News dall’Europa
La Bce conferma il ritorno a una politica espansiva. Nella riunione dello scorso 11 aprile i tassi d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Banca centrale sono rimasti invariati, rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4%, ma c’è di nuovo che la Bce si è ufficialmente dichiarata pronta a ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria.
La riduzione dovrebbe essere operata a giugno, senza un vincoli a un particolare percorso di riduzione e continuando a seguire “un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione”. Sarà decisiva la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo riguardo alle prospettive di inflazione e – ha dichiarato la Presidente lagarde – “… se l’intensità della trasmissione della politica monetaria accrescesse ulteriormente la sua certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo» del 2%, sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria”. Secondo le ultime stime l’inflazione, scesa dal 2,6 di febbraio al 2,4% di marzo, dovrebbe centrare l’obiettivo del 2% nel 2025.
La riforma delle regole di bilancio, il nuovo Patto di stabilità. Le norme di bilancio dell’Unione europea sono state sospese a seguito delle ripercussioni economiche innescate dalla pandemia di Covid-19 dopo di che, nell’aprile 2023 la Commissione ha presentato la riforma, composta da tre atti legislativi: il regolamento che istituisce il nuovo braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita, il regolamento che modifica il braccio correttivo del Comitato politico e di sicurezza e la direttiva che definisce, modificandole, regole requisiti per i conti pubblici dei Paesi membri. Le nuove regole sono state approvate definitivamente un anno dopo, lo scorso 29 aprile. Tra le novità, tutte le spese nazionali per il cofinanziamento dei programmi finanziati dall’Ue saranno escluse dal calcolo delle spese di un governo, creando così incentivi agli investimenti. Gli Stati con un debito eccessivo saranno tenuti a ridurlo in media dell’1% l’anno se il loro debito è superiore al 90% del Pil, e dello 0,5% se è tra il 60% e il 90%. In base alle nuove norme, vengono concessi 3 anni supplementari oltre ai 4 standard per raggiungere gli obiettivi di un piano nazionale. Tutti i Paesi dovranno presentare piani a medio termine con i loro obiettivi di spesa e l’indicazione di come saranno intrapresi gli investimenti e le riforme: quelli con livelli elevati di disavanzo o debito riceveranno orientamenti sugli obiettivi di spesa.
Approvato l’accordo per il bilancio 2025. Il Consiglio ha raggiunto un accordo sugli orientamenti per il bilancio dell’Ue per il 2025, che ha un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la realizzazione degli obiettivi a lungo termine e delle priorità politiche concordate. Il bilancio annuale stabilisce tutte le spese e le entrate relative a un esercizio, prevede il finanziamento delle politiche e dei programmi in linea con le priorità politiche e gli obblighi giuridici dell’Unione. Viene confermata l’importanza di continuare a offrire la solidarietà dell’Unione nei confronti del popolo ucraino e risposte alle crisi correlate. Il bilancio deve fornire risorse sufficienti per garantire l’attuazione dei programmi dell’Unione e rispettare gli impegni già assunti nell’ambito del Quadro finanziario pluriennale (QFP).
La Corte dei Conti Ue boccia la Commissione per i ritardi nel recupero delle spese irregolari. Nel biennio 2021-2022 si è registrato un aumento dal 3% al 4,2% del bilancio per il tasso di fondi spesi indebitamente. Lo evidenzia una recente indagine della Corte dei Conti, che richiama all’ordine e alle sue responsabilità la Commissione in merito alle attività di controllo finanziario e, in particolare, per quanto riguarda il recupero delle spesse irregolari e dei fondi indebitamente erogati, che fra il 2014 e il 2022 sono stati pari a 14 miliardi di euro. Nello stesso periodo è risultato che almeno il 75& dell’ammontare totale degli ordini di riscossione è stato saldato, ma dopo lunghi ritardi. Il recupero dei fondi comporta la restituzione totale o parziale delle somme erogate a un organismo o a un beneficiario che non hanno rispettato i requisiti previsti per i finanziamenti. A fronte di una precisa quanto rapida registrazione delle spese irregolari, si segnalano, ritenendoli eccessivi, gli oltre due anni trascorsi dal completamento delle attività finanziate e ritenute a posteriori non idonee, e risulta troppo alta, tra l’1 e l’8%, la percentuale degli importi da recuperare che, invece, vanno perduti, soprattutto per i fondi destinati all’agricoltura. La Corte ha stimato che passano dai 14 ai 23 mesi dal completamento delle attività finanziate per emettere una richiesta di restituzione, ai quali si aggiungono dai 3 ai 5 mesi per il recupero dei fondi.