News dall’Europa
Dall’Europa il via libera al sostegno italiano per la ristorazione. Con un comunicato stampa dello scorso 2 marzo la Commissione europea rende noto che nell’ambito del quadro temporaneo degli aiuti di Stato è stato approvato dall’Antitrust Ue il regime italiano di aiuti per 100 milioni di euro
che sarà concesso, entro il 30 giugno 2022, a favore del comparto della ristorazione per fronteggiare le esigenze di liquidità degli operatori duramente e così a lungo colpiti dalla pandemia. In sostanza si tratterà di sovvenzioni dirette fino a un massimo di 10.000 euro per ciascun destinatario di qualsiasi dimensione, con l’importo residuo che sarà suddiviso in base al rapporto tra il numero di dipendenti di ogni beneficiario e il numero totale di dipendenti di tutti gli operatori. Secondo la Commissione il fondo di sostegno risulta in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo sugli aiuti di Stato e la misura è “necessaria, adeguata e proporzionata”.
Banche italiane conformi agli standard di sostenibilità internazionali. Promossi gli istituti di credito del nostro Paese. Nel report annuale 2021 sulla sostenibilità, l’agenzia di rating Standard Ethics ha evidenziato che il 61% delle banche italiane è risultato conforme agli standard di sostenibilità dell’Unione europea, dell’Onu e dell’Ocse: si pensi che per le banche europee la percentuale è del 50% e per quelle di Hong Kong scende al 14%. Dallo studio risulta che i nostri istituti di credito sono mediamente più attenti alla sostenibilità rispetto a quelli europei e internazionali. L’agenzia misura il livello di sostenibilità di un Paese o di un’impresa tramite il suo allineamento con le strategie e le indicazioni internazionali fissate da Ue, Onu e Ocse.
La riforma europea contro le pratiche fiscali dannose. Il Parlamento ha adottato le sue priorità per la riforma europea sulle pratiche fiscali dannose e un progetto per un nuovo sistema di valutazione delle politiche fiscali nazionali. Con la continua evoluzione della concorrenza fiscale tra Paesi all’interno e all’esterno dell’Unione, secondo i deputati c’è bisogno di rivedere e aumentare l’impegno nella lotta contro le pratiche fiscali che privano gli Stati membri di entrate significative, che conducono a una concorrenza sleale e minano la fiducia dei cittadini. Stime (prudenti) dell’Ocse sull’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili indicano costi intorno al 4-10% delle entrate fiscali globali delle società, che si traducono in importi compresi tra 84 e 202 miliardi di euro l’anno. Si devono stabilire principi comuni che gli Stati devono rispettare nell’attuazione delle proprie politiche e dei propri regimi fiscali per attirare imprese e profitti. Nel testo della risoluzione vengono proposte numerose misure per migliorare rapidamente la politica delle pratiche fiscali dannose: l’adozione di una definizione di “livello minimo di sostanza economica”, ossia una soglia di attività economica all’interno di un Paese al di sotto della quale una società non può esservi considerata realmente stabilita; viene chiesto alla Commissione di elaborare orientamenti su come progettare incentivi fiscali equi e trasparenti che presentino minori rischi di distorsione del mercato unico e di valutare l’efficacia dei regimi fiscali speciali sugli utili riconducibili ai brevetti e ad altri regimi di proprietà intellettuale; le raccomandazioni specifiche per Paese emesse ogni anno dalla Commissione devono essere dirette anche a ridurre la pianificazione fiscale aggressiva. Viene inoltre proposta una riforma completa del Codice di condotta sulla tassazione delle imprese, lo strumento utilizzato per affrontare la concorrenza fiscale dannosa, rivedendone i criteri e il campo di applicazione, con una particolare attenzione ai regimi fiscali preferenziali: gli attuali criteri del Codice di condotta per giudicare una pratica fiscale dannosa sono ritenuti in parte superati e sostituiti da altri sistemi. La riforma dovrebbe essere ampia e includere anche il criterio di aliquota d’imposta effettiva, in linea con la futura aliquota d’imposta effettiva minima da concordare a livello internazionale.
Nucleare e gas per la transizione verso un’energia più pulita. Alla luce delle conseguenze dei venti di guerra che soffiano forte in Ucraina, risulta come premonitrice la proposta della Commissione europea, risalente ai primi di gennaio, di inserire tra le fonti rinnovabili (Tassonomia green) anche investimenti sul nucleare e sul gas. La Tassonomia è un sistema di classificazione creato dall’Ue che fornisce definizioni appropriate per le quali le attività economiche possono essere considerate e definirsi sostenibili, un regolamento approvato e in vigore dal luglio 2020, che prevedeva che la proposta da parte della Commissione di una serie di misure atti delegati nei quali vengono rubricate le attività economiche nei diversi settori giudicate sostenibili che possono quindi fruire degli investimenti verdi della Tassonomia. In questo contesto il 31 dicembre 2021 il Parlamento ha presentato una proposta sul nucleare e sul gas sostenendo che, in presenza di determinate condizioni, possono beneficiare degli investimenti della Tassonomia verde. Secondo la Commissione i due settori possono contribuire alla decarbonizzazione dell’economia Ue, e possono considerarsi green soltanto gli impianti con gli standard di più elevati di sicurezza e con rigorosi piani di smaltimento dei rifiuti, con un limite alla quantità di anidride carbonica rilasciata per kilowattora di energia prodotta. Se avrà il sostegno della maggioranza degli Stati membri, la proposta diventerà legge dal 2023, ma il percorso sarà a dir poco “accidentato”.