DIRITTO FISCALITA SANZIONI

Pagamenti in contante: limite a 2.000 euro, sanzioni pesanti

Uno dei temi cruciali del dibattito politico sembra esse la assoluta e imprescindibile necessità di una riforma fiscale, definita cruciale da parte del Governo, ma non si può certo parlare di uno scoop, perché l’argomento,

tanto necessario quanto difficile da attuare per una variegata serie di motivazioni, ogni tanto torna a occupare le prime pagine dei media, come il refrain di un vecchio motivo.

Proposte e ricette più o meno realizzabili piovono da ogni parte, i punti di vista sono (naturalmente) diversi tra loro, ma forse questa volta, anche per la gravissima emergenza economica (e sociale) innescata da quella sanitaria a causa della pandemia, le chiacchiere potrebbero incamminarsi lungo il tortuoso sentiero in grado di trasformarle in fatti.

Tra le nuove proposte sul tavolo, segnaliamo – ma in molti aspettano Godot da molto tempo… – il riordino delle aliquote IRPEF con le due aliquote oggi al 38% e al 41% che scenderebbero al 36%, la revisione dell’IVA (già accantonata prima di parlarne seriamente) e un massiccio e generalizzato ricorso ai pagamenti tracciabili invece dei contanti, sempre per contrastare l’economia sommersa, ovvero l’elusione e l’evasione fiscale. Ma non affrontare seriamente la discussione sull’IVA è una mancanza significativa, stando alle statistiche europee secondo le quali: a) siamo il Paese con la maggiore perdita di gettito (33,5 miliardi su 137 complessivi); b) tenendo conto della differenza tra imposte teoriche ed effettivamente versate, imprese e lavoro autonomo hanno una propensione all’evasione superiore al 69%, segue l’IVA con oltre il 27%.

Nuove dichiarazioni, vecchi problemi mai risolti

Secondo il Ministro dell’Economia, Gualtieri, la riforma deve essere complessiva, condurre a una semplificazione e a una maggiore efficienza del sistema.

Anche il Governatore della Banca d’Italia, Visco, si è espresso di recente auspicando una riforma complessiva del fisco che risolva il problema della grande dimensione dell’evasione (altro refrain…), dell’illegalità e della criminalità organizzata, che finisce immancabilmente per diventare ciò che da troppo tempo, ormai, è indiscutibile: un carico fiscale tropo pesante per chi le tasse le paga.

In sintonia con i precedenti anche il pensiero del Procuratore generale della Corte dei Conti, Fausta Di Grazia, che nel giudizio sul Rendiconto generale ha definito “non più rinviabile un intervento in materia fiscale che riduca, per quanto possibile, le aliquote sui redditi dei dipendenti ed anche dei pensionati che, pur essendo fuori dal circuito produttivo, frequentemente sostengono le generazioni più giovani, oltreché le imposizioni gravanti sulle imprese alle quali sono affidate le concrete speranze di un rilancio del Paese”.

E anche questa non ci sembra una novità, ma una triste e assodata verità.

Come quella che, sempre secondo Di Grazia, la riduzione del carico fiscale potrebbe avere un riverbero positivo sulla ripresa, la produzione di ricchezza e la conseguente ripresa dei consumi. Non può certo mancare, poi, quello che è considerato “l’altro grande fronte della riforma, ovvero la lotta all’evasione fiscale”, il grande classico, un evergreen.

Dal primo luglio il limite si abbassa

Tra le misure stabilite dal governo per combattere l’evasione fiscale troviamo in pole position proprio il taglio per l’utilizzo del contante.

Dal primo luglio la soglia per i pagamenti in contanti, a uno stesso soggetto e nella stessa giornata, si riduce dai precedenti 3.000 euro a 2.000 euro, salvo che per i money transfer, per i quali la soglia massima resta fissata a 1.000 euro (già stabilito dal governo Monti): al di sopra, sarà obbligatorio utilizzare uno strumento tracciabile, come la carta di credito o il bonifico bancario.

E’ quanto stabilito dal decreto legge 124/2019 (collegato alla Legge di Bilancio 2020), convertito dalla L. 157/2019, ma si tratta comunque di un passaggio intermedio, perché dal primo gennaio 2022 il limite massimo scenderà a 1.000 euro.

Il limite vale per tutti, chi paga e chi incassa, ma anche prestiti e donazioni tra familiari, mentre non opera per i prelievi sul proprio conto corrente (che non costituiscono transazioni) e per i pagamenti rateizzati in contanti, come nel caso, ad esempio, di una lunga e costosa cura dal dentista.

Le sanzioni

Per chi non rispetterà il nuovo limite, le sanzioni sono pesanti e vanno da un minimo di 2.000 a un massimo di 50.000 euro per le parti contraenti, mentre per cifre superiori ai 250.000 euro, la sanzione va da 15.000 a 250.000 euro; per i professionisti obbligati alla segnalazione, in entrambi i casi la sanzione è da 3.000 a 15.00 euro. In attesa del prossimo provvedimento antievasione…

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