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News dall’Europa

Progetti “di frontiera”, premiati quattro italiani. I Synergy Grant sono quei progetti che unificando le forze e le competenze di discipline diverse affrontano temi di frontiera, che non possono essere trattati singolarmente da un gruppo

di ricerca: alcuni dei temi affrontati sono, ad esempio, le nuove strategie contro il cancro, i cambiamenti climatici che creano fenomeni estremi, la previsione dei terremoti. In questo contesto sono stati 37 i progetti selezionati – e  finanziati con 363 milioni di euro – dal Consiglio Europeo della Ricerca (ERC, European Research Council), l’organismo dell’Unione europea che finanzia i ricercatori di eccellenza (di qualsiasi età e nazionalità) che intendono svolgere attività di ricerca di frontiera nei Paesi membri o in quelli associati. L’en plein dei progetti premiati lo ha fatto la Germania con 27 ricercatori per 22 progetti: a ruota la Gran Bretagna con 15 ricercatori per 12 progetti e la Francia con 18 ricercatori per 11 progetti), e ci sono anche quattro progetti italiani, presentati da ricercatori che lavorano nelle università di Torino, Milano Bicocca, nell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e nell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Fondi all’Italia per le alluvioni del 2018. L’Unione europea in aiuto delle Regioni colpite dalle alluvioni nel 2018 con uno stanziamento destinato al Dipartimento della Protezione civile, di poco superiore a 277 milioni di euro. Si tratta di denaro proveniente dal Fondo europeo di solidarietà destinato e quindi distribuito tra le 15 Regioni che hanno subito i danni più ingenti: Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, le Province autonome di Trento e Bolzano, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. I fondi potranno essere richiesti entro 18 mesi dall’assegnazione.

La Corte di Strasburgo sulle telecamere nascoste sul lavoro. Nel 2009 il direttore di un supermercato spagnolo sospettava di essere derubato dai dipendenti e, avendo subito un furto significativo (oltre 80.000 euro in 5 mesi), ha installato delle telecamere a circuito chiuso nascoste senza comunicarlo ai lavoratori: le telecamere all’uscita del negozio erano visibili, quelle puntate sulle casse erano nascoste e dopo dieci giorni sono state rimosse. Le riprese hanno filmato 14 persone, fra addetti alle casse e alle vendite, che avevano rubato dei prodotti: sono stati licenziati. Il caso è arrivato alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo, che con la sentenza del 17 ottobre 2019 ha rovesciato la pronuncia di primo grado del 2018 e sancito quanto segue: il datore di lavoro che ha il fondato sospetto di essere derubato e che ha subito perdite ingenti può collocare delle telecamere nascoste per la videosorveglianza senza avvertire i dipendenti. Oltre che il diritto spagnolo, secondo il quale i lavoratori del supermercato avrebbero dovuto essere informati dell’installazione, i ricorrenti hanno richiamato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo in merito al rispetto della vita privata e familiare. Secondo i giudici della Corte europea il mancato avvertimento del direttore è stato motivato dal ragionevole sospetto di una grave colpa e dalla perdita economica subita: il controllo è stato considerato proporzionato e la sua condotta legittima e non lesiva della privacy. Per la Corte di Strasburgo, quindi, la videosorveglianza occulta è ammessa “solo come extrema ratio, con modalità spazio-temporali tali da limitare al massimo l’incidenza del controllo sul lavoratore”, ma non può mai diventare una prassi ordinaria. Le motivazioni sono state condivise dal Garante italiano della Privacy, secondo il quale “La sentenza della Grande Camera della Corte di Strasburgo se da una parte giustifica, nel caso di specie, le telecamere nascoste, dall’altra conferma però il principio di proporzionalità come requisito essenziale di legittimazione dei controlli in ambito lavorativo”.

Seggiolini antiabbandono, varata la norma e premiato il brevetto italiano. Con la firma del Ministro dei Trasporti sul decreto che prevede l’obbligo di installare dispositivi salva-bimbi sui seggiolini per le auto e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, scatta l’obbligatorietà di tali dispositivi per tutte le macchine che trasportano bambini fino a 4 anni. Per agevolare l’acquisto dei dispositivi è stato istituito un apposito fondo che eroga un contributo di 30 euro per ogni dispositivo acquistato, mentre chi non rispetta l’obbligo può subire anche il ritiro della patente. La misura, varata a seguito della drammaticità dei purtroppo numerosi casi di cronaca, era stata approvata in Parlamento lo scorso anno, poi frenata da ritardi burocratici che ne hanno ritardato l’attuazione, ha finalmente ricevuto il semaforo verde dalla Commissione europea e dal Consiglio di Stato. Il brevetto di quello che risulta essere il primo dispositivo antiabbandono è di una start up emiliana ed è stato premiato dalla Commissione nel corso di una cerimonia dedicata alla sicurezza dei prodotti (Fonte: ilsole24ore.com).

Licenze, no a prodotti ottenuti da processi biologici. Il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione 2019/2800 con la quale condanna un’altra volta, dopo averlo fatto 3 anni fa con un’altra risoluzione, la decisione dell’Ufficio brevetti europeo (EPO, European Patent Office) di accettare tra i brevetti anche quelli per piante, caratteristiche autoctone e sementi ottenuti mediante procedimenti biologici. Nella risoluzione si sostiene che poiché la selezione vegetale è un processo innovativo eseguito abitualmente dagli agricoltori, i prodotti ricavati da tecniche di selezione biologiche dovrebbero essere esclusi dalla brevettabilità. L’Europarlamento ha quindi chiesto alla Commissione Ue di interpretare la direttiva e di circoscriverne al più presto l’ambito di applicazione.

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