News dall’Europa
Bruxelles, stime di crescita dell’Italia in rialzo. La Commissione Ue rivede al rialzo le stime di crescita, riconosce gli sforzi compiuti dal Governo su riforme strutturali e sofferenze bancarie, certifica le attese per una ripresa più importante di quanto si pensasse pochi mesi fa ma avverte che nel medio periodo la crescita sarà bassa. Secondo le stime il Pil italiano dovrebbe crescere dell’1,5% quest’anno e dell’1,3% nel 2018, mentre le previsioni pubblicate a maggio parlavano di +0,9% per il 2017 e +1,1% nel 2018%, ma si segnala un iter calante, visto il +1% del 2019. Nel frattempo la Commissione promuove l’Italia, plaudendo al contenimento del rapporto deficit/Pil sotto la soglia del 3%, in linea con il patto di stabilità e crescita: nel 2017 il rapporto sarà al 2,1% (-0,1% rispetto alle stime di maggio), nel 2018 all’1,8% (2,3% previsto a maggio), per tornare a crescere al 2% nel 2019. Le dolenti note vengono dal debito, che non scenderà sotto al 130% in rapporto al Pil, anche se la Commissione europea rileva miglioramenti negli sforzi di riduzione delle passività. A fine 2017 il rapporto debito/Pil dovrebbe attestarsi al 132,1%, un punto in meno rispetto alle attese di sei mesi fa (133,1% a maggio), mentre nel 2018 dovrebbe scendere al 130,8% e al 130% nel 2019. Seppure ancora alta, la disoccupazione è minore rispetto alle stime di maggio, quando l’Ue prevedeva un tasso dell’11,5% a fine 2017 e dell’11,3% per il 2018: dati in ribasso anche in questo campo, con la disoccupazione prevista all’11,3% per il 2017 (-0,2%), al 10,9% per il 2018 (-0,4%) e un ulteriore ribasso al 10,5% nel 2019. Ma nonostante la Commissione riconosca che “la ripresa dell’economia italiana ha accelerato nel 2017, sostenuta dalla domanda interna ed esterna” e da una crescita occupazionale “sostenuta dalle recenti riforme del mercato del lavoro”, siamo ancora di fronte a “basse aspettative di crescita nel medio termine”, con le incertezze dovute alle sofferenze bancarie e agli effetti delle riforme strutturali che non fanno pensare a una crescita strutturale. Le stime della Commissione sono state accolte con soddisfazione dal Ministro dell’Economia, Padoan, che ha sottolineato come vengano riconosciuti la ripresa economica e il miglioramento dei conti pubblici. Secondo il Commissario agli Affari economici, Moscovici, poi, “In Italia la ripresa è vera, si è sulla strada giusta”; pur riconoscendo un andamento più lento di quello del resto d’Europa, parla di un risultato come quello di quest’anno, con un +1,5%, che “era da molto che non si vedeva”. (Fonte: eunews.it)
Pressione fiscale, siamo al top. Per noi Italiani l’ultimo rapporto della Commissione europea – “Taxation Trends in the European Union 2017” – non è certo una novità, ma purtroppo una conferma: dal 2005 al 2015 la pressione fiscale ha registrato l’aumento più alto in Europa, dopo la Grecia. L’incidenza della tassazione è aumentata del 3,2%, più del doppio della zona euro e più del triplo della Ue a 28), subito dopo la Grecia dove l’aumento è stato del 4,5%. Nel 2015 la tassazione in Grecia è stata del 25,7% del Pil, 45 miliardi di euro in valori assoluti, contro il 30,2% dell’Italia, quasi impercettibilmente meno del 2014 (30,3%, dunque -0,1%). Nello stesso intervallo decennale 2005-2015, in Germania +2,3% di aumento e in Francia +2,2%. E poteva andare peggio, se in questi ultimi anni non si fosse provveduto a evitare gli aumenti dell’aliquota IVA con la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia… in ogni caso, con il nostro 22% siamo sul terzo gradino del podio, dopo il 25% della Danimarca e il 23% dell’Irlanda, mentre la Germania è bloccata al 19% dal 2007 e la Francia al 20% da 4 anni.
Moscovici: “In Italia ripresa vera, è sulla strada giusta”
In aumento il reddito delle famiglie. Secondo i dati Eurostat, nel secondo trimestre la crescita del reddito reale pro capite delle famiglie della zona euro risulta in crescita. Nel secondo trimestre, tra aprile e giugno, si è registrato un aumento dello 0,7% che segue quello dello 0,1% del trimestre precedente. Nell’Unione europea la crescita dello 0,9% ha seguito il calo del primo trimestre dello 0,4%.
Uber: per l’Avvocato Generale è un servizio di trasporti. Nello scorso mese di maggio l’Avvocato generale della Corte di Giustizia ha pubblicato le proprie conclusioni nell’ambito della causa tra un’associazione di tassisti di Barcellona e la locale Uber, nelle quali si legge che la piattaforma digitale di Uber, sebbene innovativa, dovrebbe essere considerata come un’impresa di trasporti. La causa si inserisce nel panorama ricco di animosità, per usare un eufemismo, che ha accolto l’arrivo di Uber in Europa, in netto contrasto con la positiva accoglienza degli utenti. Nel 2014 i tassisti catalani hanno chiesto la condanna di Uber per concorrenza sleale, argomentando che gli autisti non hanno autorizzazioni e licenze previste per i tassisti regolari. Il Tribunale ha rinviato alla Corte di Giustizia per la qualificazione del colosso americano in base al diritto Ue. L’Avvocato generale ha evidenziato che secondo le Direttive 2015/1535/EC, (2000/31/EC, e-commerce) e 98/34/CE, è definibile come “information society service” un servizio prestato a distanza, dietro retribuzione, su richiesta individuale e per via elettronica. Se Uber – che è un servizio misto con una componente digitale e una fisica – fosse classificato come tale, imporre l’obbligo di licenze e autorizzazioni sarebbe contrario al principio di libera prestazione dei servizi. Se invece ricadesse nella definizione di servizio di trasporto descritto nella Direttiva 2006/123/EC – che esclude dal proprio ambito di applicazione proprio i servizi di trasporto – la scelta sulla regolamentazione del servizio spetterebbe ai Paesi membri. Secondo l’Avvocato generale Uber non rientra in nessuna delle due categorie: a) gli autisti non hanno un’attività indipendente da quella della piattaforma, che è indispensabile per ricavare proventi e per le condizioni di erogazione; b) il servizio di trasporto fisico prevale sulla componente elettronica. Inoltre, non può essere considerato come semplice intermediario fra conducenti e passeggeri, nè come una piattaforma di car-pooling visto che il cliente decide la destinazione e paga una tariffa. Dunque, Uber non può essere classificato come information society service, ma rappresenta “un sofisticato sistema di organizzazione e gestione di trasporto urbano”. Da parte sua, Uber continua ad auto-definirsi come servizio della società dell’informazione, che facilita il contatto e la transazione fra due soggetti privati. La decisione, comunque, non è ancora definitiva – lo sarà entro fine anno – e l’opinione dell’Avvocato Generale non vincola la Corte di Giustizia, che di norma, però, ne rispetta le opinioni. (Fonte: rivistaeuropea.eu)
Il debito dei Governi in calo, se rapportato al Pil. La ripresa economica dell’Eurozona nel 2017 ha determinato la riduzione del rapporto tra debito pubblico e Pil nel periodo tra aprile e giugno. Il debito complessivo dei Governi dell’area euro è infatti all’89,1% del Pil nel secondo trimestre, in diminuzione rispetto all’89,2% del primo trimestre 2017. La situazione generale induce a un cauto ottimismo, anche se in Italia, Francia e Spagna le percentuali risultano ancora superiori alla media.
Economia, migliora la fiducia. La Direzione generale degli Affari economici e finanziari della Comunità europea (DG ECFIN) a settembre registra un risultato record in 10 anni: la fiducia nell’economia dell’Eurozona migliora nettamente. L’indice di misura è salito a 113 punti dai 111,9 di agosto, a fronte delle attese degli analisti che erano per un livello a 113,4. Viene inoltre segnalato in progresso anche un clima affari (1,34 punti rispetto all’1,08 del mese precedente), in linea con le attese. Queste le componenti dell’indice: la fiducia dei consumatori migliora leggermente (-1,2 punti da -1,5), si rafforza il clima nell’industria (a 6,6 punti da 5), in progresso i servizi (a +15,3 punti da +15,1), migliorano le costruzioni (a -1,7 punti da -3,3) e accelera il commercio al dettaglio (a +3 punti da +1,6).