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Multinazionali e trasparenza fiscale. Con una certa flessibilità, ma anche con la previsione di norme dettagliate per prevenire l’elusione fiscale ed evitare abusi, dal Parlamento europeo è arrivato il via libera definitivo alle norme che obbligano le grandi multinazionali a dichiarare pubblicamente

le tasse pagate in ciascun paese membro, a conclusione di un processo legislativo protrattosi per cinque anni. Le multinazionali Ue e extra-Ue e le loro controllate operanti in più di un paese europeo con un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro, dovranno pubblicare l’ammontare delle tasse pagate in ciascuno Stato membro, oltre a rendere disponibili pubblicamente tali informazioni su Internet, secondo un modello comune e in un formato leggibile elettronicamente. L’accordo approvato dai deputati prevede che i dati forniti dalle società dovranno essere separati in voci specifiche, tra le quali la natura delle attività, il numero di dipendenti a tempo pieno, l’importo degli utili o delle perdite al lordo delle imposte, l’importo delle imposte sull’utile accumulate e pagate e degli utili non distribuiti. Inoltre, per prevenire abusi da parte delle imprese, le controllate o succursali che si trovano al di sotto della soglia di reddito dovranno pubblicare le loro informazioni fiscali. In base al testo legislativo, le relazioni sulla trasparenza fiscale si estendono anche ai Paesi inseriti nelle cosiddette liste nere e grigie dell’Unione europea. Nel gennaio 2021 il Parlamento europeo ha recepito delle relazioni attestanti che 6 dei 20 maggiori paradisi fiscali sono paesi Ue, con due Stati membri tra i primi sei della lista; uno studio del Direttore dell’Osservatorio fiscale dell’Unione ha stabilito che circa l’80% degli utili movimentati nell’Ue transita verso i paradisi fiscali dell’Unione. La direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e gli Stati membri avranno 18 mesi di tempo per recepire la legge nelle rispettive legislazioni nazionali, per cui entro la metà del 2024 le società dovranno conformarsi alle prime disposizioni della direttiva.

L’esonero contributivo per donne e giovani. Il Ministro del lavoro, Andrea Orlando, ha anticipato la decisione della Commissione Ue di prolungare fino a giugno 2022 l’autorizzazione per gli esoneri contributivi per i datori di lavoro che assumono donne e giovani, introdotti per il biennio 2021-2022 dalla legge di bilancio 2021 (legge 178/2020) e già autorizzati dalla stessa Commissione   con la decisione C(2021) 6827 final del 16 settembre 2021. A questa prima autorizzazione è seguita la circolare INPS del 12 aprile 2021, n. 56, con le prime indicazioni per la gestione degli adempimenti previdenziali dei datori di lavoro. Gli esoneri in questione riguardano le assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato effettuate nel periodo 1° gennaio 2022–31 dicembre 2022 e sono concessi ai datori di lavoro del settore privato, anche non imprenditori, compresi i datori di lavoro del settore agricolo, con esclusione delle imprese del settore finanziario. I lavoratori non devono aver compiuto 36 anni di età e non devono essere stati occupati a tempo indeterminato con lo stesso o con altro datore di lavoro nel corso dell’intera vita lavorativa. Lo sgravio viene riconosciuto al 100%, con un tetto di 6.000 euro annui, per un limite di 36 mesi o di 48 mesi per le assunzioni effettuate presso una sede o un’unità produttiva situata in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna. Sono esclusi dall’esonero premi e contributi relativi all’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Hanno diritto all’esonero contributivo i datori di lavoro che non hanno effettuato, nei 6 mesi precedenti l’assunzione o nei 9 mesi seguenti, licenziamenti individuali per giustificato motivo o licenziamenti collettivi di lavoratori inquadrati con la stessa qualifica nella stessa unità produttiva. Riguardo allo sgravio contributivo per le assunzioni di donne lavoratrici svantaggiate, previsto sempre dalla legge 178/2020, l’INPS ha emanato la circolare 32/2021, il messaggio 1421 del 6 aprile e il messaggio 3809 del 5 novembre 2021. In questo caso i datori di lavoro, per il biennio 2021-2022, possono fruire di uno sgravio raddoppiato al 100% nel limite massimo di 6.000 euro annui per le assunzioni di donne con almeno 50 anni e disoccupate da oltre 12 mesi, donne di qualsiasi età senza un lavoro regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, residenti Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna e altre zone destinatarie degli aiuti, donne di qualsiasi età prive di impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, che svolgono professioni o attività lavorative in settori economici caratterizzati da un’accentuata disparità occupazionale di genere (individuati con decreto del Ministero del Lavoro e dell’Economia n. 402/2021), donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi, residenti in qualunque Regione.

Nuova grafica per le banconote entro il 2024. La Banca centrale europea ha annunciato una collaborazione con i cittadini europei per attribuire una nuova veste grafica alle banconote in euro entro il 2024. Un gruppo di consultazione appositamente costituito, composto da un esperto per ciascun Paese, raccoglierà le idee dei cittadini dell’Eurozona su possibili temi per le nuove banconote, che saranno presentati al Consiglio direttivo della Bce, che inviterà il pubblico a esprimersi sui temi prescelti. Ci sarà quindi un concorso di progettazione per le nuove banconote, dopo di che la Banca centrale si rivolgerà di nuovo ai cittadini, e la decisione finale spetterà al Consiglio direttivo. La Presidente della Bce, Christine Lagarde, ha dichiarato che “Dopo vent’anni, è il momento di rinnovare l’aspetto delle nostre banconote, affinché i cittadini europei di tutte le età e provenienze vi si possano riconoscere”.

Come cambiano le abitudini di pagamento. Da un recente studio sulle abitudini di pagamento dei consumatori europei, curato dalla Bce, è risultato che nel 2019 il contante si conferma il metodo di pagamento più utilizzato, che è cresciuto nonostante il diffondersi dei pagamenti a distanza nel periodo pandemico. Nel 2018 è stato utilizzato il contante per il 73% delle operazioni presso i punti di vendita e al dettaglio da persona a persona, in calo rispetto al 79% del 2016; nel triennio 2016-2018 l’utilizzo delle carte per i pagamenti al dettaglio in presenza è aumentato del 5%, passando dal 19 al 24%. Nel 2019 circa 4 operazioni con carta su 10 sono state effettuate con tecnologia contactless, per il 49% degli acquisti online si sono utilizzate soprattutto carte e per un’operazione su 4 il pagamento elettronico. Per fatture e bollette, 4 su 10 sono state pagate con addebito diretto e 2 su 10 con bonifico. Gli effetti della pandemia sulle abitudini di pagamento sono stati oggetto di un’indagine specifica del luglio 2020, dalla quale è emerso che 4 intervistati su 10 hanno risposto di aver utilizzato il contante meno spesso.

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