ECONOMIA

Istat, Mezzogiorno: Pil e occupazione con il segno più

Nel 2015 il prodotto interno lordo del Sud Italia è cresciuto più della media nazionale (+0,7%) – registrando la prima variazione positiva dopo sette anni consecutivi di calo – e risultano buoni anche i dati sull’occupazione: nel Mezzogiorno +1,5% contro il +0,6% italiano.

Nel rapporto pubblicato a giugno l’Istat rileva che “Il Sud Italia registra il primo recupero del Pil dopo sette anni di cali ininterrotti”, spiegando che nel 2015 il Pil italiano ha “registrato un aumento in linea con quello nazionale nel Nord-Est (+0,8%), più modesto nel Centro (+0,2%) e lievemente superiore alla media nazionale nel Nord-Ovest (+1,0%) e nel Mezzogiorno (+1,0%)”. Per quanto riguarda l’occupazione, i nuovi occupati al Sud sono più del doppio rispetto alla media nazionale: la crescita nel Mezzogiorno è trascinata, oltre che dal risultato positivo dell’agricoltura, dal marcato incremento nei settori del commercio, dei pubblici esercizi, dei trasporti e delle telecomunicazioni (+2,7%) e nelle costruzioni.

L’incremento maggiore dell’effetto positivo anche nell’occupazione si registra proprio nelle regioni meridionali (+1,5%), seguite da quelle del Nord-Ovest e del Centro (in entrambe +0,5%), mentre il Nord-Est segna un calo dello 0,5%.

Grazie anche alla ripresa del Mezzogiorno, si ha un risultato molto positivo per il comparto agricolo (+7,3%), dunque, ma crescono anche i settori del commercio, dei pubblici esercizi, dei trasporti, delle telecomunicazioni (+2,6%) e delle costruzioni (+1,4%).

 

Agricoltura avanti tutta, tiene l’industria

Grazie al boom dell’agricoltura, il Pil del Mezzogiorno tocca l’1%, avanti a tutti nel Paese. Tiene anche il Nord-ovest e, con più moderazione, il centro. Anno nero invece per il Nord-est dove l’occupazione è calata dello 0,5% e il numero degli occupati è in calo rispetto all’anno precedente.

Anche al Centro la crescita è spinta decisamente dall’agricoltura (+5,6%), mentre fatica a ripartire negli altri servizi (+0,9%). Diminuisce invece decisamente nel settore delle costruzioni (-4,1%) e in modo più contenuto nei servizi finanziari, immobiliari e professionali (-0,4%) e nell’industria (-0,2%).

L’industria fa invece da traino per la crescita del Nord-Ovest, dove il settore agricolo è in sofferenza (-0,9%), mentre a guidare il Pil al +1% è il comparto industriale (+1,6% il valore aggiunto del settore), insieme alle costruzioni (+1,2%) e i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+1,5%).

A contrassegnare l’andamento negativo delle zone orientali del Nord Italia è proprio il settore delle costruzioni (-2,7%), che unito alla sofferenza dei servizi trascina l’area in retrovia rispetto alle altre regioni italiane per Pil e occupazione. Qui i risultati più postivi continuano ad arrivare dall’industria in senso stretto (+2,6%) e dall’agricoltura, tutto sommato salda al (+1,0%).

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Marcia indietro per la speranza di vita

Un precedente rapporto Istat diffuso in aprile, “Noi Italia”, informa che al 1° gennaio 2015 c’erano 157,7 anziani ogni 100 giovani e 55,1 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa. Di contro, secondo le stime relative al 2015, per la prima volta negli ultimi 10 anni la speranza di vita alla nascita indietreggia, con un calo di 0,2 punti per gli uomini (80,1) e 0,3 per le donne (84,7): nel Mezzogiorno i valori della speranza di vita si confermano al di sotto della media nazionale.

Sempre al Sud, risulta molto al di sotto della media nazionale il Pil pro-capite , che con 16.761 euro è quasi il 50% in meno di quello del Nord-Ovest (30.821) e del Nord-Est (29.734 euro).

I dati pubblicati sono relativi al 2014, per cui non includono quelli del 2015, anno in cui a livello nazionale il Pil è salito dello 0,8%.

 

Né studio, né lavoro

Nello stesso rapporto l’Istat sottolinea che “Sono oltre 2,3 milioni (il 25,7% del totale) i giovani 15-29enni che nel 2015 non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa”, evidenziando che la percentuale è più alta fra le donne (27,1%) e nel Mezzogiorno (in Sicilia e Calabria si arriva quasi al 40%). Numeri pesanti, ma comunque in lieve diminuzione rispetto al 2014, quando i giovani che non studiavano e non lavoravano erano il 26,5%: per quanto minimo, si tratta del primo calo dall’inizio della crisi. Per quanto riguarda il titolo di studio, solo uno su quattro tra chi ha da poco superato i trenta anni risulta laureato: nel 2015, rileva l’Istituto di statistica, “il 25,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario, un livello di poco inferiore al 26% stabilito come obiettivo per l’Italia ma lontano dal 40% fissato per la media europea”.

 

Il lavoro a termine

In merito all’incidenza del lavoro a termine, “Sale al 14% nel 2015, più alta nelle Regioni meridionali (18,4%) rispetto al Centro-Nord (12,5%)”, toccando il livello più alto dal 2004 (nel 2014 l’incidenza era del 13,6%). Discorso occupazione: “Nel 2015 risultano occupate oltre 6 persone in età 20-64 anni su 10, ma è forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) come il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno”. Nella classifica europea relativa al 2014 soltanto Grecia, Croazia e Spagna registrano tassi di occupazione più bassi del nostro, mentre in testa si piazza saldamente la Svezia con il suo 74%, che risulta il valore più elevato.

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