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Guerra in Ucraina, la Bce estende l’Eurosistema fino al 15 gennaio 2023. Alla luce della situazione di grande incertezza innescata dall’invasione russa dell’Ucraina e del rischio di eventuali ricadute negative sui mercati finanziari dell’area euro, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea

ha deciso di estendere la linea di credito dell’Eurosistema per le banche centrali fino al 15 gennaio 2023. Nell’ambito del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP), nel primo trimestre del 2022 il Consiglio direttivo ha condotto gli acquisti netti di attività a un ritmo inferiore rispetto al trimestre precedente: è già stata decisa l’interruzione degli acquisti netti alla fine del mese di marzo e la Bce intende reinvestire i pagamenti di capitale sui titoli in scadenza acquistati nel quadro del PEPP almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. La flessibilità nella conduzione degli acquisti esercitata nel corso della pandemia ha contribuito a rendere più efficaci gli sforzi nel contrastare le problematiche della politica monetaria, mantenere la stabilità dei prezzi e salvaguardare la stabilità finanziaria: per questa ragione in condizioni di tensione, la flessibilità rimarrà un elemento basilare per la riduzione dei rischi che possano mettere a repentaglio il conseguimento della stabilità dei prezzi, adeguando in qualunque momento i reinvestimenti del PEPP in maniera flessibile nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari Paesi. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Banca centrale restano invariati, rispettivamente allo 0%, allo 0,25% e al -0,50%. L’attuale incertezza ha inoltre portato il Consiglio direttivo a rivedere il calendario del Programma di acquisto attività (APP) per i prossimi mesi, prevedendo che gli acquisti netti mensili in tale ambito saranno di 40 miliardi di euro in aprile, 30 miliardi a maggio e 20 miliardi a giugno.

Le misure per contrastare lo shock energetico. Per combattere l’impennata dei prezzi causata dal conflitto in corso in Ucraina, l’Unione europea ha varato il piano REPowerEU sull’energia, necessario più che mai visto che l’Europa soddisfa il 45% del proprio fabbisogno energetico acquistando gas dalla Russia. Si punta a moderare le ricadute degli aumenti su famiglie e imprese, oltre a limitare le importazioni di gas dalla Russia con l’obiettivo di annullarne la dipendenza entro il 2030. Tra le misure immediate lo stoccaggio, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, il risparmio energetico, puntando a una diminuzione di due terzi entro la fine del 2022 e la possibilità per i Paesi membri di adottare ristori a favore delle aziende in difficoltà per l’aumento dei prezzi. Tra i punti del Piano REPowerEU, la diversificazione degli approvvigionamenti di gas, l’aumento delle importazioni da altri Paesi e della produzione di biometano e idrogeno rinnovabile. La Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che “Quanto più velocemente passeremo alle energie rinnovabili e all’idrogeno, associati a una maggiore efficienza energetica, tanto più velocemente saremo di fatto indipendenti e in controllo del nostro sistema energetico”.  Oltre alla diversificazione energetica, poi, un limite ai prezzi del gas, l’indipendenza del mercato dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili che sostituiscano quelle fossili dal mercato del gas, e la tassazione degli extra profitti delle società elettriche.

Via libera per gli aiuti di Stato alle imprese. Per limitare i dannosi effetti economici della guerra in Ucraina la Commissione europea concederà ai Paesi membri una maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato, permettendo l’erogazione di contributi e sussidi alle imprese e ai settori più colpiti. La proposta della Commissione prevede la concessione alle aziende in difficoltà di prestiti agevolati, garanzie e ristori per gli extra-costi sull’elettricità e il gas destinati alle attività produttive. Mentre andiamo in stampa si delinea la presentazione di un nuovo quadro degli aiuti di Stato da parte della Commissione europea, con sostegni temporanei pari al 30% dell’aumento fino a un massimo di 2 milioni di euro per impresa.

Le nuove norme per la trasparenza fiscale delle multinazionali. Dal Parlamento europeo il via libera definitivo alle norme che obbligano le grandi multinazionali a dichiarare pubblicamente le tasse pagate in ciascun paese Ue, con l’obiettivo dichiarato di prevenire l’elusione fiscale. Le multinazionali europee ed extra-Ue e le loro controllate con un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro, che operano in più di un paese dell’Unione, dovranno pubblicare l’importo delle tasse pagate in ciascuno degli Stati membri, anche su Internet, secondo un modello comune e in un formato leggibile elettronicamente. Per una maggiore trasparenza, i dati forniti dalle società dovranno essere disaggregati in voci specifiche, tra le quali la natura delle attività, il numero di dipendenti a tempo pieno, l’ammontare degli utili o delle perdite al lordo delle imposte, l’importo delle imposte sull’utile accumulate e pagate e degli utili non distribuiti. Le nuove norme faranno emergere il gettito fiscale dirottato verso i paradisi fiscali; le relazioni sulla trasparenza fiscale si estendono anche ai Paesi non cooperativi a fini fiscali che figurano nelle liste nere e grigie dell’Unione europea. Nel gennaio 2021 il Parlamento ha recepito delle relazioni che mostrano che sei dei venti maggiori paradisi fiscali sono Paesi Ue, con due Stati membri tra i primi sei della lista, mentre uno studio dell’Osservatorio fiscale dell’Unione ha concluso che circa l’80 % degli utili movimentati nell’Ue viene spostato verso i paradisi fiscali dell’Unione. Dopo la pubblicazione della direttiva sulla Gazzetta ufficiale, gli Stati membri avranno 18 mesi di tempo per recepire la legge nelle rispettive legislazioni nazionali, quindi le compagnie dovranno uniformarsi alle nuove disposizioni entro la metà del 2024.

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