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In Italia

Moody’s: Italia, le stime sul Pil + 1,3%. Analizzando la forte ripresa in Europa, trascinata dalla Germania, l’Agenzia internazionale Moody’s promuove a pieni voti il Belpaese e rivede al rialzo le previsioni sull’incremento per il 2017 e per il 2018. Le stime di crescita salgono all’1,3% rispetto alle precedenti previsioni, ferme allo 0,8% per quest’anno e all’1% per il prossimo. Il miglioramento è collegato “alla politica monetaria e di bilancio e a una ripresa più forte nell’Ue”. Nonostante le previsioni, comunque, l’Italia è uno dei paesi europei che crescerà meno, mentre risultano in crescita anche i Pil di Germania – +2,2% nel 2017 e +2% nel 2018 – e Francia (+1,6% per entrambi gli anni). Secondo gli analisti di Moody’s, “I robusti indici basati sui sondaggi nei Paesi dell’area dell’euro suggeriscono che la crescita dovrebbe accelerare nel corso dell’anno, mentre l’indicatore di fiducia dei consumatori è al livello massimo in 16 anni e questo è positivo per una ripresa guidata dai consumatori”. A fronte di un rallentamento della crescita negli Usa, secondo il rapporto, le economie del G20 cresceranno a un tasso annuo di poco oltre il 3% nel 2017 e nel 2018.

 

Ancora un miglioramento per la produzione industriale. Con un altro scatto in avanti a luglio, la produzione registra un tasso di crescita tendenziale del 4,4%, con l’industria che traina la crescita, in particolare con macchinari e automobili. Dati positivi da fabbricazione di macchine e attrezzature (+8%), produzione alimentare (+6,9%), beni di consumo durevole (+6,2%) e beni strumentali (+5,9%). Il Presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, evidenzia che “l’alimentare ha finalmente colmato il gap di produzione sul 2007 e viaggia su livelli pre-crisi confermandosi settore trainante. Ancora una volta l’industria alimentare italiana si conferma la punta di diamante dell’intero comparto industriale del nostro Paese”. Commenti positivi anche dal Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che parla di “un nuovo segnale positivo della ripresa del sistema manifatturiero italiano” e della “scelta di eliminare gli incentivi inefficaci introducendo delle agevolazioni fiscali automatiche e non collegate ad una specifica dimensione o settore industriale”.

 

Ape volontaria, firmato il decreto. Si chiude l’ultimo tassello della riforma pensionistica contenuta nella Legge di stabilità 2017. Dopo la firma del decreto attuativo per l’Ape social (lo scorso 22 maggio), è arrivata – dopo numerosi slittamenti – anche quella dell’Ape volontaria, apposta dal premier Gentiloni il 4 settembre, con l’accesso in via retroattiva dal 1° maggio scorso. Prevista in via sperimentale per il 2017 e il 2018, è una forma di anticipo pensionistico, si può chiedere a 63 anni di età con 20 anni di contributi versati, al massimo tre anni e sette mesi prima della pensione di vecchiaia. E’ quindi operativa la misura con la quale i lavoratori che lo decideranno potranno andare in pensione fino a tre anni e sette mesi prima, con un assegno ridotto per finanziare il prestito che permette l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Rispetto al testo iniziale, il tasso di interesse netto applicato al prestito finanziato dalle banche e protetto da una polizza assicurativa dovrebbe salire dal 2,5 al 3,5%: il prestito verrà restituito in 20 anni, con rate mensili, pagando un interesse che comprende anche il costo dell’assicurazione e al netto della detrazione a carico dello Stato, che finanzia il 50% del costo per interessi e polizza.

 

Fabbisogno statale a 40 miliardi. Nel mese di agosto il settore statale ha registrato un fabbisogno di un miliardo di euro, con un miglioramento di quasi 5,8 miliardi rispetto ai circa 6.800 miliardi dello stesso mese 2017. Nei primi otto mesi il fabbisogno si attesta a poco oltre 40 miliardi, circa 9,9 miliardi in più rispetto al medesimo periodo del 2016, in linea con le previsioni del Def 2017. In una nota il Ministero dell’Economia evidenzia che “Il risultato del mese di agosto ha beneficiato sia dell’incasso dalla definizione agevolata della cartelle (cosiddetta rottamazione), per un importo attualmente stimato in 1.800 milioni, sia del completamento dei versamenti dell’autoliquidazione slittati dai mesi precedenti. Nel complesso, gli incassi fiscali sono aumentati di quasi 7.300 milioni rispetto al corrispondente mese del 2016”.

 

Segnali positivi dal mercato immobiliare. I risultati dell’indagine della Banca d’Italia sul mercato delle abitazioni in Italia, svolto presso 1.300 agenzie immobiliari nel secondo trimestre, evidenziano alcuni aspetti interessanti: diminuisce la pressione al ribasso delle quotazioni, la domanda si stabilizza e sale l’ottimismo degli agenti immobiliari. Riguardo la domanda, i segnali di stabilizzazione si riferiscono al numero di potenziali acquirenti ed ai margini di sconto sul prezzo inizialmente richiesto dal venditore, mentre un lieve aumento interessa i tempi di vendita. Il sondaggio sottolinea, inoltre, che i finanziamenti tramite mutui ipotecari coprono quasi l’80% delle compravendite: risulta superiore al 70% il rapporto fra prestito e valore dell’immobile. Rispetto al secondo trimestre 2016 gli agent hanno manifestato aspettative più favorevoli sulle prospettive del mercato nel breve e medio termine, sia nel proprio territorio di lavoro sia a livello nazionale.

 

 

Il processo tributario è telematico in tutta Italia. Dallo scorso 15 luglio è stato infatti esteso, con le nuove procedure informatiche del contenzioso, all’intero territorio nazionale, comprese le Commissioni tributarie ubicate in Val D’Aosta, Marche e nelle Province autonome di Trento e Bolzano. In tutta Italia, quindi, si potrà accedere al sistema informativo della Giustizia Tributaria (S.I.Gi.T.) per il deposito telematico degli atti e documenti processuali già notificati alla controparte attraverso il portale dedicato Giustiziatributaria.gov.it. Tramite il portale tutti gli attori del Ptt – giudici tributari, contribuenti, professionisti e enti impositori registrati – possono consultare online il fascicolo processuale con tutti gli atti e i documenti a cui sono interessati.

 

Lavoro, le aziende cercano di nuovo personale. Secondo una stima preliminare dell’Istat le imprese tornano a cercare personale: nel secondo trimestre 2017 la quota di posti di lavoro vacanti, infatti, raggiunge lo 0,9%, il livello massimo dal 2010, rispetto al primo trimestre +0,1%. L’analisi è riferita ai settori dell’industria e dei servizi con almeno 10 dipendenti. Un segnale decisamente positivo dal mondo del lavoro, rileva l’Istat, perché significa, appunto, che mancano i lavoratori di cui c’è bisogno per soddisfare la richiesta. L’Istat definisce posti vacanti quelli “retribuiti che siano nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di diventarlo, per i quali il datore di lavoro cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell’impresa interessata e sia disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo”.

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