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La Bce riduce i tassi di interesse sui depositi dello 0,25%. Dopo aver aumentato il costo del denaro per l’intero anno 2023, per porre un freno all’inflazione riducendone la circolazione, e la riduzione nel giugno 2024, nello scorso mese di luglio la Banca centrale europea ha confermato la valutazione precedente del Consiglio direttivo circa le prospettive di inflazione a medio termine e, di conseguenza, ha mantenuto invariati i tassi di interesse di riferimento, con i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, marginale e sui depositi presso la Banca centrale,
rispettivamente, al 4,25%, 4,50% e 3,75%. Con una decisione unanime nel corso della riunione del 12 settembre, al fine di stimolare l’economia europea la Bce ha ridotto i tassi di interesse sui prestiti di 25 punti base, il che in si traduce in un -0,25% per il tasso di riferimento nell’eurozona. Diminuisce anche il differenziale tra il tasso sui rifinanziamenti e quello sui depositi, con il primo che diminuisce di 60 punti base. Alla luce di questa decisione di politica monetaria, quindi, abbiamo: il tasso di riferimento principale scende dal 4,25 al 3,65%, il tasso marginale dal 4,50 al 3,90% e il tasso sui depositi dal 3,75 al 3,50%. La Banca centrale conferma al 2,5% indicato a giugno la stima sull’inflazione nell’area euro per l’anno in corso, mentre rimane al 2,2% per il 2025 e all’1,9% per il 2026. Ha infine rivisto in leggero calo le stime di crescita rispetto alle proiezioni di giugno: nel 2024 il Pil crescerà dello 0,8%, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026.
Il certificato di esenzione IVA diventa digitale. Nel contesto dell’attuazione del progetto di digitalizzazione dell’IVA, nello scorso mese di luglio la Commissione europea ha predisposto una proposta di modifica della Direttiva IVA 2006/112/CE, finalizzata a introdurre un certificato elettronico di esenzione da IVA, che sostituirà la versione cartacea e che gli Stati membri dovranno utilizzare dal 1° luglio 2026 (nel settore delle accise la modalità digitale c’è già). Per un periodo transitorio che terminerà il 30 giugno 2030 – durante il quale potrà essere messa a punto la relativa procedura – sarà possibile continuare a utilizzare la versione cartacea. Tra i vantaggi previsti anche la riduzione degli oneri amministrativi a carico delle aziende, poiché il certificato elettronico non comporta costi di attuazione supplementari, e l’eliminazione delle distinzioni fra operazioni nazionali e transfrontaliere. In presenza di determinate condizioni, l’esenzione dall’imposta è prevista per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi nei seguenti casi: relazioni diplomatiche e consolari, per alcune istituzioni europee, come la Bce, ecc.
Imprese, le tasse del nuovo piano green. Tra gli obiettivi del Green Deal europeo, che punta a combattere i cambiamenti climatici e il degrado ambientale trasformando l’Ue in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, ci sono: la riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e lo stop definitivo a tali emissioni nel 2050. Nell’ambito del nuovo piano fiscale europeo 2024, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e decarbonizzazione, e mentre la Commissione continua la revisione della direttiva Energy Tax, un contributo importante può venire dalle politiche fiscali. Alcune misure sono già operative come il meccanismo di aggiustamento della Carbon Tax alle frontiere (il Carbon Border Adjustment Mechanism-CBAM), in vigore dal maggio 2023: lo scorso mese di ottobre ha preso il via una fase sperimentale, che continuerà fino a tutto il 2025. Per quanto concerne l’anno in corso, mentre si pensa alla tassazione delle attività di estrazione delle risorse naturali, gli importatori di beni devono dichiarare le emissioni dei prodotti, i dati verranno elaborati e sarà realizzato un modello definitivo di dichiarazione delle emissioni entro il 2026. Continua, nel frattempo, l’azione di appoggio al Consiglio Ue sulla revisione della direttiva Energy Tax, che si propone di applicare il carico fiscale sulle fonti di energia più inquinanti. Nel mirino della politica fiscale comunitaria, inoltre, troviamo la riforma della tassazione sulle imprese e l’IVA digitale, la riforma internazionale dell’imposta sulle società e l’Unione doganale.
Recepite le direttive Ue contro l’evasione IVA. Nell’ambito del recepimento nel nostro ordinamento tributario delle direttive europee contro l’evasione fiscale negli acquisti transfrontalieri, il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo di attuazione della direttiva UE 2020/284 che introduce nuovi obblighi per i prestatori di servizi di pagamento in relazione agli acquisti transfrontalieri. L’obiettivo dichiarato è la lotta all’evasione fiscale in materia di IVA nelle vendite di beni o servizi a consumatori finali localizzati in altri Stati dell’Unione europea. In particolare, per le transazioni intra-Ue, per i prestatori dei servizi di pagamento (Psp) scattano nuovi obblighi, tra i quali: conservazione dei dati degli acquisti transfrontalieri sui beneficiari dei pagamenti delle transazioni tra Paesi dell’Unione o tra questi e i Paesi terzi; trasmissione dei dati in loro possesso all’Agenzia delle entrate per inserirli nel sistema centrale di informazioni sui pagamenti per poterli incrociare e contrastare le frodi IVA. Per chi non rispetterà tali obblighi saranno applicate le sanzioni per omessa o irregolare conservazione della documentazione fiscale e di omessa o irregolare trasmissione della documentazione richiesta dall’Amministrazione finanziaria. Sempre riguardo al contrasto dell’evasione IVA, sono stati presentati i risultati di “Bellerophon”, un’operazione congiunta con otto Paesi membri, coordinata dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), nel corso della quale, a seguito di controlli mirati è stata accertata un’evasione dell’imposta di oltre 18 milioni di euro.