ECONOMIA

Draghi, il quantitative easing prosegue: sostegno all’economia anche dopo marzo 2017

In una recente conferenza stampa di Francoforte, dopo la riunione dei vertici della Banca Centrale Europea riguardo a una eventuale tempistica sul futuro del quantitative easing (Qe), resta confermato il piano di riacquisto dei titoli di Stato da parte della Bce per sostenere l’economia, con i tassi fermi ai minimi storici e nessuna decisione e dibattito sull’allargamento o lo sviluppo del programma. Nell’occasione il Presidente Mario Draghi, dopo aver spiegato che l’argomento “non è stato discusso” e che “Un’interruzione improvvisa degli acquisti è improbabile”, ha ribadito che il programma di acquisti di 80 miliardi di bond durerà “fino a marzo 2017 o oltre, se necessario”, in ogni caso finché non rileverà un aggiustamento duraturo dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione.

I dati dell’ultimo mese hanno sorpreso in positivo: “la ripresa delle quotazioni petrolifere, sostenuta dall’accordo Opec, potrebbe favorire il conseguimento dell’obiettivo di inflazione”.

Draghi ha poi detto che il Consiglio dei Governatori della Bce ha incaricato i comitati “di valutare le opzioni per assicurare una corretta attuazione del nostro programma di acquisto”, che le indagini evidenziano come “il credito stia raggiungendo le imprese non finanziarie e la nostra politica è stata molto effettiva” e che “Il credito sta crescendo costantemente dal 2014, la trasmissione della politica monetaria non ha mai funzionato meglio di oggi”. La politica monetaria sta dando i suoi frutti – ha proseguito – e spetta ai governi agire di più attraverso la realizzazione di riforme strutturali e in investimenti.

Della eventuale proroga del Qe e di una sua maggiore flessibilità o estensione se ne riparlerà nella prossima riunione del Consiglio direttivo, a dicembre, quando sarà possibile individuare meglio le valutazioni per i mesi successivi, quando – ha ricordato Draghi – il Consiglio avrà a disposizione anche le nuove previsioni economiche dei tecnici, che riguarderanno anche il 2019.

The European Central Bank's headquarters (ECB) is pictured in Frankfurt/Main, Germany, on January 22, 2015. The European Central Bank will purchase 60 bn euros of bonds per month until end September 2016, Draghi announced. AFP PHOTO / DANIEL ROLAND (Photo credit should read DANIEL ROLAND/AFP/Getty Images)

 

Le banche

Confermato, dunque, a 80 miliardi di dollari il piano di acquisti mensili di titoli, il Presidente ha dichiarato che il Direttivo della Bce è “conscio che i tassi di interesse negativi avranno conseguenze problematiche per le banche”, ma che “bisogna essere pazienti, devono restare bassi perché la ripresa prosegua, così alla fine avranno un effetto positivo anche per i bilanci della banca”.

Quindi ha dispensato una bacchettata rivolta alle banche, aggiungendo che “finora non si sono registrati effetti negativi sui bilanci delle banche”, che la capacità di erogare prestiti “non è condizionata dai tassi ai minimi” e che i tassi negativi “non possono diventare una giustificazione per qualsiasi cosa non vada nel mondo bancario”.

 

I tassi

Per quanto riguarda il costo del denaro, l’Eurotower ha lasciato invariati i tassi d’interesse: il principale tasso sulle operazioni di rifinanziamento alle banche rimane fermo al minimo storico dello 0%, quello sui depositi delle banche stesse presso la Bce resta a -0,4% e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginali allo 0,25%.

E l’Istituto centrale si aspetta che “si mantengano su un livello pari o inferiore a quello attuale per un prolungato periodo di tempo”.

Secondo la Bce, infatti, i tassi di interesse resteranno al livello attuale o più basso per un periodo prolungato, anche dopo la fine del piano di quantitative easing, che resta finora fissata a marzo 2017. Il Consiglio della Banca è convinto che “i tassi negativi funzionano e non minacciano il meccanismo di trasmissione della politica monetaria”, visto che i tassi attuali hanno creato un’inflazione aggiuntiva dell’1,4% e una crescita aggiuntiva pari all’1,3%. Draghi ha inoltre asserito che non si deve dare troppa importanza al calo della domanda di prestiti in Italia e Spagna, poiché gli ultimi dati, che segnalano la diminuzione, arrivano “dopo una lunga sequenza di dati positivi” e che la Banca centrale non guarda ai singoli Paesi ma al dato aggregato.

 

Pil, inflazione e lavoro

Inoltre Draghi, anche alla luce dell’aggiornamento delle previsioni per inflazione e Pil, ha affermato che “non ci sono cambiamenti sostanziali per cambiare l’azione della Bce”. Le variazioni delle previsioni macroeconomiche rispetto a quelle elaborate a giugno sono quasi impercettibili: il Pil 2016 passa da 1,6 a 1,7% e quello del 2017 scende da 1,7% a 1,6%.

Praticamente invariate anche le stime sull’inflazione: 0,2% nel 2016, 1,2% nel 2017 e 1,6% nel 2018. L’economia dell’area euro segna ripresa molto lenta, insomma, e viene definita “solida, ma lo scenario base rimane soggetto a rischi al ribasso. I dati suggeriscono una crescita del terzo trimestre simile a quella del secondo, rimaniamo impegnati a difendere un livello molto alto di politica monetaria accomodante”.

Secondo gli esperti della Bce, l’esito della consultazione nel Regno Unito sulla Brexit ha causato una riduzione della domanda estera e anche “un piccolo impatto” sugli indicatori di fiducia e incertezza. Per quanto concerne il lavoro, Draghi ha detto che sarebbe molto preoccupante se l’attuale bassa inflazione arrivasse ai salari, sottolineando gli indubbi vantaggi derivanti da una loro maggiore crescita, riconoscendo che rimane la necessità di un “supporto sostanziale da parte della politica monetaria”.

Desidero ricevere in abbonamento gratuito il vostro periodico FiscotoDay