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Bce, a giugno taglio dei tassi di interesse. Dopo la decisione del Consiglio direttivo dello scorso 7 marzo, che ha deciso di mantenere invariati al 4,50%, al 4,75% e al 4%i tre tassi di interesse di riferimento della Bce dopo la stretta del settembre 2023, la conferma arriva dalla Presidente della Banca centrale europea, con una prima (e a lungo attesa) riduzione del costo del denaro, ma sempre con grande attenzione per l’andamento

dell’inflazione (che da gennaio è diminuita ulteriormente). Potrebbe non trattarsi dell’inizio di un percorso spedito, perché non si può escludere del tutto l’applicazione di nuovi aumenti, che oltre che dall’inflazione potrebbero essere innescati da altri tre parametri da tenere sotto stretta sorveglianza: la crescita delle retribuzioni, gli utili delle aziende e la produttività delle imprese. In particolare, rispetto all’andamento dell’inflazione, la Presidente ha ribadito che elementi più attendibili si avranno a giugno: al momento, le stime parlano di un tasso, in media, al 2,3% nel 2024, al 2,% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. Non si registrano apprensioni, invece, riguardo alla crescita del Pil dell’area euro, che è previsto in ripresa nella seconda metà del 2024 e ancora di più nel 2025. Un’altra conferma prospettata dalla Lagarde riguarda la convinzione di una ripresa verso la fine dell’anno in corso.

La Commissione europea approva aiuti di Stato per 750 milioni a sostegno delle Pmi. Nell’ambito del quadro temporaneo di crisi e transizione per misure di aiuto di Stato, adottato il 9 marzo 2023 e modificato il 20 novembre 2023, la Commissione europea ha approvato un regime italiano da 750 milioni di euro a sostegno delle piccole e medie imprese e delle imprese a media capitalizzazione nel contesto della guerra in Ucraina. Gli aiuti assumeranno la forma di garanzie statali a sostegno delle imprese colpite dalla crisi energetica che investono per accelerare la transizione verde e ridurre la dipendenza dai combustibili, in modo da garantire che i beneficiari abbiano accesso a una liquidità finanziaria sufficiente. Un regime analogo, dopo l’approvazione e una proroga, era terminato il 31 dicembre 2023. Nello specifico il nuovo aiuto, che sarà erogabile entro il 30 giugno 2024, non supererà: a) l’importo di 280.000 euro per ogni impresa attiva nella produzione primaria di prodotti agricoli; b) di 335.000 euro per ogni impresa attiva nei settori della pesca e dell’acquacoltura; c) di 2 milioni di euro per ogni impresa attiva in qualunque altro settore. La Commissione ha concluso che, in quanto conforme alle norme dell’Unione in materia di aiuti di Stato, il regime italiano è necessario, adeguato e proporzionato per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro.

Case green, la versione finale della Direttiva. A un anno di distanza dalla proposta negoziale, dopo il confronto con gli altri Stati membri e l’introduzione di importanti modifiche e misure meno rigide, lo scorso 12 marzo il Parlamento europeo ha approvato la versione finale della cosiddetta Direttiva case green (Energy Performance of Buildings Directive, Epbd), che per le prestazioni energetiche del parco immobiliare Ue fissa l’obiettivo di  raggiungere le zero emissioni entro il 2050. Ogni Stato dovrà istituire dei piani di ristrutturazione per la riduzione dei consumi del patrimonio edilizio, da inviare con l’indicazione del percorso da seguire e gli obiettivi: i piani dovranno essere approvati entro il 2026 e aggiornati ogni cinque anni. Dal 2032 gli immobili ristrutturati avranno l’obbligo di installare impianti fotovoltaici e dal 2040 stop all’utilizzo di combustibili fossili per le caldaie (prima fissato al 2035), con incentivi per i sistemi ibridi che combinano caldaie e pompe di calore. Per gli edifici esistenti i Paesi membri dovranno stabilire  regole e progressioni per raggiungere gli obiettivi: agli edifici residenziali si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% al 2030 e del 20-22% entro il 2035. I nuovi edifici residenziali dovranno avere zero emissioni di combustibili fossili a partire dal 1° gennaio 2030 (obbligo dal 2028, invece, per gli edifici pubblici). Saranno esenti da tali prescrizioni soltanto gli immobili sottoposti a vincolo architettonico o storico, quelli religiosi e di culto, militari e gli immobili utilizzati temporaneamente. In Italia, secondo l’ultimo rapporto Enea, oltre il 50% delle abitazioni residenziale è in classe energetica F o G, i due livelli più bassi di prestazione energetica.

Il nuovo accordo sulle condizioni di lavoro su piattaforme digitali. Dopo il blocco dello scorso dicembre, dal Consiglio europeo arriva il semaforo verde all’intesa (provvisoria) sulle tutele per i lavoratori delle piattaforme digitali, che si propone un miglioramento delle condizioni di lavoro e una regolazione dell’uso degli algoritmi da parte delle app come Glovo, Uber, Deliveroo e altre (attualmente, secondo i dati della Commissione Ue, ne esistono oltre 500). Si tratta, in pratica, di tutelare gli oltre 28 milioni di lavoratori, comunemente chiamati rider, che nella maggior parte dei casi seguono le regole dei lavoratori dipendenti, mentre nel frattempo 5,5 milioni di questi vengono erroneamente considerati come lavoratori autonomi. Tra le tutele previste, retribuzione prefissata, regole da rispettare, verifica dei risultati, organizzazione del lavoro con vincoli, limiti al lavoro prezzo terzi: in presenza di almeno due di questi elementi, il rapporto di lavoro è subordinato, anche se gestito tramite piattaforma digitale. Per quanto riguarda gli algoritmi, resta necessario l’intervento umano per stabilire licenziamenti o sospensioni che impediscono di continuare il lavoro. In un comunicato si legge che si tratta del primo atto legislativo europeo di regolamentazione della gestione tramite algoritmi sul posto di lavoro e che fissa degli standard minimi europei. Il testo dell’accordo sarà messo a punto in tutte le lingue ufficiali e adottato formalmente dal Consiglio e Parlamento europei, dopo di che, ultimate le fasi formali dell’adozione, i Paesi membri avranno due anni per recepire le nuove disposizioni nella propria normativa nazionale.

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