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Recovery Fund, le priorità per Banca d’Italia, CDP e CNEL. Nell’attesa che venga stabilita la scala delle priorità da fornire all’Europa per ottenere i fondi del Revovery plan, Via Nazionale ha segnalato alla Commissione

Bilancio della Camera quelle che dovrebbero esserci, indicando tre macro aree per interventi ritenuti urgenti: innovazione, Pubblica amministrazione, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio naturale, storico e artistico, soprattutto dove risultano più elevati il gap tecnologico, la scarsa efficacia delle politiche pubbliche e il completamento degli investimenti. Secondo il Capo del Servizio Struttura economica, Fabrizio Balassone, possono avere una ricaduta significativamente importante, soprattutto nel Mezzogiorno, un rinnovamento dell’amministrazione pubblica, della scuola, delle infrastrutture e un miglioramento dell’ambiente in cui si muovono le aziende in termini di tutela della legalità. In Banca d’Italia è considerato imprescindibile raggiungere un progressivo e continuo riequilibrio dei conti pubblici attraverso un rilancio della crescita, “che sarà possibile solo se le risorse saranno impiegate in maniera produttiva; in caso contrario i problemi del Paese sarebbero accresciuti, non alleviati, dal maggiore indebitamento”. Da una simulazione dell’Istituto risulta che l’utilizzo delle risorse europee si tradurrebbe per l’economia italiana, con una distribuzione della spesa uniforme nel quinquennio 2021-2025, in 3 punti percentuali di Pil e un aumento di 600.000 occupati nel 2025. Nell’audizione alla Camera sull’individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund, il vice Direttore generale di Cassa Depositi e Prestiti, Paolo Calcagnini, ha indicato le infrastrutture, l’innovazione e la crescita delle imprese, sottolineando il triplice ruolo svolto da CDP nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Contribuisce all’ideazione dei progetti per delineare le linee del Piano e valutare i progetti secondo i criteri fissati dalla Commissione europea, è sponsor di progetti con la presentazione di proposte mirate sullo sviluppo delle principali infrastrutture, finanzia e investe nei progetti selezionati insieme ad altri investitori istituzionali. In un’altra audizione alla Camera sullo stesso tema, l’impiego dei fondi Ue, il Presidente del Cnel, Tiziano Treu, ha parlato di aumento della competitività, rigore e selettività per innovare e riprogettare il tipo di sviluppo. I due obiettivi generali indicati dal Cnel sono, quindi, aumentare la competitività del Paese, “orientata a uno sviluppo sostenibile e durevole”, e contribuire a costruire in Europa una nuova capacità di essere protagonista rispetto a Stati Uniti e Cina. Treu ha inoltre invitato a selezionare pochi progetti coerenti tra loro e con la strategia europea, recanti indicazioni precise su tempi e costi, indirizzati esclusivamente a fini produttivi.

Aiuti di Stato, la Commissione approva un regime italiano di ricapitalizzazione. L’Italia ha acquisito la recente approvazione di un piano di ricapitalizzazione da 44 miliardi di euro, destinato ad aiutare le grandi imprese colpite dalla pandemia di coronavirus. La misura si inserisce tra quelle adottate al fine di fornire la risposta economica ritenuta fondamentale, coordinata degli Stati membri e delle istituzioni dell’UE, per attenuare le ripercussioni negative sull’economia dell’Ue. L’epidemia di Covid-19 diffusa in tutti gli Stati membri dell’Unione non ha prodotto solo una grave emergenza sanitaria per i cittadini e le società, ma anche un durissimo colpo alle economie del mondo e dell’Unione, che al di là degli effetti immediati sulla mobilità e sugli scambi commerciali, colpisce sempre più le imprese di tutti i settori e di tutti i tipi, le Pmi e le grandi imprese. L’impatto si ripercuote anche sui mercati finanziari mondiali, soprattutto per quanto riguarda la liquidità, con effetti avranno un impatto dirompente sull’economia dell’Unione nel suo complesso. In tale contesto, sostiene la Commissione, è opportuno che si possano adottare misure per incentivare le banche e gli altri intermediari finanziari a sostenere le attività economiche, motivo per cui gli aiuti concessi dagli Stati membri alle imprese, erogati attraverso le banche che agiscono come intermediari finanziari, che vanno a diretto beneficio delle imprese, e quelli concessi alle banche a per compensare i danni diretti subiti a causa dell’epidemia non hanno l’obiettivo di preservare o ripristinare la redditività, la liquidità o la solvibilità di un ente o di un soggetto. Per queste ragioni tali aiuti non rappresentano un sostegno finanziario pubblico straordinario (direttiva 2014/59/UE e Regolamento 806/2014) e non vengono valutati in base alle norme sugli aiuti di Stato applicabili nel settore bancario. E’ questo il panorama nel quale la Commissione europea ha approvato un regime italiano con una dotazione di bilancio complessiva di 44 miliardi di euro destinato a sostenere le grandi imprese colpite dalla pandemia di coronavirus, un regime che si articola in quattro misure approvate ai sensi del quadro temporaneo in materia di aiuti di Stato. E non sono stati considerati aiuti di Stato i circa 200 milioni che l’Italia intende concedere ad Alitalia per compensare le perdite subite a causa della pandemia, misura già approvata dalla Commissione europea, che li ha considerai compatibili con le norme dell’UE in materia di aiuti di Stato. Fonte: Parlamento europeo

Eurozona, qualche dato economico. Nel secondo trimestre il costo del lavoro è aumentato, +4,2% rispetto al +3,9% del primo trimestre. Nel renderlo noto, Eurostat evidenzia come nell’Eurozona il tasso di crescita annuale dei salari sale dal +3,9% del trimestre precedente al 5,2%. La percentuale dei posti vacanti nell’area euro e nella Ue, sempre nel secondo trimestre, è scesa all’1,6%: era 1,9% nel primo trimestre e 2,3% nel 2019. Sono risultate in diminuzione, nel mese di luglio, le esportazioni di beni dell’area euro verso il resto del mondo: i dati diffusi da Eurostat evidenziano un -10,4% rispetto a luglio 2019 (185 miliardi di euro rispetto a 207). Negativi anche i numeri delle importazioni dal resto del mondo, -14,3% rispetto a luglio 2019 (157 miliardi contro 183). Non va meglio per il commercio intra-euro, sceso dell’8,6% a luglio 2020.

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