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La Consulta tedesca sul QE e la risposta della Bce. Siamo giunti a una tappa importante della obiettivamente brutta querelle creata dalla Corte costituzionale della Germania, che lo scorso 5 maggio ha emesso una
sentenza che ha fatto tremare le fondamenta dell’Unione europea. Secondo la legge fondamentale tedesca, il programma di acquisti di titoli pubblici nell’ambito del Quantitative easing avviato dalla Banca centrale europea nel 2015 sotto la direzione di Mario Draghi è parzialmente incostituzionale. Ma non è tutto, perché dopo aver, di fatto, messo in dubbio l’eccesso di aiuti da parte della Banca centrale europea, i giudici costituzionali tedeschi hanno “intimato” alla Bce di fornire delucidazioni sui dettagli tecnici del piano di acquisti entro tre mesi, trascorsi i quali potrebbero scattare conseguenze importanti, come quelle che vedrebbero la Bundesbank non più autorizzata a partecipare al Qe, interrompere gli acquisti di titoli pubblici nazionali e vendere quelli acquistati in questi anni. E la reprimenda investe anche il Governo federale e il Parlamento tedesco, rei di non aver esaminato né dimostrato se le decisioni adottate dalla Bce per introdurre e attuare il Qe e le misure adottate fossero proporzionate. Secondo la Consulta, “il perseguimento incondizionato dell’obiettivo di politica monetaria del Qe, allo scopo di raggiungere un tasso di inflazione inferiore ma vicino al 2%, ignorando le implicazioni di politica economica del programma, ovviamente ignora il principio di proporzionalità”; inoltre, non è possibile stabilire se la Bce ha violato il diritto Ue, in assenza di ulteriori informazioni su come la Banca centrale abbia bilanciato l’impatto economico e fiscale rispetto ai propri obiettivi di politica monetaria, agendo autonomamente e quindi, in assenza di idonea documentazione, non è possibile effettuare un controllo giurisdizionale effettivo sul fatto che la Bce sia rimasta o meno nell’ambito delle sue competenze. Ciò significa che le misure in questione non potrebbero avere validità in Germania. La sentenza ha ovviamente innescato una serie di dichiarazioni, tra le quali segnaliamo il Direttore dell’istituto IFO di Monaco, secondo il quale la pronuncia equivale a una dichiarazione di guerra contro la Corte di giustizia europea, che nel 2018 aveva decretato la legalità del Qe sotto tutti gli aspetti. e l’ex Vicepresidente della Bce, che afferma che la Corte compie una distinzione ridicola fra politica monetaria e politica economica. E non si sono fatte attendere le reazioni. Intanto, dalla Commissione europea si ribatte che nel dicembre 2018 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che la Bce stava agendo nel suo mandato per la stabilità dei prezzi – in risposta proprio al ricorso dei giudici tedeschi che chiedevano chiarimenti – e che le sentenze della Corte Ue sono vincolanti per tutte le Corti nazionali, riaffermando quindi la supremazia del diritto comunitario. Ma la risposta più dura arriva dalla Presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen, che dopo aver ribadito che in materia di diritto comunitario l’unica competente è Corte di giustizia Ue, ha dichiarato che “… stiamo analizzando in dettaglio la sentenza della Corte costituzionale tedesca. E esamineremo i possibili passi successivi, che potrebbero includere l’opzione di una procedura di infrazione”, stante il contrasto giurisdizionale sorto fra la Corte costituzionale tedesca e la Corte di giustizia Ue: ergo, la sentenza della Corte costituzionale tedesca non è da considerarsi vincolante per l’Eurotower.
Più informazione e comunicazione. “L’informazione e la comunicazione sono cruciali per affrontare la crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia”. Questa è l’esortazione che i Vicepresidenti per la comunicazione del Parlamento europeo, Karas e Barley, hanno inviato ai Paesi membri invitandoli a fare di più per informare l’opinione pubblica nella lotta contro il coronavirus. Si ritiene necessario che le Autorità nazionali forniscano messaggi chiari, coerenti e in modo coordinato sulle misure di contenimento adottate, soprattutto nella fase di revoca dell’isolamento. E’ fondamentale, si legge nella nota, che le Autorità si impegnino a diffondere le azioni di assistenza avviate a livello europeo anche per contrastare la disinformazione e “le notizie false che sminuiscono i veri sforzi di mutuo supporto in questi tempi molto difficili e incerti”. Anche perché le iniziative adottate sono approvate dai membri del Parlamento europeo di tutti gli Stati membri e dai ministri di tutti i Governi nazionali. Le regole per tenere aperte le frontiere per le forniture mediche e alimentari, il sostegno alle imprese ed ai consumatori, fondi per l’agricoltura, l’industria aerea e il turismo, per promuovere la ricerca su vaccini e altro ancora, richiedono un approccio condiviso e risorse in comune.
La pandemia minaccia la stabilità dell’Unione monetaria. La previsione della Commissione europea per la crescita dell’Unione europea nel 2020 è del -7,4%, una congettura basata su ipotesi definite “benigne”, mentre si prevede un recupero nel 2021 del +6,1%, per cui a fine 2021 la produzione economica segnerebbe un -3% rispetto alle stime precedenti stime della Commissione europea. Ci sono timori per la tenuta dell’euro e la stabilità dell’Eurozona a causa di una recessione prolungata, in assenza di un Fondo di solidarietà europeo che dovrà puntellare la spesa pubblica degli Stati più colpiti. Secondo la Commissione, la crisi potrebbe causare a pesanti distorsioni nel mercato unico, con gravi controversie economiche, finanziarie e sociali tra i Paesi membri. Tali considerazioni discendono dalle situazioni di Spagna, Italia e Grecia, le nazioni con i debiti già più importanti.
L’iniziativa europea per il mondo contro il virus. Una importante iniziativa della Commissione Europea – Italia, Francia, Germania e Norvegia con il Consiglio europeo – che richiede risposte globali, ha visto l’annuncio di un piano di cooperazione globale per la ricerca di un vaccino contro il Covid-19: “World against Covid-19”. Si punta a raccogliere almeno 7,5 miliardi di euro per trovare al più presto un vaccino contro la pandemia per salvare milioni di vite. Un vaccino prodotto da tutto il mondo, per tutto il mondo, ha detto la Presidente Von Der Leyen. Tra i donatori anche la Bill & Melinda Gates Foundation, per creare un piano di lavoro affidabile per le diagnosi, i medicinali e i vaccini nel modo più rapido possibile. L’auspicio è di concretizzare uno sforzo mondiale e condiviso, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Banca Mondiale, la Wellcome Trust e i Globale Fonds e la Initiative Unitaid, specializzati, questi ultimi, nella lotta contro l’Aids e la tubercolosi.