EUROPA

Bce, inflazione e quantitative easing, Draghi a tutto campo

Nell’ultimo Bollettino economico mensile la Banca Centrale Europea conferma l’attuale passo della politica monetaria e che per tutto l’anno proseguirà l’acquisto di titoli di Stato, spiegando come non ci sia un vero e proprio aumento dei prezzi generalizzato.

Il Consiglio direttivo della Bce, quindi, “continuerà a guardare oltre le variazioni dell’inflazione misurata sullo Iapc qualora siano valutate temporanee e senza implicazioni per le prospettive per la stabilità dei prezzi nel medio termine. L’inflazione complessiva è aumentata, in larga misura sulla scorta di effetti di base dei prezzi dell’energia, ma le pressioni sull’inflazione di fondo restano contenute”. A dicembre per l’Eurozona l’inflazione, al netto di alimentari ed energia, era allo 0,9%, ma “non ha evidenziato segnali convincenti di una tendenza al rialzo”; per la crescita “è atteso un ulteriore consolidamento”, ma i rischi “restano orientati al ribasso”.

Ne consegue che i tassi d’interesse resteranno ai livelli attuali, o più bassi per un periodo di tempo esteso e l’acquisto di titoli del debito pubblico da parte della Bce, il quantitative easing, continuerà per tutto il 2017 “o anche oltre se necessario”, al ritmo di acquisti pari a 60 miliardi al mese. La Bce annuncia che “se le prospettive diventassero meno favorevoli o se le condizioni finanziarie risultassero non in linea con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione, il Consiglio direttivo è pronto a incrementare il programma di acquisto di attività in termini di entità o durata”. Secondo l’Eurotower per l’espansione economica ci sarà un ulteriore consolidamento, anche perché “la trasmissione delle misure di politica monetaria sta sostenendo la domanda interna e favorendo il processo di ridimensionamento dell’indebitamento in atto. Le condizioni finanziarie molto favorevoli e i miglioramenti della redditività delle imprese seguitano a promuovere la ripresa degli investimenti”.

Nel Bollettino si legge, inoltre, che “I sostenuti incrementi dell’occupazione, legati anche alle passate riforme strutturali, forniscono sostegno ai consumi privati aumentando il reddito disponibile reale delle famiglie. Al contempo, vi sono segnali di una ripresa globale più forte”. Secondo un’indagine di inizio gennaio le previsioni di crescita del Pil del settore privato riviste sono modeste rispetto ai dati di inizio ottobre e indicano una crescita intorno all’1,5% tra il 2017 e il 2019.

 

I timori di Draghi

Il Governatore della Bce, Mario Draghi, considera il Trattato di Maastricht “Una decisione coraggiosa. Con l’euro abbiamo forgiato legami che sono sopravvissuti alla peggiore crisi economica. Ora è facile sottostimare questo impegno”. Dopo aver ricordato “le insicurezze che emergono nelle democrazie occidentali e i timori per immigrazione, globalizzazione e cambiamento sociale”, ha affermato che “una politica commerciale decisa in comune dà all’Europa una reale influenza nei negoziati globali, sia negli accordi che possono ottenersi bilateralmente che nello stabilire regole multilaterali nell’Organizzazione mondiale del commercio”.

Nel corso di un’audizione al Parlamento europeo, la risposta a una domanda sulla possibilità di un ritorno al protezionismo a livello globale è stata la seguente: “Guardiamo con preoccupazione a annunci di potenziali misure protezionistiche. L’Ue è stata creata sulle basi del libero scambio, dovremo giudicare quando vedremo quello che è stato annunciato. Diversamente da una percezione diffusa, le condizioni economiche dell’eurozona sono stabilmente migliorate, ma i rischi per le previsioni dell’eurozona restano al ribasso e sono prevalentemente legati ai fattori globali”.

I benefici delle misure adottate dalla Bce superano “chiaramente i potenziali effetti collaterali”, ha proseguito Draghi, sottolineando che quanto fatto “è stato chiave nel sostenere la ripresa in corso, le nostre misure hanno giocato un ruolo chiave nel preservare la stabilità nell’eurozona, e questo include la stabilità finanziaria”.

Dichiarazioni a tutto campo, quelle del numero uno della Bce, che ha ricordato agli europarlamentari che la moneta unica “ci tiene uniti in tempi di chiusure nazionali”, dichiarazioni che arrivano dopo quelle neo protezionistiche del Presidente Usa Donald Trump e di Marine Le Pen che prospetta l’uscita della Francia dall’Eurozona. Sempre a proposito del Trattato di Maastricht, ha poi sottolineato che con la divisa unica “abbiamo forgiato legami che sono sopravvissuti alla peggiore crisi economica dalla Seconda guerra mondiale. E’ facile sottostimare la forza di questo impegno politico che ci ha tenuto insieme per 60 anni, in tempi difficili, quando vi è la forte tentazione di rivoltarsi conto i propri vicini o di cercare soluzioni nazionali”. La moneta unica, quindi, resta un pilastro di fronte a tanti partiti che in diversi Paesi auspicano l’uscita dall’Eurozona.

E coglie l’occasione per difendere le politiche dalla Bce dalle critiche della Germania, nella persona del Ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble parlando di critiche pre-elettorali”, aggiungendo che “i banchieri centrali sentono i politici, ma non li ascoltano” e affermando che “Non siamo manipolatori della moneta”; smorza poi le polemiche di Berlino sulla crescita dell’inflazione legata a doppio filo con le sue politiche dichiarando che “L’aumento dell’inflazione di dicembre e gennaio riflette gli aumenti dei prezzi dell’energia, ma finora le pressioni di base restano molto deboli e aumenteranno solo gradualmente”.

Riguardo alle decisioni di politica monetaria, il numero uno di Francoforte ha ribadito che in caso di peggioramento della situazione “il Consiglio direttivo della Bce è preparato ad aumentare il programma di acquisti di titoli, in termini di mole e o di durata”.

Draghi ha infine sottolineato che l’azione della Bce è stata fondamentale “nel sostenere la ripresa in corso, anzi, le nostre misure hanno giocato un ruolo chiave nel preservare la stabilità nell’Eurozona, e questo include la stabilità finanziaria” e che “non dobbiamo cessare gli forzi per rendere l’Unione economica e monetaria più resistente e prospera, possiamo e dobbiamo affrontare le restanti e ben identificate fragilità a livello nazionale ed europeo”.

Il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi oggi, 21 marzo 2011, all'Universita' Cattolica a Milano. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi oggi, 21 marzo 2011, all’Universita’ Cattolica a Milano. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

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