prioritaria la lotta all’inflazione, anche di fronte al rischio di una

recessione tecnica. I massimi storici raggiunti dall’inflazione non lasciano margini di manovra. I dati Eurostat dicono che il tasso annuale dell’area euro a luglio è stato dell’8,9%: a giugno era all’8,6%, lo scorso anno al 2,2%. L’inflazione annuale è stata del 9,8%, a giugno del 9,6% e un anno fa del 2,5%.  Dopo gli aumenti di 25 punti base a giugno e di 50 punti base a luglio, il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di aumentare di 75 punti base i tre tassi di interesse di riferimento, in attesa che i livelli tornino a garantire un tempestivo ritorno dell’inflazione al 2%, che resta l’obiettivo di medio termine della Banca. Sono le dichiarazioni della Presidente della Bce Christine Lagarde rilasciate nel corso della conferenza stampa dello scorso 8 settembre, in occasione della riunione di politica monetaria. Dal 14 settembre gli interessi sulle operazioni di rifinanziamento principali, su quelle marginali e sui depositi presso la Bce sono, rispettivamente, dell’1,25%, dell’1,50% e dello 0,75%, 2022. Nelle prossime riunioni si prevede un ulteriore incremento dei tassi di interesse per mettere al riparo l’economia Ue dal rischio di un continuo innalzamento delle aspettative di inflazione, che secondo una stima di Eurostat, ad agosto nell’eurozona ha toccato quota 9,1%: le decisioni verranno prese di volta in volta, tenendo conto dell’andamento dell’economia e dell’inflazione. Secondo le proiezioni degli esperti della Banca l’inflazione si attesterebbe all’8,1% nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024. Gli aumenti dei beni energetici e alimentari, con la conseguente riduzione del potere d’acquisto dei redditi delle famiglie, la guerra in Ucraina, lo stop russo alle forniture di gas e le attese per le decisioni sul tetto massimo al prezzo del gas hanno spinto al ribasso le ultime proiezioni sulla crescita economica, che si manterranno tali per l’intero 2023.

Tetto al prezzo del gas, la decisione slitta a ottobre. Viene rinviata a ottobre la decisione di applicare un tetto al prezzo del gas importato dalla Russia, inizialmente prevista per il 9 settembre, nl corso del vertice dei ministri europei dell’energia. Lo slittamento è dovuto a una serie di ragioni: la decisa opposizione di alcuni Paesi – Olanda, Austria, Ungheria ma anche la Germania e altri – il timore che i tempi dell’approvazione possano creare seri problemi alle forniture e le esplicite minacce di Putin, che di recente ha dichiarato che “La Russia smetterà di fornire forniture di petrolio e gas a quei Paesi occidentali che imporranno un tetto al prezzo dell’energia russa”.

Lagarde su attività economica e crisi energetica. Nel secondo trimestre 2022 l’economia dell’area dell’euro è cresciuta dello 0,8%, in seguito all’abolizione delle restrizioni sanitarie con il conseguente aumento dei viaggi e lo sviluppo del turismo, che di fatto ha sostenuto la crescita economica nel terzo trimestre. La Presidente della Bce prevede comunque una frenata dell’economia nel restante periodo dell’anno, che sarà caratterizzato dal seguente scenario: l’inflazione che rallenta la spesa e la produzione, persistono le interruzioni e le incertezze delle forniture di gas e la politica monetaria più restrittiva adottata in molti Paesi indebolisce la domanda globale. Un dato positivo arriva dal mercato del lavoro Ue, che nel secondo trimestre registra 600.000 occupati in più e a luglio il minimo storico del tasso di disoccupazione (6,6%). L’incognita più preoccupante, in un contesto di rallentamento dell’economia mondiale, resta la guerra in Ucraina e il timore di un razionamento delle forniture energetiche.

La Bce aumenta gli acquisti di obbligazioni dei Paesi più fragili. A fine luglio la Banca centrale ha speso circa 19 miliardi in meno per l’acquisto di obbligazioni di Francia, Olanda e Germania, mentre ne ha spesi 17,3 per acquistare quelle di Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Secondo gli esperti si tratta di un prima linea di difesa dai rischi di frammentazione nell’area euro, difesa che è scattata dopo il rialzo improvviso dei rendimenti obbligazionari di giugno.

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