ECONOMIA LAVORO

Produzione industriale in ripresa, scende il debito pubblico

La previsione contenuta nell’Eurozone Economic Outlook, elaborato congiuntamente da Istat, Ifo e Insee, descrive la produzione industriale in moderato recupero a fine anno nella Ue, come attesta il +0,3% nel quarto trimestre. L’attività economica, dopo l’andamento altalenante degli ultimi mesi dovuto al rallentamento di investimenti e consumi privati e anche alla crescente incertezza politica a seguito degli attacchi terroristici in Francia e Germania e alla Brexit, e dopo il calo dello 0,3% nel secondo trimestre, è stimata in graduale ripresa nel quarto trimestre 2016 e nel primo trimestre del 2017 – rispettivamente, +0,3% e +0,5% – con l’attesa ripresa degli investimenti e “spinta dal recupero della domanda estera e dalla stabilizzazione della crescita dei consumi privati, influenzati dal graduale miglioramento della situazione del mercato del lavoro e dalla crescita del reddito disponibile”. Secondo lo studio congiunto, nella seconda metà del 2016, ci sarà un balzo degli investimenti e un recupero dell’inflazione, che dopo la caduta tendenziale nel secondo trimestre 2016 (-0,1%), dovrebbe tornare positiva (+0,3%) nel terzo trimestre e accelerare nel quarto (+0,7%). Nella prima parte del 2017 l’inflazione si attesterebbe all’1,3%, con il recupero che sarebbe determinato prevalentemente dalla fine della caduta dei prezzi dell’energia.

 

L’impennata estiva

Secondo i dati Istat, in agosto per la produzione industriale c’è stata una crescita dell’1,7% sul mese precedente e addirittura del 4,1% sul 2015, che costituisce il miglior raffronto tendenziale (la variazione su anno) da cinque anni a questa parte, cioè da agosto 2011.

Per gli economisti, comunque, questi dati non devono innescare a facili entusiasmi, visto che questa crescita, informa l’Istat, deriva “da variazioni realizzate in un mese tipicamente caratterizzato da livelli di produzione molto bassi” e porta a un incremento dello 0,4% nel trimestre giugno-agosto 2016 rispetto al precedente, mentre nei primi otto mesi l’aumento è dell’1% rispetto al 2015.

In realtà, un’analisi dettagliata dei numeri mostra una situazione ancora disparata. Ad agosto la maggiore crescita tendenziale si è avuta nei settori della fabbricazione di mezzi di trasporto (+19,2%), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+13,6%) e della fabbricazione di macchinari (+11,7%). Nello specifico, c’è stato il progresso della produzione di auto, con un aumento del 41,9% sul 2015 e la produzione di autoveicoli che nei primi otto mesi dell’anno è salita del 9,5%. Le riduzioni maggiori si sono avute nei comparti dell’attività estrattiva (-17,7%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-5,3%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-5%).

Altre analisi Istat segnalano, però, la debolezza della domanda interna e il calo dei nuovi ordini, che si rivela con la diminuzione della produzione di beni di consumo durevoli e non. Per avere un’idea più precisa dell’evoluzione dell’attività economica, tuttavia, sarà bene aspettare i dati sulla produzione industriale autunnale.

L’Unione nazionale consumatori, pur considerando quelli pubblicati come “ottimi dati”, dichiara che “i beni di consumo sono ancora in calo su base annua dell’1,3% nei dati corretti per gli effetti di calendario. Se poi confrontiamo i dati di oggi con quelli pre-crisi, allora la strada da percorrere è ancora lunghissima. Rispetto ad agosto 2007, la produzione industriale registra una caduta dell’11,7%”. In particolare, tra i mesi di agosto 2007 e 2016, i beni durevoli “registrano un crollo record del 40,3%. Un dato che la dice lunga sul fatto che durante la crisi le famiglie sono state costrette a rinunciare agli acquisti dei beni più costosi. Ora, rispetto ad agosto 2015, si registra per questa voce un rialzo dello 0,6%. Una novità positiva, ma certo la risalita sarà lunga e faticosa”.

industria

 

I dati precedenti

Ci sembra utile, anche per avere un quadro complessivo, riepilogare brevemente i dati pubblicati dall’Eurozone economic outlook di Ifo (l’Istituto di studi e previsione economica tedesco), Insee (l’Istituto francese) e Istat a gennaio e aprile.

A inizio anno, nonostante la ripresa dell’Eurozona continuava ma a un ritmo moderato, si affermava che non erano da escludersi “rischi al ribasso legati principalmente alle tensioni geopolitiche”. Dopo la ripresa registrata tra fine 2014 e inizio 2015, la produzione industriale di Eurolandia aveva perso vigore nell’estate del 2015, ampliando l’incertezza tra gli operatori economici, anche se i recenti miglioramenti delle indagini sulle imprese suggerivano un’accelerazione della produzione industriale nel primo e secondo trimestre 2016: la domanda estera era attesa in crescita, trainata dall’espansione economica degli Usa. Nonostante l’espansione dei consumi privati (+0,4%) e pubblici (+0,6%), non si era riusciti a compensare il rallentamento dell’attività economica, causato dalla frenata degli investimenti e delle esportazioni. Le previsioni parlavano di un incremento delle esportazioni nell’area euro, collegato alla ripresa del commercio mondiale, e di una decisa crescita delle importazioni, legate al consolidamento della domanda interna.

Dallo studio pubblicato in aprile emergeva l’attesa di una espansione a un ritmo moderato, pari allo 0,4% in ciascuno dei primi tre trimestri del 2016, del prodotto interno lordo dell’Eurozona, con la domanda interna che avrebbe sostenuto la crescita. La previsione sosteneva che l’aumento del potere d’acquisto delle famiglie, stimolato dal calo dei prezzi del petrolio, avrebbe sostenuto i consumi privati, mentre il considerevole afflusso di profughi, soprattutto in Germania, avrebbe alimentato i consumi pubblici e i trasferimenti.

 

Bankitalia, diminuisce il debito pubblico

Nel mese di ottobre viene registrato il primo calo da dicembre 2015, mentre le entrate tributarie segnato un +4,4% da febbraio. Nel Supplemento al Bollettino Statistico “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, la Banca d’Italia rende noto che in agosto il debito pubblico italiano è sceso di 30,9 miliardi rispetto ai livelli record del mese precedente, attestandosi a 2.224,7 miliardi.

La riduzione, si legge nel Bollettino, è attribuibile alla diminuzione di 36,4 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (64,6 miliardi alla fine di agosto; 73,7 alla fine dello stesso mese del 2015), che ha più che bilanciato il fabbisogno mensile (5,4 miliardi).

Alla riduzione del dato complessivo di agosto ha contribuito soprattutto l’assottigliamento del debito delle Amministrazioni centrali (30,5 miliardi); il debito delle Amministrazioni locali si è ridotto di 0,4 miliardi mentre quello degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente inalterato.

Buone notizie anche dalle entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato, pari a 34 miliardi in agosto, con un + 0,3 miliardi rispetto allo stesso mese del 2015. Nei primi otto mesi del 2016 sono state complessivamente pari a 270,1 miliardi, in aumento del 4,4% a quelle dello stesso periodo del 2015.

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