Dal FMI allarme corruzione: vale oltre il 2% del Pil mondiale
La corruzione, un danno gravissimo all’economia mondiale, contro il quale è sempre più urgente intervenire.
Nel rapporto intitolato “Corruption: Costs and Mitigating Strategies”, gli analisti del Fondo Monetario Internazionale scrive che la corruzione, con il suo “impatto corrosivo”, minaccia la crescita e lo sviluppo economico, e segnala che “Sebbene sia difficile da misurare adeguatamente, un’idea delle dimensioni di questo fenomeno può essere data dalle tangenti pagate ogni anno sia nei Paesi in via di sviluppo sia nelle economie avanzate. Una recente stima mette il costo annuale solo delle tangenti a circa 1.500-2.000 miliardi di dollari, circa il 2% del Pil globale”.
Si tratta, quindi, del tentativo di quantificare il fenomeno, pur con la consapevolezza che la stima è per difetto.
Ma c’è qualcosa – se possibile – di più preoccupante, in quanto sebbene “i costi economici diretti della corruzione siano ben noti, i costi indiretti potrebbero essere ancora più sostanziali e debilitanti, portando a una crescita bassa e a una maggiore ineguaglianza dei redditi”.
Il Fondo Monetario riporta i dati pubblicati in uno studio di Price Waterhouse Coopers del 2013, secondo il quale la corruzione ha reso i costi dei progetti pubblici più alti mediamente del 13% in otto Paesi europei, con Spagna, Francia, Italia, e Olanda compresi fra questi, con spese pubbliche inutili e minori entrate che si traducono in “deficit fiscali maggiori e in un accumulo sostanziale del debito”; dati che confermano, sostanzialmente, quelli contenuti in un rapporto del 2012 di Transparency International, nel quale si affermava che la corruzione aveva svolto un ruolo significativo nella crisi del debito dell’Eurozona.
Christine Lagarde, Direttore generale dell’FMI, ha spiegato che il Fondo è stato “attivamente coinvolto nell’aiutare i suoi membri a mettere a punto e a implementare strategie anti-corruzione” per far ripartire la crescita, visto l’effetto “funesto” che la corruzione produce sull’economia.
Sono stati individuati quattro aspetti sui quali intervenire con decisione: devono essere adottati standard internazionali sulla trasparenza fiscale e finanziaria; deve essere rafforzato lo stato di diritto con la minaccia credibile di un’azione penale; servono deregulation e semplificazione; occorre un impianto legale chiaro, con governi, banche centrali e leader politici in grado di rappresentare un esempio e garantire un’azione decisiva da adottare al momento necessario.
Secondo il documento del Fondo le tangenti, che purtroppo coinvolgono economie consolidate e Paesi emergenti, sono responsabili di “crescita bassa” e favoriscono l’evasione fiscale e “portano una maggiore diseguaglianza dei redditi”; inoltre – si legge sempre nel rapporto – creano anche “disincentivi per i contribuenti nel versare le tasse” e riducono “l’impeto di uno stato a raccogliere tasse perché in paesi altamente corrotti e dipendenti dagli aiuti, l’incentivo a mobilitare entrate a livello locale può essere basso”.
Zona Euro, frena l’attività industriale
Secondo quanto riportato da Eurostat (l’Istituto di Statistica dell’Unione europea), si è registrato un vigoroso quanto inatteso calo della produzione industriale dell’Eurozona, con una diminuzione mensile mensile dello 0,8%. I dati risultano peggiori di quelli che gli analisti si aspettavano, cisto che le proiezioni segnalavano un aumento dello 0,1%.
Su base annua la produzione ha avuto un incremento dello 0,2%, dopo il precedente +1% e anche in questo caso il dato reale è più basso delle previsioni, che indicavano un +1,1%.
Nei paesi OCSE in calo la disoccupazione, in Italia…
In leggera discesa la disoccupazione nell’area OCSE, che si conferma sui minimi degli ultimi due anni: nel mese di marzo il tasso di disoccupazione è sceso al 6,4% dal precedente 6,5%.
Ci sono 39,7 milioni di persone senza lavoro, circa 9,1 milioni in meno rispetto all’apice negativo toccato nel gennaio 2013, ma ancora in aumento di 7,2 milioni rispetto ai minimi dell’aprile 2008, subito prima della crisi.
In calo anche la disoccupazione dei giovani di età fra i 15 e i 24 anni, che si attesta al 13,1% rispetto al 13,2% di febbraio. L’Organizzazione segnala un calo del tasso di disoccupazione dell’area Euro, che si attesta al 10,2% dal 10,4% del mese precedente. Negli Stati Uniti il tasso è sceso al 5% e in Giappone al 3,2%, mentre fra le economie dell’Eurozona in Germania il tasso cala al 4,2% (4,3%) e in Francia al 10% (10,2%), mentre in Spagna è sceso al 20,4% dal 20,5%. In Italia, al momento in cui scriviamo, il numero degli occupati torna a calare rispetto al mese di giugno (-63.000), interrompendo così il trend positiva dei 4 mesi precedenti: lo rileva l’Istat, che sottolinea, ciò nonostante, che rispetto allo stesso mese del 2015, ci sono 266.000 occupati in più (+1,2%). La diminuzione, che su base mensile riguarda gli uomini e in misura maggiore le donne, coinvolge sostanzialmente i lavoratori autonomi (-68.000), mentre restano invariati i dipendenti.
Industria, la produzione non cresce
A marzo 2016 la produzione industriale italiana segna una variazione nulla rispetto a febbraio e un + 0,5% rispetto a marzo 2015. Secondo quanto comunicato dall’Istat i dati parlano di un calo dello 0,4% nell’anno, mentre nel primo trimestre la produzione aumenta dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% rispetto all’anno precedente.
Il dato mensile presenta una sola variazione positiva nell’energia (+1,2%), mentre diminuiscono i beni strumentali (-1,6%), i beni intermedi (-1,2%) e i beni di consumo (-0,7%). In termini tendenziali, invece, a marzo si registra un solitario aumento per i beni strumentali (+4,3%), con variazioni negative per l’energia (-2,8%), i beni di consumo (-2,2%) e i beni intermedi (-0,3%).
Tra i vari comparti, nello stesso mese i settori che registrano la maggiore crescita tendenziale sono la fabbricazione di macchinari e attrezzature (+7,3%), la fabbricazione di mezzi di trasporto (+1,9%) e le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (+1,6%). Le diminuzioni più importanti si hanno nei prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-6,5%), nel tessile, abbigliamento, pelli e accessori (-6%) e nella fornitura di energia, gas, vapore e aria (-2,4%). Per quanto riguarda la produzione di autoveicoli, a marzo cresce del 2,4% rispetto all’anno precedente, segnando quindi una decelerazione rispetto agli aumenti a due cifre registrati dalla fine del 2014: nel primo trimestre l’indice risulta in aumento dell’11,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Secondo la Confindustria, a marzo la produzione industriale è in recupero dello 0,2% rispetto a febbraio, mentre nel successivo mese di aprile ha un incremento è stato 0,1% rispetto a marzo: una lieve diminuzione, rispetto al +0,3% di marzo nei confronti di febbraio. Un andamento, in base agli indicatori ISTAT sulla fiducia nel manifatturiero, che fa presupporre una tendenza positiva dell’attività anche nei prossimi mesi, pur senza accelerazioni significative.
Nel primo trimestre 2016, dunque, la produzione industriale è aumentata dello 0,8%, rispetto al quarto trimestre 2015, nel quale la crescita era risultata nulla rispetto a quello precedente: grazie a questo andamento la variazione congiunturale acquisita per il secondo trimestre 2016 è di +0,1%.
Nel raffronto con aprile 2015, al netto del differente numero di giornate lavorative, secondo il Centro Studi Confindustria la produzione nello stesso mese di quest’anno è avanzata dell’1,4%: in marzo c’era stato, sempre su base annua, un aumento dell’1,3%.
Secondo l’analisi continuano anche gli ordini a crescere, segnando in volume un incremento dello 0,4% in aprile su marzo (-0,8% su aprile 2014), mentre a marzo erano aumentati dello 0,4% rispetto a febbraio (+0,5% sui 12 mesi).
Per l’Istat il Pil italiano è invariato
L’Istat rende noto che nel secondo trimestre del 2016 il Pil italiano è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente, confermando le stime congiunturali dello scorso 12 agosto. Nel secondo trimestre 2016 le statistiche dell’Istituto sul Pil mostrano incrementi congiunturali per il valore aggiunto di agricoltura (0,5%) e servizi (0,2%), mentre diminuisce quello dell’industria (-0,6%).
Consumi fermi e investimenti in calo nel secondo trimestre del 2016. La situazione nel periodo aprile-giugno indica, per la domanda interna, consumi stazionari (aumento dello 0,1% dei consumi delle famiglie e flessione dello 0,3% della spesa della PA) e investimenti fissi lordi in calo dello 0,3%. Secondo il Ministro dell’Economia, Padoan, il Pil sta crescendo, mentre per il premier Renzi “Il deficit in Italia è il più basso degli ultimi dieci anni e continuerà a scendere”.