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News dall’Italia

Rapporto ICE, esportazioni: molto bene l’Italia. Il rapporto 2016-2017, “L’Italia nell’economia internazionale” dell’ICE – l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane – evidenzia che nel 2016 l’andamento delle esportazioni in Italia è stato molto positivo e che c’è anche stato un incremento del 50% dei flussi di investimenti diretti esteri; il commercio digitale ha spinto la crescita delle imprese esportatrici nostrane e la spesa promozionale ha registrato uno storico record con oltre 134 milioni di euro ripartiti in 800 iniziative che hanno permesso di assistere 17.000 imprese italiane (nel 2015 erano state 16.200). Grazie all’insieme di questi fattori l’Italia ha raggiunto il nono posto nella classifica degli esportatori mondiali, il sesto nella classifica dei saldi attivi commerciali e il tredicesimo per gli afflussi di investimenti diretti esteri, così articolati: export per 417 miliardi di euro, saldo commerciale largamente positivo (l’Istat parla di 51,5 miliardi di euro), flussi di capitali stranieri in entrata per 29 miliardi di dollari (+50% del valore in dollari) e aumento dell’interesse degli investitori esteri verso l’Italia. Fra i nuovi settori di specializzazione viene segnalato l’export di prodotti farmaceutici (+6,8%), mentre risulta in continuo aumento la domanda mondiale verso i prodotti di specializzazione del Made in Italy. Da un’elaborazione effettuata in collaborazione con l’Istat risulta che tra il 2014 e il 2016 i clienti dell’ICE (piccole, medie e grandi aziende) hanno aumentato le loro vendite all’estero del 4,2%.

 

Per Confindustria stime del Pil in rialzo. Confindustria rivede al rialzo all’1,3% dallo 0,8% la stima del Pil per il 2017 e corregge in rialzo di un decimo di punto (all’1,1%) quella del 2018, rilevando un’accelerazione dell’economia legata a export e investimenti. Anche l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha alzato le stime di crescita del Pil dell’Italia nel 2017 a +1,2% rispetto al precedente 0,9% e ha confermato la previsione di crescita dell’1% per il 2018, sottolineando però che l’economia italiana resta una fra le più preoccupanti della zona euro.

 

Cresce il gap tra Nord e Sud. L’ufficio Studi della Cgia di Mestre ha rilevato che la crisi in atto dal 2008 ha accresciuto il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud del Paese. Sono stati messi a confronto i risultati ricavati da quattro indicatori: il Pil pro capite, il tasso di occupazione, il tasso di disoccupazione e il rischio povertà o esclusione sociale. Pil pro-capite: nel 2007, l’anno prima della crisi, il distacco tra Nord e Sud era di 14.255 euro, nel 2015 (ultimo dato disponibile) è salito a 14.905 euro. Mercato del lavoro: nel 2007 il differenziale relativo al tasso di occupazione era di 20,1 punti a vantaggio del Nord, nel 2016 la forbice è salita a 22,5 punti percentuali (+2,4%). Tasso di disoccupazione: nel 2007 la differenza era di 7,5 punti percentuali, mentre nel 2016 è arrivata a 12 (+4,5%). Esclusione sociale: nel 2007 la percentuale di popolazione a rischio povertà nel Sud era al 42,7%, mentre nel 2015 (ultimo dato disponibile) è salita al 46,4.

Il lavoro a chiamata sostituisce i voucher. Da una nota congiunta di Istat, Ministero del Lavoro, Inps e Inail si apprende che il numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti nel primo trimestre 2017 subisce un notevole incremento (+13,1%), “anche a seguito di fenomeni di sostituzione rispetto ai voucher”: sostanzialmente stabile l’intensità lavorativa misurata come numero medio di giornate retribuite, 10 al mese. Nel primo trimestre le comunicazioni obbligatorie al Ministero del Lavoro hanno un saldo positivo di 117.000 posizioni di lavoro dipendente. Ci sono state oltre 2,1 milioni di unità a fronte di poco più di 2 milioni di cessazioni. In aumento le chiamate nei servizi (+116.000) e nell’industria (+8.000), anche se molto meno consistente; un leggero calo nell’agricoltura e nelle costruzioni (rispettivamente, -4.000 e -3.000).

 

Corte dei Conti: il debito deve essere diminuito. Nel corso della requisitoria sul Rendiconto generale dello Stato il Procuratore generale della Corte dei Conti, Claudio Galtieri, ha dichiarato che bisogna affrontare “il fenomeno della corruzione in una logica sistematica che tenga in adeguata considerazione la diffusività del fenomeno e l’insufficienza delle misure finora apprestate dall’ordinamento”. Il sistema dei controlli viene definito “scarsamente efficace” anche per “contrastare quei comportamenti illeciti i cui effetti negativi sulle risorse pubbliche sono, spesso, devastanti. L’elemento di maggiore vulnerabilità del nostro Paese è l’elevato livello del debito pubblico, che “impone alla politica economica, ben di più di quanto non derivi dai vincoli fissati con le regole europee sui conti pubblici, di proseguire lungo un percorso di rientro molto rigoroso”. Dalla Relazione sul Rendiconto generale dello Stato emerge che finora la spending review non ha portato risultati evidenti sul totale della spesa e il recupero della crescita del Pil, dopo una lunga crisi, “appare ancora troppo modesto e, soprattutto, in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei. E’ essenziale che il nostro Paese mostri una ferma determinazione a perseguire una duratura riduzione del debito pubblico, garantendo il rispetto dei vincoli costituzionali di equilibrio di bilancio introdotti nel 2012” con il Fiscal Compact.

 

CTP Catania: rottamazione cartelle, i crediti con la PA compensano il ruolo. La sentenza della 15^ sezione della Commissione Tributaria Provinciale di Catania ha confermato che i crediti delle imprese con lo Stato e con la Pubblica amministrazione possono essere utilizzati in compensazione per la rottamazione delle cartelle esattoriali. Il Presidente dell’Associazione dei consumatori, Carmelo Finocchiaro, ha dichiarato: “Giustizia è fatta. In questa vicenda è vergognoso il silenzio della Direzione generale dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero delle Finanze da noi interpellati. Le imprese, grazie a questa decisione potranno pagare la prima rata della rottamazione prevista per fine luglio. A ottobre è prevista nuovamente la discussione sul merito del ricorso presentato da una nostra imprese associata. Pur essendo soddisfatti di tale decisione non ci stancheremo di dichiarare a gran voce che i termini decisi con la rottamazione devono essere cambiati in relazione alle reali capacità di rimborso del contribuente”.

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