DIGITALE FISCALITA

Editoria digitale, dalla Ue ancora no all’IVA ridotta

In tutta Europa il libro o la rivista cartacea beneficia delle aliquote minime, mentre quello online, considerato prestazione di servizi e non cessione di beni, sconta l’aliquota ordinaria.

Alla fine dello scorso mese di luglio, stante la necessità di modificare la direttiva IVA, le istituzioni comunitarie hanno intrapreso una pubblica consultazione per la riduzione dell’IVA sull’editoria online.

L’obiettivo? Conoscere il punto di vista di operatori commerciali, associazioni di categoria e consumatori privati sulla futura estensione dell’agevolazione tributaria alle pubblicazioni, in qualunque versione fornite. Attualmente, infatti, ai fini della tassazione IVA l’editoria in formato cartaceo non è accomunata a quella digitale, visto che i libri su supporto fisico scontano l’aliquota ridotta o super-ridotta, mentre gli e-books sono ancora soggetti all’imposizione ordinaria.

Nel contesto del Piano d’azione sull’IVA (COM 2016 n. 148), la Commissione europea ha pubblicato un questionario volto, appunto, a conoscere il parere dei destinatari interessati rispetto a un’eventuale modifica normativa che preveda la tassazione IVA agevolata dell’editoria digitale.

L’Unione europea ha riconosciuto che l’applicazione di aliquote differenti tra i beni e i servizi fisici e digitali, non prendendo in considerazione l’evoluzione tecnologica costantemente in atto in tutti i campi della vita quotidiana, risulta non in linea con quella che è la situazione reale.

Al fine di rimediare a questa diversità – che è culturale e fiscale al tempo stesso – le istituzioni comunitarie avevano in programma di proporre entro la fine dell’anno in corso, nell’ambito del disegno finalizzato a realizzare il mercato unico digitale (COM 2016 n. 192), una proposta atta a garantire la tassazione ridotta anche per le pubblicazioni on line, come avviene per quelle cartacee.

 

Marcia indietro?

E’ doveroso dire “Avevano in programma” perché l’8 settembre, Juliane Kokott, Avvocato generale della Corte di giustizia europea, a seguito di una precisa richiesta di intervento ha confermato la validità delle direttiva riguardante il sistema comune dell’IVA, affermando che è legale escludere l’IVA ridotta su libri, riviste e giornali online.

La direttiva “incriminata” sancisce che i Paesi membri possono applicare un’aliquota d’imposta ridotta a giornali, riviste e libri pubblicati in forma cartacea, mentre le pubblicazioni digitali scontano l’aliquota regolare, fatta eccezione per i libri digitali diffusi a mezzo di un supporto fisico, come può essere un Cd-rom.

Dunque, la risposta a quanti eccepivano una disparità di trattamento è che tale disparità non esiste, per cui un libro può subire una tassazione diversa da quella riservata a un e-book, con buona pace di chi intendeva superare l’attuale un regime fiscale ritenendolo discriminatorio per la lettura.

 

La richiesta polacca

L’intervento della Corte di giustizia europea è stato sollecitato dalla Corte costituzionale della Polonia, coinvolta a sua volta dal difensore civico polacco in merito alla legittimità di quanto previsto dalla direttiva 47/2009 sull’IVA: non essendo riuscita a trovare le risposte, l’Alta corte di Varsavia si è rivolta alla Corte di giustizia europea.

Nella risposta fornita dall’Avvocato generale si legge che le norme vigenti consentono di applicare regimi IVA differenti perché, di fatto, siamo in presenza di due mercati differenti e che “in considerazione dei costi di distribuzione notevolmente diversi, esiste una differenza sostanziale tra le pubblicazioni in forma cartacea e quelle in formato digitale per quanto concerne i bisogni di promozione, e quindi lo scopo perseguito dall’aliquota ridotta per le pubblicazioni”, che consiste nella promozione dell’educazione del cittadino europeo attraverso la lettura di libri, riviste e giornali.

 

L’incertezza regna sovrana

In sostanza, i diversi costi di distribuzione spiegano le norme differenti, per cui di tratta di una diversità di trattamento che “oggi è giustificata”, il che non equivale a dire che le cose non potranno essere cambiate, ma la decisione spetterà a qualcun altro. Secondo la Corte di giustizia europea “non esiste necessariamente” concorrenza fra la versione digitale su supporto fisico e quella cartacea. Risulta evidente che l’esistenza o meno di tale tipo di concorrenza è legata a fattori che possono essere diversi, da Stato a Stato, il che certifica l’assenza di un quadro normativo ben definito, come si evince dalla dichiarazione della Kokott quando sostiene che “a fronte di una situazione di fatto caratterizzata da un tale grado d’incertezza, spetta in primo luogo al legislatore dell’Unione, nell’ambito del suo potere legislativo discrezionale, e non alla Corte, la complessa valutazione circa l’esistenza di un rapporto di concorrenza nell’insieme del territorio dell’Unione”. E fino a quando tale incertezza non sarà fugata, continuerà a essere legittimo applicare l’aliquota IVA normale su giornali, libri e riviste digitali.

Il tutto non fa che aumentare i problemi nel comparto dell’editoria, che è già in difficoltà.

Del resto, il problema non è “antico”, ma si era già palesato, visto che a novembre 2014, proprio a seguito della bocciatura europea, il Ministro della Cultura Franceschini presentava un emendamento alla legge di stabilità 2015 sostenendo che “Un libro è un libro indipendentemente dal suo formato, l’imposta su quelli elettronici al 4% è una battaglia giusta”. In Europa Francia e Lussemburgo non hanno comunque rispettato la direttiva, applicando l’aliquota ridotta all’editoria online, con il conseguente richiamo all’ordine della Corte di Giustizia, e anche l’Italia ha concesso l’aliquota ridotta a libri e pubblicazioni in formato digitale.

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