EUROPA NEWS

Pillole dall’Europa

Una buona notizia per il mondo dell’editoria digitale: il Consiglio Ue Economia e finanza (Ecofin) ha trovato l’accordo per l’applicazione dell’IVA ridotta al 5% sugli e-book, equiparandoli sul piano fiscale ai libri cartacei. Gli Stati Membri possono quindi assimilare l’IVA applicata sui libri cartacei, oggi applicabile in misura ridotta, anche alle pubblicazioni su supporti elettronici, che invece finora erano soggette all’aliquota ordinaria. Lo rende noto il Ministro dell’Economia, Padoan, affermando che “C’è stato finalmente accordo nel Consiglio sull’accettare l’equiparazione dell’IVA su libri cartacei e libri elettronici, cosa che l’Italia aveva già adottato ma per la quale era stata paventata una procedura di infrazione, che invece a questo punto viene sollevata. Abbiamo fatto da apripista su questa questione importante”. Al riguardo la Corte di Giustizia Ue, rispondendo alla questione di legittimità di una tassazione differenziata per i due diversi tipi di pubblicazioni posta dalla Corte Costituzionale polacca, aveva respinto tale ipotesi (causa C-390/15). A seguito dell’accordo trovato all’Ecofin, la decisione di applicare o meno l’IVA ridotta anche agli e-book è demandata alla discrezione degli Stati Membri.

Lo scatto delle importazioni di gennaio, aumentate del 17% rispetto al 2016, certifica il peggioramento della bilancia commerciale dell’Eurozona, come si ricava dai dati Eurostat riguardanti il deficit commerciale, che si è allargato a 0,6 miliardi di euro. Le esportazioni sono cresciute del 13% rispetto a un anno fa. In dicembre c’era stato un avanzo tra import ed export di 28,1 miliardi Brusca frenata, sempre a gennaio, della produzione nel settore delle costruzioni in Europa. Secondo l’Istituto europeo di statica, l’indicatore del settore ha registrato un calo del 2,3% nella zona euro e dell’1,5% nella Ue rispetto a dicembre 2016, quando la prima era scesa dello 0,6% e la seconda era aumentata dello 0,2%. Rispetto a un anno fa, la produzione è calata del 6,2% nella zona euro e del 3,3% nella Ue.

Risulta invece in ripresa, anche se lenta, l’industria europea. Secondo i dati Eurostat, nel mese di gennaio la produzione industriale è cresciuta dello 0,9% dal meno 1,2% del mese precedente. Su base annua la crescita è stata dello 0,6% dopo il 2,5% di dicembre. A livello mensile, l’aumento maggiore della produzione industriale c’è stato in Irlanda (+3,4%), Germania (+3,3%) e Grecia (+2,5%!), mentre il calo più importante si è avuto in Croazia (-6,8%), Danimarca (-4,6%) e Bulgaria (-3,9%). Rispetto a gennaio 2016, l’aumento più importante della produzione industriale è stato registrato in Lituania (+8,4%), ancora Grecia (+7,4%) ed Estonia (+6,7%), mentre il calo maggiore in Irlanda (-8,6%), Bulgaria (-1,2%) e Lussemburgo (-0,9%).

Anche se arrivano segnali di una pur fragile ripresa dell’economia, in area euro, arrivano notizie non buone dall’andamento dei consumi, con il calo delle vendite al dettaglio a febbraio. In Eurozona l’indice delle vendite al dettaglio di febbraio si è attestato a 49,9 punti contro i 50,1 precedenti: risultato positivo rispetto al mese precedente in Germania (51,2 contro 50,3) ma non in Francia e in Italia (rispettivamente, 51,1 rispetto a 53,1 e 45,5 contro il 45,6 di gennaio).

Disoccupazione in calo nell’area Ocse a gennaio: scende di 0,1 punti al 6,1% dopo circa due mesi di stabilità con poco più di 38 milioni di disoccupati, circa 5,7 milioni in più rispetto ad aprile 2008, prima della crisi. Nell’area euro, invece, il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 9,6% e nell’Ue scende di 0,1 punti, fermandosi all’8,1%. Analizzando i dati dei singoli Stati, la disoccupazione scende in Germania (3,8%), Spagna (18,2%) e Lussemburgo (6,1%); in Italia per il terzo mese consecutivo è stabile all’11,95, mentre in Francia è ferma al 10%. Aumenta invece nell’area Ocse la disoccupazione femminile, a quota 6,3%, +0,3% rispetto a quella maschile; il divario maggiore in Italia, 13,3% contro 10,9%. Per quanto riguarda i giovani, il nostro Paese occupa la terza posizione (37,9%), dopo Grecia (45,7%) e Spagna (42,2%).

Dai dati Ocse emerge, invece, che in Italia si riduce il dislivello di salario tra donne e uomini (il cosiddetto “gender gap”), che risulta in del 5,6%, più basso di quello di Francia e Germania, dove invece la differenza è, rispettivamente, del 13,7% e del 17,1%. La leadership è appannaggio del Belgio, con un divario del 3,3%; seguono Lussemburgo e Slovenia, 4,1% e 5%, mentre al penultimo e terzultimo posto si piazzano Estonia (28,3%) e Giappone (25,9%).

In arrivo fondi europei per le imprenditrici con “Call UE”, per progetti volti a sensibilizzare le donne imprenditrici alle opportunità offerte dal programma Horizon 2020. La Commissione europea promuove un’iniziativa per incoraggiare il varo di proposte e idee volte ad aumentare la partecipazione delle donne imprenditrici al programma Horizon 2020 per le PMI. Altro obiettivo dell’iniziativa è fornire servizi di consulenza per l’imprenditoria femminile, condividere best practice e promuovere maggiore consapevolezza delle opportunità previste dallo strumento PMI. Sono previsti contributi finanziari fino a 250.000 euro per ciascun progetto, che si rivolge a gruppi costituiti da almeno quattro soggetti della rete EEN (Enterprise Europe Network) provenienti da altrettanti Paesi dell’Unione: Pubbliche amministrazioni, Università, Centri di ricerca, Istituti di istruzione e formazione, Associazioni senza scopo di lucro, ONG e altre Organizzazioni internazionali, Camere di Commercio, imprese e PMI, persone fisiche (maggiori informazioni sono pubblicate sul sito ufficiale). Le candidature possono essere inviate entro il 6 aprile 2017.

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