DIGITALE EUROPA

Obiettivo Ue: e-commerce libero

La Commissione Ue, spingendo verso il mercato unico digitale con nuove proposte sull’e-commerce per sostenere il raggiungimento del Mercato Unico Digitale, ha messo in campo nuove proposte pensate per favorire il commercio elettronico su scala continentale: i cittadini europei dovrebbero poter acquistare i prodotti in tutti i siti di e-commerce attivi nello spazio del mercato unico del continente.

 

Le tre regole

Più o meno un anno fa la Commissione ha approvato tre singole proposte legislative per l’e-commerce libero: nessun blocco geografico (geoblocking), trasparenza su consegne e prezzi, protezione per i consumatori dalle pratiche sleali. Gli obiettivi: acquisti da siti web di qualunque Paese comunitario alle medesime condizioni, consegne transfrontaliere più economiche e veloci, migliore applicazione dei diritti dei consumatori e trasparenza contro le pratiche commerciali disoneste.

La proposta legislativa contro il blocco geografico mira a bloccare qualsiasi differenziazione di trattamento impostata su nazionalità o luogo di residenza: non si possono quindi applicare regole diverse a un cittadino in base al paese in cui vive in materia di prezzo, condizioni di vendita e di pagamento, salvo che non siano motivate, ad esempio, dalle diverse aliquote IVA vigenti nei vari Stati.

Per quanto riguarda le consegne, l’intenzione è di garantire prezzi e servizi di consegna trasparenti, anche per ridurre i costi e fornire certezza sui diritti. In questo modo la Commissione Ue accoglie quanto richiesto dalle aziende, visti gli elevati costi di consegna per le vendite transfrontaliere, che complicano l’accesso al mercato europeo: e segnale, in proposito, che i prezzi praticati dagli enti postali per la consegna di un pacco in un altro Paese membro arrivano a essere cinque volte più cari di quelli nazionali. Il Regolamento non prescrive tariffe massime, ma introduce specifici obblighi di trasparenza sul servizio e sulla quantificazione dei prezzi e la loro comunicazione alle autorità nazionali, che possono richiedere ulteriori chiarimenti e, tramite una procedura ad hoc, segnalare alla Commissione le tariffe ritenute infondate.

Le autorità nazionali potranno verificare se i siti di e-commerce applicano un blocco geografico o condizioni post-vendita non rispettose delle norme (sul diritto di recesso, ad esempio), imporre la istantanea rimozione di quelli con offerte ingannevoli e fraudolente, chiedere informazioni ai gestori dei registri di dominio e alle banche sull’identità degli operatori. La Commissione assicura assistenza agli Stati per ostacolare le pratiche scorrette e tempestività nella protezione dei diritti dei consumatori.

 

L’indagine antitrust

Si è conclusa l’indagine antitrust della Commissione europea partita due anni orsono sulla concorrenza nell’e-commerce nell’Unione europea, divulgando le pratiche scorrette nei mercati elettronici che circoscrivono concorrenza e scelte dei consumatori. Obiettivo dello studio, capire quali fattori oggi limitano il mercato unico digitale nell’Ue per determinare quali sistemi possono migliorare l’accesso a beni e servizi da parte di consumatori e imprese.

I risultati parlano di eccessive resistenze e difficoltà e del problema del geoblocking sui contenuti digitali e le loro licenze, che ostacolano la concorrenza riducendo la distribuzione dei prodotti in Europa: la proposta Ue sul copyright e sulla non discriminazione dei clienti, con le quali la l’Unione spera di superare tali problematiche, è attualmente ancora in discussione.

La Commissione evidenzia inoltre una serie di problemi legati alle restrizioni contrattuali:

  • circa un europeo su cinque è soggetto a restrizioni contrattuali per la vendita;
  • circa uno su dieci è soggetto a restrizioni contrattuali per l’offerta di siti di comparazione dei prezzi;
  • oltre due su cinque ricevono dai produttori forme di raccomandazione o di restrizione sui prezzi;
  • oltre uno su dieci afferma che i suoi fornitori impongono restrizioni contrattuali alle vendite transfrontaliere.

La relazione conferma la presenza di comportamenti delle imprese capaci di limitare la concorrenza circoscrivendo in maniera indebita le modalità di distribuzione dei prodotti nell’Ue, il che potrebbe ridurre la scelta dei consumatori e impedire l’applicazione di prezzi più bassi. L’indagine sollecita le imprese a rivedere spontaneamente le proprie pratiche commerciali per aiutare i consumatori nel facilitare l’acquisto di prodotti in altri Paesi, usufruendo di prezzi inferiori e di una più vasta scelta di rivenditori.

 

La Raccomandazione Ocse

In materia di commercio elettronico, risale al 24 aprile 2016 la seconda Raccomandazione Ocse (dopo quella del 1999) che traccia un’analisi delle linee guida in materia di privacy dei consumatori e tratta di condizioni contrattuali, sanzioni e risarcimenti in caso di violazione.

Il provvedimento non è giuridicamente vincolante per gli Stati membri dell’Organizzazione e rappresenta un insieme di linee guida, ed evidenzia l’esigenza di emanare delle norme che conducano a una particolare attenzione alla tutela dei consumatori e dei diritti alla privacy. In materia di riservatezza l’attività legislativa dell’Unione Europea è stata contraddistinta da una attenzione particolare anche alla costruzione del mercato unico digitale, con l’obiettivo dichiarato di giungere a un mercato unico di interscambio di informazioni garantito a livello mondiale.

In tale contesto, l’Ocse sottolinea la necessità di una seria regolamentazione dei servizi di e-commerce, che spesso risultano solto apparentemente gratuiti e invece, senza la necessaria informazione e consenso, acquisiscono i dati personali degli utenti , che vengono poi rivenduti, in cambio della fornitura del servizio. E’ fondamentale garantire ai consumatori la possibilità di individuare e comprendere in poco tempo i vincoli giuridici nel momento di fruizione del servizio offerto. In proposito si sollecita la necessità di sanzioni per le pratiche commerciali che manipolano o nascondono termini e condizioni contrattuali per condizionare le decisioni degli utenti.

L’Ocse ritiene indispensabile l’elaborazione di norme in grado di regolamentare il marketing, soprattutto rivolto ai minori o ai consumatori maggiormente esposti e indifesi prevedendo anche forme di risarcimento nei casi di violazione della riservatezza, e di realizzare procedure realmente sicure e con livelli minimi di protezione dei consumatori in tutti i procedimenti di pagamento.

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