LAVORO

Eurozona, cresce l’occupazione: l’Italia oltre la media

La situazione del mercato del lavoro in Europa preoccupa i vertici europei, anche perché i numeri dicono che la ripresa è molto lenta. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha ricordato al Parlamento di Strasburgo che la crisi non è finita, mentre Eurostat ha certificato quanto sia lenta la ripresa dell’occupazione europea.

Parlando al Parlamento europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo sul rafforzamento dell’Unione economica e monetaria, Juncker ha detto che nell’area euro e in Europa “la disoccupazione è alta, la ripresa è ancora debole e la crisi economica non è finita, anche se alleviata dalla politica monetaria della Bce”: l’apertura del discorso, vista l’aula semideserta, ha avuto un tono sarcastico: “L’interesse del Parlamento è dimostrato da questa massiccia partecipazione”. Ha poi sottolineato che “abbiamo una piccola finestra di opportunità per intervenire con riforme e investimenti” e invitato a fare passi avanti nel completamento dell’Unione bancaria e nel rafforzamento dell’Unione del mercato dei capitali.

 

I numeri

Nel terzo trimestre 2015 è aumentata nei 19 Paesi dell’Eurozona dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, mentre il progresso registrato nell’Ue allargata è pari allo 0,4%: il secondo trimestre si era chiuso con una crescita invertita, cioè dello 0,4% nell’Eurozona e dello 0,3% nell’Unione a 28 Paesi. In entrambi i casi il numero di occupati è aumentato rispetto allo stesso trimestre del 2014 dell’1,1%. Nel secondo trimestre il balzo annuo era stato in linea, +1% (229,8 milioni di persone, di cui 151,5 nei Paesi con la moneta unica).

Su base annua l’incremento è dell’1,1% in entrambe le aree.

Tra gli Stati membri Eurostat registra i maggiori progressi dell’occupazione trimestrale in Estonia (+2,1%), Ungheria (+0,8%), Irlanda, Spagna, Lussemburgo e Regno Unito (+0,6%), mentre in calo risultano Croazia (-0,6%), Portogallo (-0,5%) e Malta (-0,3%).

Le tabelle Eurostat individuano anche i settori più dinamici: la variazione congiunturale mostra i risultati migliori – nell’ambito dell’Eurozona – per commercio e trasporti, informazione e comunicazione, attività immobiliari, servizi e settore pubblico.

In Italia l’occupazione è cresciuta di più della media dei 19 Paesi negli ultimi tre mesi ma meno sull’anno, registrando rispettivamente +0,4% e +0,9%. I dati europei dell’ultimo trimestre 2015 dicono, infatti, che il Belpaese si piazza nel gruppo dei migliori dell’Eurozona secondo i dati della variazione congiunturale (cioè del terzo trimestre sul secondo), grazie a una dinamica positiva dello 0,4%: il raffronto su base annua registra un +0,9%.

Anche l’Istat, per lo stesso periodo, aveva diramato dati contrastanti sull’Italia: il calo del tasso di disoccupazione del terzo trimestre all’11,7%, segnali di speranza per i giovani e il Mezzogiorno ma ancora un indebolimento della ripresa negli ultimi mesi.

 

universita-studenti-488x255Nel mercato del lavoro studiare paga ancora

Il rapporto dell’Istat evidenzia che nel terzo trimestre 2015 il tasso di disoccupazione scende all’11,7%, in calo dello 0,6% nel confronto con il trimestre precedente. I protagonisti del nuovo andamento del mercato del lavoro sono i giovani: dopo la forte discesa dell’occupazione giovanile in tutti gli anni della crisi, il numero di occupati di età fra i 15 e i 34 anni torna a crescere (56.000, +1,1%), insieme all’aumento del tasso di occupazione (dal 39,5% al 40,2%).

Nei dati i giovani sono oltre la metà dei nuovi ingressi nell’occupazione, ossia degli occupati senza lavoro un anno prima, con una tendenza crescente (dal 54,4% tra il terzo trimestre 2013 e il terzo 2014 al 56,1% dell’analogo periodo 2014 e 2015).

Studiare continua a essere un vantaggio nel mercato del lavoro: il tasso di occupazione sale di più fra i laureati, attestandosi al 75,7% (+0,8% sul terzo trimestre 2014) rispetto al 63,2% di quello dei diplomati e al 43,5% del tasso riferito a chi ha la licenza media (+0,7 e +0,5%, rispettivamente).

Gli occupati di età fra i 35 e i 49 anni continuano invece a diminuire in valore assoluto, anche se il rispettivo tasso aumenta dello 0,5%.

Prosegue la crescita più netta delle altre classi di età dell’occupazione e del tasso per gli over 50, dovuta, tra l’altro, alle minori uscite dal mercato del lavoro per pensionamento a seguito dei cambiamenti della normativa previdenziale: gli ultra cinquantenni, tuttavia, sono gli unici per i quali continua ad aumentare anche la disoccupazione, sia in valore assoluto sia nel tasso. La riduzione del tasso di disoccupazione è invece diffusa rispetto ai diversi livelli di istruzione, mentre il tasso di inattività cresce solo tra quanti possiedono fino alla licenza media.

Nel terzo trimestre 2015 prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (+1,1%, 247.000 in un anno), che porta il tasso di occupazione delle persone tra i 15 e i 64 anni al 56,7% (+0,8%).

Secondo trimestre consecutivo con riduzione dei divari territoriali: oltre la metà della crescita dell’occupazione è concentrata nel Mezzogiorno (+136.000 in un anno), che presenta anche il maggiore aumento del tasso di occupazione 15-64 anni e la riduzione più consistente del tasso di disoccupazione (-2% in confronto a -1,4 del Centro e -0,6 del Nord).

Nel complesso, informa l’Istituto di statistica, l’incremento è concentrato tra i dipendenti (in crescita da sei trimestri) soprattutto a termine (+182.000 in un anno) il cui aumento, diffuso per genere e classe di età, riguarda chi ha un contratto di durata fino a sei mesi.

La crescita tendenziale del lavoro a tempo indeterminato (+59.000) è dovuta soltanto agli uomini e agli ultra cinquantenni. Continua l’aumento del numero degli occupati a tempo pieno, che negli ultimi anni aveva subito un calo praticamente continuo, ma l’aumento si conferma maggiore per i lavoratori part time, che crescono dal 2010 ma quasi esclusivamente nella componente involontaria, che attualmente rappresenta il 64,0% dei lavoratori a tempo parziale e l’11,9% del totale degli occupati.

Considerando le transizioni nel tempo delle persone nel mercato del lavoro, aumenta l’ingresso di quanti non avevano un lavoro un anno prima (dall’8,8 al 9,4% nel confronto tra il terzo trimestre 2013 e il terzo trimestre 2014 con l’analogo periodo tra il 2014 e il 2015). Tra i dipendenti a tempo determinato l’anno precedente sale in modo significativo la permanenza nell’occupazione (dal 78,1% all’81,6%), dovuta sia a quanti continuano a svolgere un lavoro a termine sia a quanti passano da una situazione di dipendente a termine a quella a tempo indeterminato (+2,5 e +0,8%, rispettivamente).

 

dati-occupazione-femminile-2012-default-124947-0Disoccupazione, l’eterno gap tra Nord e Sud

Purtroppo, maglia nera alla Sicilia, che risulta essere la regione europea con il più basso tasso di occupazione (42,4%) dei cittadini tra i 20 e i 64 anni di età, mentre la Puglia ha il gap più grande in Ue tra il tasso di occupazione maschile e femminile (quasi 30 punti): le regioni del Sud Italia – secondo l’Eurostat Regional Yearbook – non solo sono ancora indietro, ma vedono aumentare il divario con il resto del Paese. Una differenza di oltre trenta punti separa l’isola da Bolzano, l’area con il più elevato tasso di occupati (76,1%), su cui incide anche l’alto tasso tra le donne (il 69,4%). In Europa, sottolinea Eurostat, su 270 regioni soltanto sei hanno il tasso di occupazione complessivo tra i 20 e i 64 anni al di sotto del 50% e di queste, quattro sono in Italia: Puglia (45,7%), Campania (42,7%), Calabria (42,6%) e Sicilia, una è in Spagna (Ceuta) e una in Grecia (Dytiki Ellada). Sul dato influisce anche la bassissima occupazione femminile, con appena il 29,6% delle donne che lavorano tra i 20 e i 64 anni in Sicilia (29,9% in Campania).

Il raffronto con gli altri Paesi del Vecchio continente risulta impietoso: l’occupazione delle donne nella stessa fascia di età tocca il 75% in Olanda, in molte regioni della Germania, nei Paesi nordici e in Gran Bretagna.

In Italia anche il più ampio divario regionale per la disoccupazione giovanile (15-24 anni): in Calabria è il 59,7% della forza lavoro, rispetto al 12,4% di Bolzano.

Nel 2014 in Europa la percentuale dei giovani tra i 18 e i 24 anni non occupati nè in un percorso di formazione o educazione (Neet) era al 16,3%, in calo rispetto al picco del 17,1% del 2012; il livello più alto di Neet nella Ue si registra in Italia con il 29% (tra il 21% e il 27% in Romania, Spagna, Bulgaria, Cipro e Grecia), ma con punte che superano il 40% in Calabria e Sicilia.

Il report Eurostat si chiude segnalando che nel nostro Meridione è molto alto anche il tasso di disoccupazione di lunga durata, di quelli che restano senza lavoro per oltre 12 mesi: in questo settore il primato tra le regioni europee è della Guadalupa (territorio d’oltre mare francese, con il 79,5%), ma in quattro regioni italiane supera il 65%.

 

L’Italia chiede che “Garanzia giovani” diventi strutturale

Sebbene in Italia si torni a parlare in termini di crescita e ottimismo, dunque, la disoccupazione scende ai minimi da 3 anni ma aumenta tra i giovani (39,8%).

Per questa ragione l’Italia chiede che “Garanzia giovani”, l’iniziativa Ue per sostenere l’occupazione giovanile, non venga solo estesa anche nel 2016, ma diventi una misura strutturale. In proposito il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha affermato che “abbiamo ribadito la richiesta di confermare e stabilizzare il programma Garanzia giovani. Noi stiamo ottenendo risultati positivi e importanti e arriveremo a chiudere l’anno con quasi un milione di giovani che si sono registrati a questo programma. Pensiamo che sia l’infrastruttura che vogliamo utilizzare in futuro per le politiche attive nel nostro Paese”. Il Ministro ha poi sottolineato che “sarebbe molto importante che ci fosse continuità fra un programma che è stato sviluppato e che ha ancora davanti tempo per essere realizzato, ma che vorremmo che entrasse nelle politiche della rideterminazione del bilancio, perché oltre all’Italia altri Paesi, fra cui Francia, Austria e Lussemburgo, sostengono questa posizione e ci auguriamo che venga presa in seria considerazione”.

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