DIGITALE ECONOMIA EUROPA

Novità Ue per e-commerce e pagamenti elettronici

Il commercio elettronico consiste nella compravendita di beni e servizi commercializzati via web (chi non conosce eBay o Amazon?), una pratica sempre più diffusa che permette di ridurre notevolmente i prezzi di acquisto, che si è diffusa in maniera impressionante in un arco temporale relativamente breve, visto che si tratta di circa vent’anni: e per fugare i legittimi dubbi di qualche lettore al riguardo, riportiamo uno stralcio tratto dalla presentazione del libro “Il commercio elettronico” – Claudio Abbate & Sandro Mercuri – Data Ufficio Ed., ottobre 2000.

L’idea di scrivere questo libro è nata un paio di anni fa. Si parlava di commercio elettronico con alcuni amici pensando a un argomento futuribile, di là da venire nel tempo, quasi una proiezione che aveva del fantascientifico anche se le notizie, provenienti esclusivamente dagli Stati Uniti, descrivevano scenari ricchi di applicazioni pratiche in settori della società assolutamente insospettabili. Come molti, siamo stati indubbiamente dei cattivi profeti, smentiti dallo sbalorditivo incremento fatto registrare quasi quotidianamente dal commercio elettronico e dall’impressionante trend di sviluppo registrato in tempi così brevi. Parlare oggi di commercio elettronico o new economy è ancora qualcosa di proiettato nel futuro, un futuro però saldamente ancorato nel quotidiano che si evolve continuamente, diretto con una velocità sempre maggiore verso un’economia che sembra crescere soprattutto sulla forza del suo valore d’uso concreto, in termini di servizi, opportunità d’acquisto, estensione delle comunità di consumatori e professionali. Come Internet ha stravolto le regole della comunicazione e dei rapporti interpersonali, e quindi sociali, così gli aspetti operativi e gestionali delle imprese, incluse quelle medie e piccole, sono stati investiti con la stessa intensità dal cambiamento innescato da una nuova cultura d’impresa, che impone di pensare e di agire su dimensione globale. Dal settembre 1999 la diffusione degli accessi gratuiti alla Rete ha fatto crescere le utenze in modo esponenziale. I portali e le comunità virtuali stanno creando un altro modo di vivere la Rete: non più navigazione libera, ma punti di riferimento, piazze virtuali dove potersi incontrare, fare acquisti online e trovare risorse utili. Anche se esistono modi diversi per riferirsi al commercio elettronico, noi preferiamo intenderlo come qualunque attività svolta sulla rete Internet a sostegno di iniziative commerciali. In via generale, rappresenta l’applicazione delle nuove tecnologie di comunicazione al mondo del commercio e fornisce ai clienti in rete la possibilità di concludere transazioni commerciali tramite informazioni scambiate da un computer all’altro, senza la necessità dell’invio del tradizionale documento cartaceo. Per questo ogni giorno nuove imprese, professionisti e negozi scelgono non soltanto di promuovere le loro attività con vetrine virtuali e cataloghi elettronici, ma anche di utilizzare la rete per acquistare materie prime, gestire il magazzino e tenere contatti con la clientela o con i partners aggiornandosi e, se necessario, modificando le proprie strategie in tempo reale, specializzandosi e perfezionando meccanismi di compravendita commerciale online. Finora i rapporti delle aziende con fornitori e clienti sono stati complessi, costosi e, in quanto limitati dalle barriere spazio-temporali e dai problemi connessi alla distribuzione fisica del prodotto da vendere, sostanzialmente inefficienti. Non vi era trasparenza nei prezzi, né concorrenza nel mercato, lontanamente paragonabile a quella globale che oggi è riscontrabile in una navigazione online. Adesso, invece, ogni società può usare il web per trovare il proprio mercato, ordinare, ricevere e spedire i prodotti ai clienti, come nessun operatore commerciale ha mai potuto fare prima. Si può dialogare con i propri clienti, capire le loro esigenze e fornire un prodotto modulato anche sulle esigenze di un pubblico specifico. E’ difficile, del resto, individuare nella storia delle civiltà un analogo fermento legato a un momento di cambiamento radicale come questo, se non riferendosi a quelli conseguenti alla scoperta dell’America, alla nascita del negozio borghese o all’utilizzo del motore a combustione interna. Non tutti però condividono, soprattutto nella vecchia Europa, ciò che l’e-commerce è in grado di fare, e in parte sta già facendo, e cioè di rompere i recinti della distribuzione e di cancellare, per certi versi, un’obsoleta cultura industriale, di abbattere le relazioni aziendali, stravolgendo con ciò le abitudini degli stessi consumatori, senza sottacere i potenziali pericoli connessi ad una globalizzazione selvaggia dei mercati.

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L’e-commerce presenta molteplici vantaggi economici e competitivi rispetto ai tradizionali strumenti e mercati commerciali di compravendita di beni e servizi. Questo mezzo di scambio commerciale è caratterizzato da un processo produttivo e distributivo ritenuto da molti rivoluzionario dal punto di vista delle implicazioni in termini di rischio finanziario, di giacenze di magazzino e di produzione dei ricavi e dei proventi. Tramite l’e-commerce, infatti, per mezzo di un sito internet proprio o di uno spazio esposto nelle pagine web di un portale, un’azienda offre in vendita prodotti o servizi per via telematica. L’operazione si perfeziona attraverso una prenotazione e un ordine effettuato in rete dal cliente che sceglie, tra la varietà dei prodotti o servizi, la modalità di pagamento – il più delle volte con carta di credito – la scheda con i dati dell’acquirente e l’indirizzo al quale la merce deve essere recapitata tramite corriere espresso e a breve scadenza. Con la straordinaria crescita degli utenti Internet, e specialmente con la prorompente avanzata degli interessi economici e finanziari in gioco, non è stato più possibile pensare alla rete come a uno spazio virtuale a sé stante, con proprie regole spontaneamente prodotte e osservate con logiche da autodidatti illuminati proprie dei pionieri della fine degli anni Ottanta. E’ stato dunque necessario pensare a un sistema di garanzie giuridiche per la materia che fosse in grado di promuovere il sistema senza bloccarlo. Al contempo, si doveva provvedere alla formazione di una piattaforma normativa che potesse offrire quelle sicurezze minime per garantire un livello di certezza accettabile sia agli operatori economici sia ai cittadini, utenti e consumatori”.

Ora, proprio per irrobustire la sicurezza delle transazioni online e dei pagamenti elettronici – esigenza avvertita già agli albori della diffusione del fenomeno – una nuova Direttiva sull’e-commerce allo studio nella Ue prevede l’entrata in vigore di una “autenticazione forte”, la cosiddetta “Strong Customer Authentication” (SCA), con la richiesta eseguire diversi passaggi aggiuntivi per concludere qualsiasi operazione di importo superiore a 10 euro, quali l’inserimento di password, di codici particolari o l’utilizzo di un lettore carta.

Quelli in questione sono gli standard di misure antifrode proposti (e richiesti) dall’EBA (European Banking Authority), a fronte dei requisiti della Direttiva 2 della Commissione Ue sui servizi di pagamento, che impone l’autenticazione SCA per tutti i pagamenti elettronici e digitali, requisiti che saranno pubblicati ufficialmente nel gennaio 2017. La revisione della normativa sull’e-commerce è in consultazione a Bruxelles e se sarà approvata le nuove norme di sicurezza entreranno in vigore nel 2018.

Oltre a quelli legati all’e-commerce, saranno interessati dalla nuova normativa tutti i pagamenti elettronici, anche quelli generalmente effettuati per pedaggi, parcheggi ecc., con un conseguente (ed evidente) allungamento delle code, visto che sarà richiesto il Pin, che oggi non serve

 

Le preoccupazioni dei circuiti

Mentre a Bruxelles si lavora alla ricerca di un giusto equilibrio fra sicurezza e funzionalità, il pericolo paventato da più parti è che rendere troppo complesse le procedure di sicurezza rischia innescare un effetto boomerang che potrebbe allontanare i consumatori.

Direttamente interessati i circuiti delle carte di credito, ma anche banche e retailer si dicono preoccupati: secondo loro chi acquista online potrebbe subire tempi più lunghi e seccature nel corso dell’iter di acquisto, specialmente nei periodi “caldi”, come quello natalizio. Secondo gli operatori, tutti i pagamenti superiori a 10 euro sarebbero coinvolti dalla nuova normativa, anche i siti che permettono l’acquisto con un click e le app di pagamento automatico.

Secondo Paypal, “controlli di sicurezza percepiti come ostili dai consumatori rischiano di condizionare qualsiasi forma di pagamento indipendentemente dal rischio reale che si vorrebbe combattere”.

Anche MasterCard si è detta preoccupata per le misure allo studio che poterebbero essere adottate dalla Ue contrastare il fenomeno delle frodi online.

 

L’indagine di Visa

La prospettiva ha innescato, in particolare, la preoccupata risposta di Visa, che ha commissionato una ricerca sui consumatori di cinque mercati europei (tra i quali l’Italia), evidenziando che l’impatto potrebbe rivelarsi “catastrofico” e che la normativa può mettere a rischio le transazioni online e l’e-commerce, con l’avvento di una serie di problematiche che possono mettere in pericolo la libertà e la comodità degli acquisti online dei cittadini europei. Tra queste, la fine dei check-out online immediati, che costituiscono il 50% di tutte le attuali vendite e-commerce, come quelli spesso consentiti ai clienti che acquistano regolarmente e i check-out rapidi e automatici effettuati con i pagamenti in-app, con le carte di pagamento che sono state già registrate: bloccarli riporterebbe il mercato indietro di 10-15 anni, secondo Visa. Tutti i siti internazionali si dovranno uniformare alle nuove norme Ue oppure gli acquisti verranno automaticamente rifiutati. I nuovi piani europei sull’e-commerce minaccerebbero la libertà e la comodità degli acquisti online dei consumatori europei.

Secondo le stime di Visa le conseguenze sarebbero assai significative, visto che sarebbero coinvolti pagamenti elettronici per almeno 6 miliardi di euro, equivalenti ai due terzi di tutte le transazioni a livello europeo effettuate presso siti e-commerce internazionali. Circa il 70% dei consumatori europei (il 60% di quelli Italiani), inoltre, afferma che un aumento di passaggi al check-out li porterà a evitare gli acquisti online; attualmente in Italia il 65% degli utenti acquista presso esercenti online extra-europei.

Un alto dirigente di Visa, Peter Bayley, ha dichiarato che “In Visa siamo grandi sostenitori delle misure di sicurezza forti. Tuttavia, gestire i pagamenti elettronici e digitali è sempre una questione di equilibrio tra sicurezza e comodità. L’approccio a taglia unica sposta l’asse di equilibrio e rende più complicato per il consumatore fare acquisti online ovunque, in qualsiasi momento e su qualsiasi dispositivo essi desiderino. Le nuove proposte infastidirebbero i consumatori e genererebbero danni commerciali agli esercenti online. L’e-commerce è stato un caso di successo in Europa, in questo periodo di perseverante contingenza, e questa iniziativa mette a serio rischio la crescita del settore oltre a ridimensionare la competitività degli esercenti europei online contro i concorrenti di altre parti del globo. Le complicazioni generate delle proposte ABE giungono senza che vi sia evidenza che questi cambiamenti possano effettivamente ridurre i rischi di frode. Attualmente abbiamo un sistema che funziona, un approccio basato sulla valutazione del rischio, ossia l’approccio di autenticazione risk-based. Questo approccio abilita decisioni intelligenti che fanno stabilire se uno specifico acquisto sia a basso rischio, considerando una serie di parametri, tra i quali il dispositivo dal quale si sta effettuando la transazione e lo storico degli acquisti. Le frodi su carte Visa oggi sono a un livello molto basso, meno di 5 centesimi ogni 100 euro spesi. In aggiunta i consumatori in ogni caso sono protetti dalle perdite generate da atti fraudolenti – tutti i rischi sono a capo degli esercenti e delle banche che, congiuntamente a Visa, hanno già messo a punto una serie di misure di sicurezza per la prevenzione di acquisti online fraudolenti. Gli esercenti e le banche sono preparati ad accettare i rischi proprio per fornire ai loro clienti un’esperienza di acquisto senza intoppi poiché comprendono l’importanza della comodità degli acquisti e le aspettative dei consumatori in questo senso”.

 

Alt ai blocchi geografici

Il Consiglio UE ha approvato un regolamento per la competitività, che dovrà essere approvato dal Parlamento, che riguarda: la vendita di beni; la fornitura di servizi tramite mezzi elettronici (archiviazione dei dati, installazione di firewall, hosting di siti web, ecc.); servizi che il cliente riceve nel Paese in cui si trova l’operatore, come noleggio auto, eventi sportivi, alberghi, ecc. Sono esclusi, oltre ai settori coperti da copyright, i servizi sanitari e sociali, di trasporto, finanziari e audiovisivi.

Il regolamento si oppone ai blocchi geografici nell’e-commerce, vietando le differenze di accesso, condizioni, prezzi e pagamento per chi acquista online prodotti e servizi da siti web al di fuori dal proprio Paese, che potrà quindi farlo – una volta approvato – senza, appunto, differenze di termini e condizioni generali di acquisto, prezzi, forme di pagamento, pur con delle limitazioni riguardo ad alcuni comparti tra i quali, ad esempio, film, video, musica, e-book e app.

Queste le attività precluse:

  • applicare differenti condizioni di pagamento per motivi di nazionalità, luogo di residenza o di stabilimento;
  • bloccare o limitare l’accesso alla propria interfaccia online per motivi di nazionalità o luogo di residenza e, se ciò dovesse verificarsi, se ne dovrà spiegare il motivo.

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