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News dall’Europa

IVA comunitaria, le nuove regole della riforma nel commercio elettronico. Con il D.lgs. 83/2021 l’Italia ha recepito la nuova normativa sull’IVA comunitaria nell’e-commerce (articoli 2 e 3 della direttiva UE n. 2017/2455),

che introduce una serie di semplificazioni degli obblighi per le imprese impegnate nel commercio elettronico transfrontaliero. Le nuove disposizioni, in sintesi, innovano la disciplina delle vendite a distanza con l’introduzione di nuovi obblighi per le piattaforme digitali che facilitano tali vendite nell’Unione, ampliano l’ambito applicativo del regime speciale dello sportello unico, che da Mini One Stop Shop (MOSS) diventa OSS (One Stop Shop) e varano misure per contrastare le frodi e assicurare alle imprese europee condizioni di parità con le imprese di Paesi terzi. Attualmente, in Europa – per il commercio elettronico dal 2019 – il superamento del limite di 10.000 euro per il fatturato export impone l’apertura di una partita IVA in ogni Stato membro in cui vengono effettuate cessioni di beni e prestazioni di servizi. Tale obbligo si evita tramite l’adesione al regime speciale dello sportello unico OSS (direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate, tramite una domanda online e accedendo alla procedura prevista), la piattaforma che automaticamente indirizza il versamento dell’IVA al Paese spettante, dopo di che l’azienda deve soltanto fare una dichiarazione trimestrale. L’iscrizione al regime speciale OSS permette di operare con un unico numero identificativo, valido per ciascun Paese membro, e di versare l’IVA dovuta in altri Paesi Ue nel solo Stato di identificazione mediante un portale, senza essere tenuto ad identificarsi ai fini Iva. Tra le novità della riforma, in vigore dallo scorso primo luglio, l’abolizione dell’esenzione IVA fino a 22 euro per le merci importate in Europa da aziende extra-UE, quindi tutti i beni importati saranno soggetti all’imposta, indipendentemente dal loro valore. Le imprese che non sono iscritte al regime speciale OSS che effettuano transazioni nell’Unione devono applicare la tassazione IVA vigente nello Stato di arrivo della merce: ciò significa che chi non si iscrive al regime speciale dello sportello unico, dal primo luglio 2021 paga l’IVA nel Paese di destinazione e quindi, superando il limite dei 10.000 euro di fatturato, dovrebbe aprire una partita IVA in ciascuno degli Stati in cui esporta. L’azienda che aderisce al regime OSS può decidere di mantenere attiva la partita IVA in un altro Stato membro, chiuderla o lasciarne aperte alcune e chiuderne altre.

Nuovi prestiti bancari alle Pmi colpite dal Covid. Altri aiuti di Stato europei per le piccole e medie imprese colpite dalla pandemia: si tratta di 13 miliardi di euro di nuovi prestiti, garantiti dalla Banca Europea degli Investimenti nell’ambito del Fondo Ue di garanzia e lo strumento per i prestiti – che potranno anche essere a lungo temine – è il nuovo prodotto di “cartolarizzazione sintetica” attuato dal Fondo stesso, gestito dalla BEI. I finanziamenti vengono erogati tramite banche e intermediari finanziari, che trasferiscono il vantaggio finanziario offerto dalla garanzia Ue ai prestiti alle Pmi. Obiettivo del Fondo europeo di garanzia, al quale partecipano tutti i 22 Paesi membri, è di rendere più agevole e fattibile l’accesso al credito, mettendo in campo fino a 200 miliardi di finanziamenti aggiuntivi.

Banca centrale, restano invariati i tassi d’interesse. Nella riunione tenutasi a fine luglio il Consiglio direttivo ha confermato i tassi di interesse, che sulle operazioni di rifinanziamento principali e marginale e sui depositi presso la Bce rimangono invariati, rispettivamente allo 0%, allo 0,25% e al -0,50%. Il Consiglio prevede che resteranno a questi livelli (o inferiori) fino a quando l’inflazione si stabilizzerà al 2% nel medio termine. Sono stati inoltre confermati la dotazione del Piano anti pandemia (Pepp) e le altre misure a sostegno della stabilità dei prezzi: continueranno, dunque, gli acquisti netti di attività nell’ambito del Piano con una dotazione complessiva di 1.850 miliardi di euro almeno fino alla fine di marzo 2022.

Bene il Pil trainato da Spagna e Italia, occupazione e inflazione. I dati Eurostat del secondo trimestre 2021, dopo un primo trimestre negativo, dicono che l’economia europea ha ripreso a correre: la crescita del Pil nell’area dell’euro tra aprile e giugno è stata del 2% rispetto al trimestre precedente. In un contesto positivo risalta un dato per certi versi sorprendente: l’aumento più significativo si è registrato in due dei Paesi più colpiti dal Covid, la Spagna (+2,8%) e l’Italia (+2,7%). Un’autorevole conferma arriva anche da Bloomberg. Un sondaggio fra economisti ha indicato prospettive particolarmente positive per i due Paesi mediterranei, il cui livello di espansione economica a fine anno toccherebbe i limiti raggiunti alla fine degli anni ’70: il Pil della Spagna dovrebbe aumentare del 6,2%, quello dell’Italia del 5,6%. Per l’area dell’euro la crescita nel 2021 dovrebbe invece essere del 4,7%. Numeri positivi anche dal mercato del lavoro, con l’aumento dell’occupazione in Europa. L’Ufficio statistico dell’Unione europea comunica un aumento del numero di occupati nel secondo trimestre del 2021 dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, quando era diminuita dello 0,2%: rispetto, invece, allo stesso trimestre del 2020, per l’occupazione +1,8%. Conferma a luglio per l’inflazione del secondo trimestre nella zona euro, che si è attestata allo 0,7% su base mensile e al 2,2% su base annua.

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