ECONOMIA

Istat, i dati su inflazione e disoccupazione

L’occupazione è in aumento nel primo mese del nuovo anno: lo comunica l’Istituto Nazionale di Statistica, che segnala 30.000 persone in più che hanno trovato un lavoro (+ 0,1% e +236.000 occupati rispetto al gennaio 2016), ma solo nella fascia degli ultracinquantenni: risultano purtroppo in aumento gli inattivi tra i giovani.

La situazione, dunque, appare sostanzialmente analoga a quella descritta nel nostro articolo di febbraio (“Aumentano i giovani disoccupati e gli adulti occupati”), che commentava i dati contenuti nella Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione, pubblicata da Ministero del Lavoro, Istat, Inps e Inail: nel documento, infatti, si segnalava il notevole aumento del tasso di disoccupazione alla fine del 2016, la crisi del mercato del lavoro per la fascia d’età tra i 15 e i 24 anni e l’aumento dell’occupazione rilevato tra le donne e gli over 50.

Rimane stabile il tasso di disoccupazione, il rapporto fra le persone che cercano un impiego sul totale della forza lavoro, che resta all’11,9% rilevato a dicembre.

Positiva la diminuzione (dal 39,2% al 37,9%) della disoccupazione giovanile – tra 15 e 24 anni – mentre preoccupa il dato relativo all’aumento dei giovani inattivi, quelli che non hanno un impiego e non lo cercano: i valori assoluti dicono che ci sono stati 30.000 disoccupati in meno nella fascia giovanile, ma 30.000 inattivi in più, con un saldo dei nuovi occupati pari a zero: l’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari al 10,1%, in calo di 0,6 punti percentuali rispetto a dicembre.

Si conferma lo “strano” fenomeno – che strano non è, se si considerano l’invecchiamento della popolazione e gli effetti della legge Fornero – che determina l’aumento dell’occupazione e i dati Istat lo illustrano bene. Abbiamo visto che nella fascia 15-24 anni l’aumento è pari a 0, in quella 25-34 ci sono 6.000 persone in meno, cui si aggiungono i 4.000 in meno nella fascia 35-49 anni: l’unico incremento, per di più importante, si registra per le persone di età compresa fra i 50 e i 64 anni, che sono 40.000 in più.

Anche al netto dell’invecchiamento della popolazione, secondo l’Istat – che in una nota dichiara: “Si conferma quindi il ruolo predominante degli ultracinquantenni nello spiegare la crescita degli occupati, anche per effetto dell’aumento dell’età pensionabile” – l’occupazione che cresce solo tra i meno giovani si spiega con l’effetto delle riforme pensionistiche.

In aumento anche gli occupati a tempo indeterminato, mentre calano quelli a termine: in base alla tipologia di occupazione, a gennaio ci son stati meno lavoratori dipendenti, per una diminuzione dei contratti a termine (-28.000), ma 21.000 lavoratori stabili in più. Contribuiscono invece alla crescita complessiva i lavoratori autonomi – collaboratori, imprenditori, liberi professionisti, partite Iva, ecc. – che son stati 36.000 in più.

 

Un anno dopo

Il tasso di occupazione è risultato pari al 57,5%, rispetto a dicembre +0,1%. Su base annua, rispetto a gennaio 2016, gli occupati in più sono 236.000. L’aumento riguarda i lavoratori dipendenti – +193.000, dei quali 136.000 a termine e 57.000 permanenti) e gli indipendenti (+43.0000), riguarda entrambe le componenti di genere e si concentra fra gli ultracinquantenni (+367.000) e i giovani di età compresa fra 15 e 24 anni (+27.000). Nello stesso periodo, però, sono aumentati i disoccupati (+4,2%, +126.000) e sono diminuiti di 461.000 unità gli inattivi.

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Il posto fisso non c’è più

L’Osservatorio sul precariato INPS sono emersi i dati sulla base dei nuovi rapporti di lavoro nell’anno 2016, che confermano l’inefficacia delle misure adottate dal Governo per contrastare il lavoro precario e incentivare il lavoro stabile. I freddi numeri dicono che lo scorso anno le nuove assunzioni a tempo indeterminato hanno avuto un calo costante, scendendo dagli oltre 2.000.000 del 2015 a poco più di 1.250.000. Sono risultati invece un aumento i nuovi contratti a termine (+222.000), le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato (quasi 1.650.000), i rapporti di lavoro di apprendistato (+29.000) e i voucher lavoro (oltre 133 milioni, contro i 108 milioni nel 2015), che sono in crescita anche a gennaio 2017 di oltre 300.000 unità rispetto al gennaio 2016 e di oltre 2 milioni rispetto al gennaio 2015. In totale, alla fine dell’anno scorso nel settore privato i rapporti di lavoro attivi (saldo tra assunzioni e cessazioni) risultavano aumentati di 340.000 unità rispetto al 2015, quando l’incremento complessivo era stato di +628.000 unità rispetto al 2014.

La frenata delle assunzioni a tempo indeterminato (e delle trasformazioni, -35,4%) del 2016 è attribuibile anche al forte aumento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, ultimo anno in cui erano in vigore le agevolazioni dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni.

 

Aumenta il fatturato servizi

Nel quarto trimestre del 2016 l’indice del fatturato dei servizi in Italia cresce dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Lo rende noto l’Istat, secondo cui la variazione congiunturale positiva si registra per il commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+1,3%), grazie soprattutto all’apporto del commercio di autoveicoli (+4,7%). In aumento, sempre nel quarto trimestre, anche il settore dei servizi di informazione e comunicazione (+0,3%), mentre rallentano le agenzie di viaggio e i servizi di supporto alle imprese (-2,0%), i servizi di alloggio e ristorazione (-1,7%) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (-0,2%).

Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente l’indice generale del fatturato dei servizi registra un aumento dell’1,3%. Nella nota dell’Istituto di Statistica si legge che “Nel complesso del 2016 il fatturato cresce dell’1,5% rispetto all’anno precedente. Gli aumenti più consistenti riguardano il commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+12,7%) e le attività di ricerca, selezione e fornitura di personale (+5,2%). Le flessioni maggiori si osservano per il trasporto marittimo e per via d’acqua (-4,7%) e le attività di supporto per le funzioni di ufficio (-3,5%)”.

 

Inflazione a +1,5% su base annua

A febbraio l’Istat rileva un balzo in avanti dell’inflazione, con l’indice dei prezzi al consumo che aumenta dello 0,3% su base mensile dell’1,5% su base annua, il dato migliore dal marzo 2013 e in decisa accelerazione rispetto a gennaio, (+1%).

La spinta in avanti viene impressa dalle componenti merceologiche, in particolare gli alimentari non lavorati (+8,8% rispetto al +5,3% di gennaio) e i beni energetici non regolamentati (+12,1%, da +9,0% del mese precedente), oltre che dall’aumento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,4%, da +1% di gennaio).

L’inflazione acquisita per il 2017 risulta +1% e salgono i prezzi per il carrello della spesa: i beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dell’1,1% su base mensile e del 3,1% su base annua (era +1,9% a gennaio). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano dello 0,7%, con una crescita su base annua del 3,2%, dal +2,2% del mese precedente.

 

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