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Reddito di inclusione, qualche dato. In attesa del reperimento dei fondi per il varo del reddito di cittadinanza, vediamo cosa dicono i numeri forniti dall’Osservatorio statistico sul reddito di inclusione, redatto dall’INPS e relativo al primo trimestre 2018. In vigore dal 1° gennaio 2018 in sostituzione del Sostegno all’inclusione attiva (Sia), ne hanno beneficiato 110.000 famiglie, 317.000 persone. Il primato spetta alla Campania con 31.000 famiglie e 100.000 persone, seguita da Sicilia (25.000 famiglie) e Calabria (più di 9.000). Per ottenere il Rei, che comprende un beneficio economico mensile e un progetto di inclusione sociale e lavorativo mirato al superamento della povertà, il nucleo familiare non deve possedere valori superiori a 6.000 di ISEE, 3.000 di ISRE (indicatore reddituale), 20.000 euro di patrimonio immobiliare diverso dalla casa di abitazione e 10.000 euro di patrimonio mobiliare tra depositi e conti correnti, che scende a 8.000 per la coppia e 6.000 per un single. I membri del nucleo non devono percepire prestazioni di disoccupazione e nella famiglia ci deve essere almeno un minore o un disabile con un genitore o una donna in stato di gravidanza accertata o un 55enne in stato di disoccupazione. L’importo medio erogato cambia in base al numero dei componenti, e va dai 177 euro per i nuclei monocomposti ai 429 per quelli con 6 o più persone.

Crescono gli occupati ma anche la disoccupazione giovanile. Come rilevato ad aprile dall’Istat, aumentano occupati e disoccupati ma diminuiscono gli inattivi; il tasso di disoccupazione si mantiene stabile all’11,2% e quella giovanile sale al 33,1% (+0,6% rispetto a marzo). Dopo i picchi della fine del 2014, la disoccupazione è tornata ai livelli della seconda metà del 2012. Per la prima volta il numero degli occupati supera il livello del 2008, prima della recessione. Riguardo agli occupati si registra un +0,3% tra aprile e marzo, +64.000 mensili che diventano +215.000 su base annua, arrivando al record di 23,2 milioni di persone al lavoro, il top dal 1977, con il tasso di occupazione che si attesta al 58,4% (+0,1% rispetto a marzo. Altri dati positivi: in aumento la quota delle donne occupate, i lavoratori sono più anziani e si contano più contratti a tempo determinato. La crescita interessa tutte le classi di età, fatta eccezione per la fascia tra i 25 e i 34 anni età. In crescita anche il numero dei disoccupati, che si attesta a poco meno di 3 milioni (+0,6%, +17.000) rispetto a marzo e un calo sensibile degli inattivi (-0,6%, -74.000 su base mensile, -318.000 nell’anno). Il tasso di disoccupazione giovanile, per chi ha tra i 15 e i 24 anni, è salito al 33,1%, +0,6% su base mensile.

“Tavoli regionali” tra Agenzia delle Entrate e Dottori commercialisti. Un comunicato stampa dell’Agenzia ha annunciato la nascita di un protocollo d’intesa tra Agenzia delle Entrate, Dottori commercialisti ed Esperti contabili, per favorire il confronto tra Amministrazione e professionisti e accrescere il dialogo e la collaborazione. Per ogni Direzione regionale delle Entrate e per l’insieme degli Ordini territoriali dei commercialisti per ogni Regione è prevista l’istituzione di un tavolo congiunto in grado di avere un canale di comunicazione sempre aperto che permetta a professionisti e Fisco di confrontarsi per individuare soluzioni idonee comuni. Il “tavolo congiunto regionale” opererà su un livello istituzionale, con riunioni tra i Presidenti degli Ordini della provincia e i Direttori provinciali delle Entrate e su uno operativo e continuativo, composto da due coordinatori scelti dai Direttori regionali e dai presidenti degli Ordini, con la partecipazione di esperti nelle materie oggetto di confronto. Gli obiettivi dichiarati: facilitare l’accesso ai servizi di assistenza e informazione, soprattutto tramite i canali telematici, segnalazione di anomalie e criticità organizzative o procedurali e individuazione di situazioni che possono creare difficoltà interpretative.

Le ore di cassa integrazione ai minimi da 10 anni. Con i dati che sono i più bassi dopo il 2008, arriva un segnale positivo dal mercato del lavoro. L’Osservatorio sulla cassa integrazione dell’Inps segnala che nel mese di aprile sono state autorizzate dall’Istituto di previdenza 19,4 milioni di ore di cassa integrazione, in calo dell’11,4% rispetto a marzo e del 15,4% rispetto ad aprile 2017 con una flessione. Risulta positivo anche il dato relativo ai primi quattro mesi dell’anno con 81,8 milioni di ore autorizzate, che concretizzano una diminuzione del 34,39% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Quanto un terreno “non graffato” all’edificio è una pertinenza. Secondo la sentenza n. 4/2018 della Commissione Tributaria Provinciale di Sondrio, se il terreno adiacente all’immobile costituisce di fatto una pertinenza dell’abitazione principale rispettando i presupposti sia oggettivo (collegamento funzionale e contiguità) sia soggettivo (volontà concreta del titolare di destinare la pertinenza/terreno a servizio e ornamento del fabbricato), deve essere assoggettato al regime fiscale agevolato come avviene per la prima casa. La pertinenza viene considerata tale, quindi, anche se il terreno risulta al catasto con un mappale diverso da quello della casa e anche se non risulta “graffato” all’edificio principale. La volontà del contribuente di destinare il terreno (o un altro bene) in modo durevole all’abitazione prevale sui diversi dati catastali, dai quali si ricaverebbe l’autonomia rispetto all’edificio principale, per cui – secondo i giudici tributari – le agevolazioni prima casa sono applicabili anche alle pertinenze “non graffate”, purché siano di fatto a servizio dell’abitazione.

Sempre in ritardo i pagamenti della PA. I dati elaborati dall’ufficio studi di Banca IFIS, riassunti nello studio “Market Watch PA” presentato al Forum PA 2018, certificano che anche in presenza di leggeri miglioramenti, il 62% delle Pubbliche amministrazioni continua a pagare in ritardo, con il conseguente aumento dei crediti delle imprese fornitrici: nel 2017 i debiti commerciali stimati erano pari a circa 31 miliardi di euro, il 6% in meno rispetto al 2016. Il ritardo registrato dai fornitori della PA è di 30 giorni in più rispetto alla media del settore di appartenenza, che provoca una rilevante crisi di liquidità soprattutto per le piccole imprese. Nel dettaglio, dall’analisi risulta: che nel 2017 gli enti pubblici hanno accumulato da 29 a 57 giorni medi di ritardo; che i picchi nei ritardi registrati nel 2017 da Province e Comuni sono stati 543 e 310 giorni sono (enti in “maglia nera” per ritardo nei pagamenti); che ogni mese, in media 500 imprese fanno domanda di certificazione dei crediti commerciali verso la PA nella Piattaforma Crediti Certificati del Mef.

 

 

 

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