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Imposizione minima per le multinazionali: rafforzare cooperazione e scambio di informazioni. Il Consiglio Ue ha raggiunto un accordo politico su una nuova direttiva che migliorerà la cooperazione amministrativa nel settore fiscale (DAC9), al fine di rafforzare la cooperazione e lo scambio di informazioni sull’imposizione minima effettiva per le società, affinché i gruppi multinazionali di imprese e i gruppi nazionali su larga scala
adempiano meglio agli obblighi di dichiarazione imposti loro dal secondo pilastro dell’accordo globale dell’OCSE/G20, norme entrate a far parte del diritto dell’Unione nel 2022. Questo accordo internazionale è stato concluso per evitare l’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili, garantendo, appunto, un’imposizione minima effettiva per le grandi società. Le imprese interessate disporranno di un formato unico per la presentazione delle informazioni pertinenti e le autorità fiscali degli Stati membri collaboreranno strettamente per lo scambio delle informazioni. La DAC9 aggiorna la vigente direttiva europea relativa alla cooperazione amministrativa, ampliando le norme in materia di trasparenza fiscale: semplifica gli obblighi di comunicazione per le grandi imprese, migliora lo scambio di dati tra le autorità fiscali e si allinea alle norme sul livello di imposizione fiscale minimo globale. La nuova direttiva definisce inoltre un formulario tipo sull’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili, che le multinazionali e i grandi gruppi nazionali saranno tenuti a utilizzare per comunicare le informazioni di natura fiscale necessarie per garantire il corretto funzionamento del sistema di aliquota minima dell’imposta sulle società. L’utile dei grandi gruppi multinazionali e nazionali o delle grandi imprese con un fatturato annuo complessivo pari ad almeno 750 milioni di euro dovrebbe essere assoggettato a un’aliquota d’imposta che non potrà essere inferiore al 15%. Gli Stati membri dovranno attuare la DAC9 entro il 31 dicembre 2025. La direttiva permette alle multinazionali di far sì che la dichiarazione sulle imposte integrative sia presentata a livello centrale, per l’intero gruppo, dall’entità controllante capogruppo o dell’entità designata a presentare la dichiarazione, invece di obbligare ciascuna società che fa parte di un gruppo multinazionale di imprese a presentare una dichiarazione sulle imposte integrative a livello locale in ciascuna giurisdizione in cui ha sede.
In vigore la riforma dell’IVA unionale. Dopo un percorso iniziato con la proposta della Commissione europea dell’8 dicembre 2022, e concluso con l’adozione definitiva da parte del Consiglio Ecofin del 5 novembre 2024, dal 14 aprile 2025 è entrata ufficialmente in vigore la riforma dell’IVA unionale (Vida, VAT in the Digital Age). Si tratta di un insieme di norme – contenute in una direttiva (2006/112/CE) e due regolamenti (n. 2025/517 e n. 2025/518) – che rinnovano la gestione dell’IVA a livello europeo, un pacchetto di misure che modernizzano il sistema dell’IVA europea adeguandolo alle esigenze dell’era digitale. La riforma introduce nuove procedure digitali finalizzate a semplificare gli adempimenti per le imprese e a rafforzare la lotta contro le frodi IVA e il cosiddetto VAT Gap, tramite l’estensione della fatturazione elettronica e la creazione di un meccanismo centralizzato di scambio automatico delle informazioni fiscali: è l’avvio di una grande trasformazione degli obblighi IVA intracomunitari e della gestione del commercio elettronico. I Paesi membri potranno introdurre l’obbligo di fatturazione elettronica domestica per i soggetti passivi stabiliti nel proprio territorio, senza necessità di autorizzazione preventiva da parte della Commissione europea e, riguardo i nuovi regolamenti, sono immediatamente applicabili misure come il rafforzamento dei controlli sulle operazioni effettuate nell’ambito del regime IOSS, l’estensione ad alcuni servizi digitali (in particolare quelli trasmessi in streaming) delle regole già previste per i servizi di telecomunicazioni, teleradiodiffusione ed elettronici), rispetto alla individuazione del luogo di imposizione IVA.
Importanti novità nel sistema doganale Ue. Due nuovi regolamenti europei – il Regolamento delegato 2024/2514 e il Regolamento di esecuzione 2024/2145 – introducono modifiche significative nel sistema doganale dell’Unione europea, puntando sull’efficienza del sistema di scambio di certificati attraverso il Single Window Environment dell’Unione europea per le dogane (EU CSW). Il Regolamento delegato, che modifica il precedente n. 2022/2399, individua i dati da condividere attraverso il sistema di scambio di certificati all’interno del SWE e riscrive l’elenco delle attività non doganali dell’Unione gestite attraverso questo ambiente, realizzando un trasferimento automatico delle informazioni tra le autorità doganali e quelle non doganali quando un operatore economico presenta una dichiarazione doganale o di riesportazione che comporta la necessità di completare specifiche formalità non doganali dell’Unione. Il regolamento specifica quali dati devono essere condivisi per ogni formalità non doganale, elencando le diverse formalità non doganali dell’Unione. Il Regolamento di esecuzione stabilisce un insieme di norme per sincronizzare i regimi doganali e di riesportazione con le decisioni amministrative delle autorità partecipanti. Vengono regolamentate anche la gestione automatizzata delle quantità, la correzione o annullamento retroattivo delle dichiarazioni doganali e l’intervento manuale sulle quantità in circostanze straordinarie.
Dalla Bce un altro taglio dei tassi. Con effetto dallo scorso 23 aprile, i tassi sui depositi bancari, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono stati ridotti, rispettivamente, al 2,25%, 2,40% e 2,65%. Come anticipato dagli analisti, e previsto dai mercati, il Consiglio direttivo della Banca centrale ha applicato un’altra riduzione di altri 25 punti base sui tre principali tassi di interesse di riferimento. Confermando l’obiettivo del 2% di inflazione a medio termine, la decisione discende da un’attenta valutazione delle prospettive economiche dell’Eurozona, che tiene conto dell’andamento dell’inflazione e delle varie turbolenze internazionali che continuano a pesare sull’economia. Secondo il Consiglio direttivo, negli ultimi mesi l’inflazione di fondo e l’inflazione dei servizi hanno evidenziato un evidente alleviamento. Come si legge nel comunicato stampa pubblicato dopo la riunione, la decisione di ridurre il tasso sui depositi scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria; “Il processo disinflazionistico è ben avviato e l’andamento dell’inflazione ha continuato a rispecchiare le attese dei nostri esperti; a marzo sono diminuite sia l’inflazione complessiva sia quella di fondo. Anche l’inflazione dei servizi ha segnato una marcata attenuazione negli ultimi mesi. La dinamica delle retribuzioni si sta moderando e i profitti stanno parzialmente assorbendo l’impatto sull’inflazione di una crescita salariale tuttora elevata. L’economia dell’area dell’euro ha acquisito una certa capacità di tenuta agli shock mondiali, ma le prospettive di espansione si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali”. La Bce ha anche precisato che i portafogli del Programma di acquisto di attività (PAA) e del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) si stanno riducendo a un ritmo misurato, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.