Area euro, Pil avanti adagio
Secondo le stime dell’Eurostat, i risultati confermano le previsioni: il Pil dell’area euro è cresciuto dello 0,3% nel terzo trimestre rispetto al periodo precedente, l’espansione delle attività economiche su base annua è stata del +1,6%. A ottobre esportazioni -0,5% e importazioni in calo dell’1,6%, rispetto al mese precedente. Pur restando l’insoddisfazione per l’indice Pmi del settore dei servizi, ma l’area euro ha ripreso slancio nel mese di ottobre. L’indice del terziario si è attestato a 52,8 punti contro i 53,5 della stima preliminare, ma nel complesso l’indice che tiene conto anche del manifatturiero è migliorato: ciò significa, secondo gli analisti, che l’economia non versa in cattive condizioni. L’indice Pmi composito, infatti, a ottobre ha toccato quota 53,3 punti dai 52,6 di settembre, il secondo tasso di espansione più alto del 2016.
Considerato che un livello oltre i 50 punti indica un’attività in espansione, i risultati dei singoli Paesi dell’area euro sono i seguenti: Germania: 55,1 – Spagna: 54,4 – Irlanda: 54 – Francia: 51,6 Italia 51,1. In Italia la crescita del Pmi dei servizi è stata bassa – +0,3 punti rispetto a settembre – e inferiore alle previsioni, che in media arrivavano a 51,5 punti. Nel quarto trimestre la nostra economia è partita in maniera poco convincente, anche se nel settore dei servizi l’attività ha segnato una crescita minima a ottobre, ma rimane debole e affiancata a un rallentamento della produzione manifatturiera.
Draghi: “Ripresa moderata ma stabile”
Nel presentare il rapporto annuale all’Europarlamento, il Presidente della Bce Mario Draghi ha spiegato che “La ripresa dell’Eurozona continua a procedere a un ritmo moderato ma stabile, dimostrando una notevole resistenza agli sviluppi avversi e alle incertezze che derivano dall’ambiente globale”, aggiungendo che “la disoccupazione nell’eurozona sta stabilmente diminuendo e che dall’inizio dell’anno l’inflazione nominale ha gradualmente ripreso spostandosi dal tasso negativo di -0,2 di febbraio allo 0,5 di ottobre”.
Pil Italia nel terzo trimestre
Le stime preliminari dell’Istat dicono che la crescita del Pil su base congiunturale “è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nei comparti dell’industria e dei servizi e di una diminuzione nell’agricoltura”. Nel terzo trimestre la crescita del Pil è stata dello 0,3% rispetto al periodo precedente e l’attività è aumentata dello 0,9% rispetto al 2015. Per quanto riguarda la domanda, un ottimo apporto è giunto dalla componente nazionale, controbilanciata in parte da un contributo negativo della componente estera. Preso atto di un “andamento decisamente positivo della domanda interna“ – non accade di frequente – se tutto resta invariato fino alla fine dell’anno, la crescita annuale sarà dello 0,8%.
Ocse e disoccupazione: stabile in Europa, cresce in Italia
Il tasso di disoccupazione nell’area Ocse è al 6,3%, lo stesso livello dello scorso mese di maggio. Nell’eurozona il tasso a settembre era del 10%: i cali più importanti in Francia (-0,3 rispetto ad agosto), Irlanda (-0,3) e in Belgio (-0,2). Il maggiore aumento è stato in Italia con +0,2 e la disoccupazione all’11,7%, che è salita dello 0,1 negli Stati Uniti (al 5%) e in Messico (al 3.9%); la disoccupazione cala in Giappone (-0,1 e si fissa al 3%), mentre resta stabile in Canada (al 7%).
A settembre scende il tasso di disoccupazione giovanile (-0,1, al 12,7%) e aumenta in Austria (+0,3, all’11,7%) e Lussemburgo (+0,4, al 17,4%).
Da gennaio 2013 le diminuzioni maggiori si sono avute in Grecia, Irlanda, Portogallo, Repubblica Slovacca e Spagna. L’Ocse evidenzia però che, nonostante il calo, più di un giovane su tre era senza lavoro in Italia (37,1% dal 38,3% di agosto), Spagna (42,6%) e Grecia (42,7%), mentre in Germania la disoccupazione giovanile a settembre era al 6,8% (-0,1) e in Francia al 23,9% (-0,8).
Grande crescita negli Usa
Il Pil degli Stati Uniti è cresciuto del 2,9% nello scorso trimestre, al di là delle previsioni che erano del 2,6%, centrando l’aumento trimestrale più elevato dalla metà del 2014: spese al consumo +2,1%, investimenti del settore privato +1,2%, esportazioni +10%. In discesa, invece, gli investimenti nel mercato immobiliare (-6,2%) e gli investimenti delle società.
Tassa d’ingresso in Europa
Circolazione delle persone nell’area Schengen ancora libera, ma ingresso a pagamento, anche per far fronte ai costi della lotta al terrorismo in termini di severi e continui controlli alle frontiere. Per ragioni di sicurezza, ma anche per introitare risorse, dal 2020 dovranno pagare una tassa doganale tutti i cittadini che vorranno entrare nell’area Schengen, composta dagli Stati membri dell’Unione e da Svizzera, Islanda, Norvegia e Lichtenstein (da definire lo stato della Gran Bretagna dopo la Brexit). Gli adulti extra Schengen attraverseranno i confini pagando 5 euro alle autorità doganali. Nelle intenzioni delle autorità europee non si rinuncia alla libera circolazione delle persone sancita dal Trattato di Schengen e viene schedato chi viene da fuori, anche se qualcuno fa notare che ciò non mette al riparo da attentati come quelli di Bruxelles o Parigi, compiuti da terroristi quasi tutti in possesso della cittadinanza europea.
La procedura prevede una registrazione da fare tre giorni prima del viaggio (i controlli richiedono fino a 72 ore) e poi il versamento di una specie di “tassa d’iscrizione” a Etias, il sistema di autorizzazione Ue al viaggio; l’autorizzazione, una volta ricevuta, sarà valida per cinque anni e servirà anche ad allestire un archivio storico di chi entra ed esce dall’area Schengen non facendone parte.