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Adeguamento alla normativa europea per sequestri e confische. Un comunicato stampa del Consiglio dei Ministri dello scorso 4 agosto informa che sono stati approvati, in esame preliminare, due decreti legislativi relativi all’attuazione di norme europee in materia di cooperazione giudiziaria. Si tratta dell’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento Ue 2018/1805, del Parlamento europeo relativo al riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento (sequestro)

e di confisca. In base a tale regolamento i provvedimenti di sequestro o di confisca nel territorio europeo, emessi in un Paese membro devono essere riconosciuti ed eseguiti negli altri Paesi membri, le autorità dei quali li ricevono tramite un “certificato”, senza ulteriori formalità. Il relativo riconoscimento e l’esecuzione sono soggetti alla condizione che i fatti all’origine del sequestro o della confisca siano previsti come reato dalla legge italiana, indipendentemente dagli elementi costitutivi o dalla qualifica ad essi attribuita nell’ordinamento giuridico del Paese che li ha emessi. La verifica di tale condizione è esclusa per i reati tributari, doganali e valutari, poiché il diritto dello Stato di esecuzione non applica lo stesso tipo di tasse o di imposte.

Il regolamento si applica a tutti i tipi di provvedimenti di sequestro e confisca emessi nell’ambito di procedimenti penali e “in materia penale”, tra quali in Italia si trovano procedimenti di prevenzione. Il secondo decreto sancisce l’adeguamento al regolamento Ue 2018/1727 del Consiglio, che istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust). A seguito delle novità attinenti allo status e ai poteri giudiziari di Eurojust, il decreto prevede che l’incarico del membro nazionale, come quello di aggiunto o di assistente del membro nazionale, sia affidato a magistrati in ruolo e, pertanto, della relativa nomina non può più occuparsi il Ministro della giustizia, ma il Consiglio superiore della magistratura. Potranno essere incaricati magistrati con almeno 20 anni di anzianità di servizio, anche se collocati fuori dal ruolo organico della magistratura o in aspettativa.

Rafforzare il bilancio comunitario per la sicurezza economica. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha di recente presentato una proposta per una nuova strategia di sicurezza economica europea, da attuare anche attraverso il rafforzamento del bilancio comunitario. L’integrazione globale, le economie cosiddette “aperte”, la natura mutevole dei rischi e nuove contestazioni hanno fatto diventare la sicurezza economica una priorità per l’Unione europea. Per affrontare e gestire questi rischi, ha dichiarato la Presidente, diventa essenziale rafforzare il bilancio europeo e alcune misure sono già in corso d’opera, come la transazione digitale, l’investimento nella ricerca (attraverso Horizon Europe) e il miglioramento delle competenze della forza lavoro. La Von der Leyen ha affermato che l’Europa deve garantire che il capitale delle società europee, le conoscenze, le competenze e la loro ricerca non siano oggetto di abusi e intromissioni. Tra le operazioni programmate il rafforzamento dei partenariati dell’Unione in materia di sicurezza economica, della cooperazione nella ricerca, delle relazioni commerciali e delle catene di approvvigionamento. La proposta della Commissione europea si focalizza su tre aspetti basilari: migrazione e sfide esterne, Ucraina e salvaguardia della competitività europea. In particolare, riguardo alla migrazione occorre trovare risposte urgenti e rapide e ci si propone di fornire un sostegno finanziario per fortificare la gestione delle frontiere esterne mirando a favorire lo sviluppo economico e la stabilizzazione dei Paesi vicini, mentre per l’Ucraina la Commissione ha proposto una riserva finanziaria quadriennale di 50 miliardi di euro, anche per stimolare altri donatori a farsi avanti.

E-commerce e frodi IVA, approvato il decreto attuativo. Con l’approvazione preliminare del Consiglio dei Ministri nello scorso mese di luglio, il decreto legislativo attuativo della direttiva UE 2020/284 introduce nella nostra legislazione i primi obblighi imposti dall’Unione europea per impedire le frodi IVA e i comportamenti fraudolenti nell’e-commerce, che vedono il coinvolgimento diretto dei prestatori dei servizi di pagamento (Psp). Nel comunicato stampa del Governo si legge che la strategia si muove su due fondamenti: l’obbligo per i prestatori dei servizi di pagamento di conservare i dati che interessano i beneficiari dei pagamenti delle transazioni tra Paesi Ue o tra questi e Paesi terzi (acquisti transfrontalieri); l’impegno, sempre per i Psp, di trasmettere le informazioni a disposizione all’Agenzia delle Entrate. L’agenzia provvederà a condividere i dati nel sistema elettronico centrale di informazioni sui pagamenti (Cesop), che sarà attivo dal 1° gennaio 2024, creando in tal modo le condizioni che permetteranno di effettuare gli incroci necessari in ambito europeo per contrastare le frodi IVA negli acquisti transfrontalieri. Obiettivi delle novità che riguardano l’e-commerce sono puntare sulla condivisione dei dati sui pagamenti transfrontalieri con carta di credito o debito e il monitoraggio dei pagamenti tracciati. Considerando che il numero delle operazioni serve a individuare l’eventuale svolgimento di attività economiche online, saranno oggetto del monitoraggio coloro che ricevono oltre 25 pagamenti transfrontalieri per ciascun trimestre. L’importanza della condivisione dei dati risulta evidente se si pensa che praticamente tutti quelli relativi ai pagamenti con carta di credito o debito raccolti nei paesi dell’Unione europea dalle Amministrazioni finanziarie verranno archiviati in un unico database, elaborati e sottoposti a controlli incrociati.

Proposte di legge della Commissione per l’euro digitale. Due proposte legislative per regolamentare l’euro digitale, rispetto alla eventuale emissione del quale deciderà in ogni caso la Banca centrale europea: una, sul corso legale del contante, per garantirne la completa accettazione come mezzo di pagamento per cittadini e imprese nella zona euro; l’altra delinea il quadro giuridico per un possibile euro digitale, a integrazione di banconote e monete. Il nuovo formato per la moneta unica non sarà criptovaluta, ma una versione alternativa dell’attuale euro, che si differenzieranno soltanto per il formato, dunque le proposte legislative mirano a garantire l’accettazione e l’accesso di entrambi. Dovrà essere comunque assicurata la facoltà di scegliere il metodo di pagamento, fornendo un’alternativa ulteriore rispetto alle opzioni attuali e sarà comunque garantita la protezione dei dati per chi usa la moneta digitale offline e online. Tutti gli esercenti dell’eurozona saranno tenuti ad accettare l’euro digitale, esclusi i piccolissimi esercenti, per evitare di costringerli a sostenere costi eccessivi.

Eurozona, caduta record della richiesta di finanziamenti dalle imprese. Secondo recenti dati della Banca centrale europea, la richiesta di prestiti da parte delle imprese ha toccato il punto più basso degli ultimi 20 anni, con un –15% solo nell’ultimo trimestre. Tra i motivi principali di questo crollo, senza dubbio il continuo rialzo dei tassi di interesse stabilito dalla Bce, ma un ruolo significativo lo hanno svolto anche le misure varate a causa della pandemia da Covid-19 e l’incertezza delle condizioni economiche. I recenti e ripetuti aumenti dei tassi sono seguiti ai livelli estremamente bassi applicati durante la pandemia per facilitare la concessione di finanziamenti per incentivare la spesa delle imprese. A ciò si è aggiunta l’incertezza economica a seguito della situazione mondiale con la guerra in Ucraina, le relative difficoltà commerciali, le restrizioni bancarie e l’inflazione, che certo non spingono le imprese a chiedere prestiti aggiuntivi.

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